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Comune di Prato

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11/01/2005 13:40
Sociale Seminario con le istituzioni e i soggetti del Terzo settore

Carta di cittadinanza sociale, inizia la seconda fase

L'obiettivo é costruire il profilo della comunità locale
In ogni territorio devono essere individuati gli obiettivi di 'salute' da perseguire: non solo servizi socio-sanitari ma anche azioni di sostegno per la scuola e interventi mirati a garantire lo sviluppo della personalità e i diritti fondamentali di ciascun individuo nel suo contesto di vita. E' questo lo sforzo che oggi le istituzioni e i tutti i soggetti che operano nel sociale sono chiamati ad affrontare in un percorso di lavoro che è sempre in continua evoluzione. La Carta di cittadinanza sociale, che oggi è stata al centro di un seminario svoltosi in Palazzo Comunale alla presenza dei rappresentanti di Comune (tra gli altri, l'assessore ai Diritti e alla programmazione degli intevernti sociali, Maria Luigia Stancari e l'assessore alla Multiculturalità, Andrea Frattani), Asl, associazioni e altri soggetti del cosiddetto terzo settore, è una tappa di questo percorso e si avvia a diventare vera e propria realtà. Dopo la prima fase di lavoro, che ha visto tutti i soggetti del sociale, enti pubblici e privati, soggetti del volontariato e associazioni, impegnati a costruire un progetto unico per garantire una corretta informazione ai cittadini sui loro diritti e doveri, si passerà ora delineare il profilo della comunità locale, oggetto della seconda fase del lavoro per la costruzione della Carta. In altre parole si è conclusa quella parte di lavoro che dovrà consentire di stringere una sorta di patto ufficiale tra tutti i soggetti per creare un collegamento fra tutti i punti di informazione esistenti, quali gli Urp presenti nei comuni e nell'Asl, le sedi delle anagrafi del lavoro decentrate sul territorio e tutti gli sportelli sociali come i padronati in modo da evitare la parcellizzazione delle risorse e degli interventi. Ogni sportello diventerà così parte di un sistema integrato di informazione non solo sui servizi ma anche sulla reale disponibilità delle risorse sia pubbliche che private. La seconda parte del lavoro sarà mirata a costruire il cosiddetto profilo di comunità. Per far questo non è sufficiente il solo lavoro di ricerca e raccolta dei dati oggettivi di una determinata comunità (dati demografici, indici di vecchiaia e di giovinezza, tasso di occupazione e di dispersione scolastica ...), ma occorre mettere a fuoco la percezione che di quella comunità hanno gli individui che ne fanno parte. Solo così si potranno capire le vere dinamiche che stanno alla base di certe situazioni di disagio e si potrà intervenire con servizi più flessibili e adeguati a rispondere alla specificità dei bisogni di quegli stessi individui.
28/05

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