28/10/2004 15:15
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'Nel calcio facciamo vincere le belle azioni', presentato stamani in Comune il concorso riservato alle scuole elementari
Attraverso gli scritti dei piccoli rivivono i racconti dei grandi sul calcio giocato nei campini con le porte spesso segnate con i sassi o con due bastoni: aneddoti ed episodi di amicizia e sport saranno protagonisti nel concorso 'Nel calcio facciamo vivere le belle azioni', riservato ai bambini delle classi quarte e quinte delle elementari' ed organizzato dal Comune, dalla provincia di Prato, dall'associazione Trofeo Città di Prato, dal Museo del calcio di Coverciano e dalla Federazione italiana gioco calcio. La fase conclusiva e la premiazione del concorso, già partito da qualche settimana in tutti gli istituti della provincia, sono state presentate stamattina 28 ottobre dagli assessori allo Sport di Comune e provincia Aldo Milone ed Irene Gorelli, dal direttore tecnico del Trofeo città di Prato Giovanni Biagiotti e dal direttore del Museo di Coverciano Fino Fini, che è stato anche medico della nazionale di calcio negli anni della vittoria del campionato del mondo.
I racconti devono basarsi sui ricordi degli adulti e narrare episodi di generosità, lealtà, amicizia e rispetto legati al calcio di una volta.
Ogni clase può inviare un solo elaborato scritto entro il 30 ottobre al Trofeo città di Prato in via Migliorati 1/a ed entro il 6 novembre la commissione esaminatrice comunicherà alle scuole i migliori 8 testi che daranno alla classe l'opportunità di visitare gratuitamente il Museo del calcio. La premiazione ufficiale avverrà il 25 novembre nell'Aula magna del Centro di Coverciano con la presenza di importanti personaggi del mondo del calcio e di Fino Fini. I racconti, che per ora sono 25, saranno successivamente pubblicati in una raccolta realizzata dal Trofeo città di Prato: «Il titolo scelto per il concorso è significativo - ha spiegato l'assessore Milone - perchè bisogna recuperare il valore etico ed educativo dello sport e soprattutto del calcio, lo sport più popolare ed amato. Il cacio ha grandi potenzialità di aggregazione, ma bisogna riproporre ai nostri ragazzi la dimensione che aveva in passato e che ora ha perso, quando i campi di calcio erano gli unici impianti sportivi dei paesi, quando si giocava per il gusto di farlo e di devertirsi. Speriamo che la visita a Coverciano riesca a far capire ai ragazzi questi valori». «E' un modo per far crescere i nostri ragazzi mettendoli a conoscenza non solo della pratica sportiva in sè, ma anche della sua storia - ha aggiunto Irene Gorelli - Il calcio attulmente ha grossi problemi d'immagine ed è necessario che recuperi la dignità che aveva in un passato non lontano, quello che appunto i grandi possono raccontare ai loro figli. Il concorso serve soprattutto a far loro capire che il calcio può essere molto migliore di quello che appare in tv con le storie di doping e di corruzione». «Il calcio è forse l'unico sport che si impara giocando - ha affermato il dottor Fini - permette di socializzare, stare insieme e giungere insieme al traguardo. Insegna poi non solo la cultura della vittoria, ma anche quella del saper perdere, ed è importante nella vita di tutti i giorni anche fuori dal campo».
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