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Comune di Prato

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27/12/2004 15:42
Agenda Un'interrogazione di Linda Pieragnoli, dei Ds

Laboratorio del tempo, un nuovo progetto

L'assessore Frattani promette la riapertura del centro di via Filicaia
«Il Comune e la Provincia sono impegnati nella ricerca di una soluzione che riprogettando il Laboratorio del tempo permetta la riapertura e la prosecuzione di un'esperienza positiva». Così l'assessore alla Multiculturalità Andrea Frattani ha risposto nell'ultima seduta del Consiglio comunale alla domanda di attualità presentata dalla consigliera Ds Linda Pieragnoli sulla chiusura del Laboratorio del tempo di via Filicaia. Nell'atto si chiedevano spiegazioni sulle motivazioni che hanno portato alla decisione di chiudere le attività del Laboratorio del tempo, nato l'anno scorso utilizzando i finanziamenti europei, e quali iniziative saranno intraprese per rispondere alle esigenze delle donne che frequentano i corsi. L'ipotesi di progetto dell'assessorato alla Multiculturalità è di fare degli spazi di via Filicaia un luogo di incontro per le badanti che prestano assistenza domiciliare in convivenza, un luogo dove trascorrere le ore di pausa dal lavoro e il giorno libero: l'assessore Frattani infatti la scorsa settimana ha incontrato alla Camera del Lavoro della Cgil un gruppo di badanti straniere che gli ha consegnato una petizione con 150 firme dove si chiede di considerare con urgenza l'esigenza di un posto dove usufruire del diritto al riposo, dato che ora sono costrette a passare la domenica all'aperto: «Stiamo valutando delle ipotesi per tenere in vita un'esperienza così importante con una nuova progettazione che chiami una pluralità di soggetti ad usufruire degli spazi, in modo che siano un punto di incontro aperto a tutte le realtà associative del territorio». «Credo che sia positivo pensare a nuovi utilizzi per la struttura in sinergia con le attività attuali - ha replicato la consigliera Pieragnoli - Questa proposta è un passo avanti nel consolidamento dell'esperienza del Laboratorio e va incontro alle esigenze reali di tante donne immigrate che lavorano a Prato».
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