27/10/2004 15:29
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Piano Strategico - Prato inizia il 5 novembre - Obiettivo: presentarlo in primavera
Il prossimo 5 novembre si insedieranno i quattro gruppi di lavoro (la città compiuta, sostenibilità e innovazione, cultura e cambiamento, città coesa e sicura), cui è affidato il compito di definire il Piano strategico, che dovrà essere pronto nella primavera prossima. Nel frattempo, come ha sottolineato il sindaco di Prato Marco Romagnoli, «bisogna essere operativi e, in rapporto alla programmazione regionale, presentare da subito progetti per impiegare i fondi del programma regionale non ancora utilizzati, anche perchè il governo quotidiano non è altra cosa da una visione strategica».
Prato, ultima arrivata fra le circa trenta città che hanno intrapreso la pianificazione strategica, si è confrontata, in un seminario in Palazzo comunale, con Firenze, Pesaro e Piacenza, tre realtà che invece da tempo si cimentano con il Piano strategico.
L'assessore al Piano strategico Fabio Giovagnoli ha spiegato ciò che vuol fare Prato e su cosa intende concentrarsi: «La nostra idea è definire un Piano strategico che si incentri sui grandi progetti di sviluppo della città, che hanno la loro base politica nel programma di governo del sindaco, dando a questi interventi un impianto coerente».
Per Prato è l'inizio di un percorso che ha bisogno di trarre utili informazioni dalle esperienze in corso, da «Firenze 2010», che ha spiegato Riccardo Nencini, collega di Giovagnoli al Comune capoluogo di regione, «è giunto alla sua terza fase», quella dell'ulteriore sviluppo progettuale, da «Pesaro 2015», che nelle parole della direttrice dell'Urban center del Comune marchigiano Fiorenza Martufi, si definisce come «città-regione» ed ha messo in pista sei aree strategiche, 27 azioni e 70 gruppi progettuali, da Piacenza, che nelle affermazioni del professor Paolo Rizzzi, che ha redatto il Piano strategico della città emiliana, costituisce «una nuova sfida per la partecipazione».
Certo i problemi della pianificazione strategica non sono semplici. Perchè un conto è svilupparla in città come Torino, o Barcellona, in funzione «di grandi avvenimenti sportivi, con grandi finanziamenti» e un conto «è trasformare la pianificazione strategica in una attività ordinaria».
Prato comunque ci prova e si appresta ad entrare nell'associazione nazionale che comprende le città che approntano il Piano strategico. E lo fa dando vita al proprio 'Laboratorio strategico' e chiarendo ancora una volta, con Giovagnoli, «che la scelta è di fare il piano strategico della città di Prato, senza sovrapporsi ad altre istituzioni, anzi bisogna procedere ad intese programmatiche per la realizzione di grani opere, come ad esempio l'ospedale, su cui c'è più di una competenza».
Il punto poi è quello sottolineato nel finale dal sindaco Romagnoli allargando lo sguardo all'area metropolitana: «Bisogna stabilire un raccordo fra le istituzioni e gli enti locali, poichè non essendo previsto un governo metropolitano, gli enti locali che agiscono in questa area devono darselo». Un ragionamento che riguarda i Comuni, le Province e la Regione per avere anche un buon utilizzo «di risorse sempre più scarse».
Il Piano strategico della città di Prato, che ha mosso già i suoi primi passi, da stamani ha ricevuto la consacrazione anche di altre città. Dal 5 novembre si inizia la sua concreta definizione.
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