01/04/2005 13:47
Consiglio Comunale
Il sindaco chiude la sessione di Bilancio
«Siamo concreti perchè non è tempo di teatrini»
Il significato della pianificazione strategica. Romagnoli chiede al governo «una politica industriale» e alla Regione «un nuovo piano moda»
«Bisogna avere concretezza perchè l'attuale fase che attraversa la città non ci permette di fare teatrini. A ben vedere è questo il senso della programmazione strategica». Non si nasconde ditetro veli il sindaco Marco Romagnoi nella sua replica in Consiglio comunale, che ha chiuso il dibattito nella due giorni dedicata alla sessione di Bilancio per il 2005.
Ed ha battutto e ribattuto sul significato della pianificazione strategica, su cui fra poco più di un mese sarà sfornato il primo documento, perchè «c'è forte preoccupazione sulle capactà della città di proporre scatti in avanti» e perchè, in una situazione di difficoltà, in cui però non viene meno «la fiducia nella ripresa dello sviluppo», occorre «tenere insieme prospettiva strategica e impegno quotidiano», considerando la programmazione come una «programmazione continua che ci sarà sempre e mai», dal momento che bisogna «riuscire a mobilitare le risorse che a Prato pur ci sono per dare uno sbocco alle attività produttive, perchè nonostante la crisi la realtà locale ancor oggi è un punto alto della produzione di ricchezza nel Paese». Come dire che concretezza e visione d'insieme devono muoversi di pari passo, poichè non ci si può ripiegare su se stessi.
Del resto concretezza e prospettiva generale si traducono in azioni già evidenti, «il progetto per il polo espositivo dell'area Banci, che ha preso le mosse» e il centro ricerhe della Provincia, coi quali già da ora «si intendono dare risposte alle imprese».
Certo quello presentato, e non se lo nasconde il sindaco, è stato un Bilancio difficile «perchè non riusciamo a fare tutto quello che vorremmo fare», è «un disegno complesso, un equilibrio fra molti elementi per dare risposte ad un organismo sociale e produttivo su molti piani». Per questa attenzione «Rifondazione comunista si è astenuta nelle Circoscrizioni».
Nelle parole del primo cittadino il Bilancio si caratterizza «per il tentativo di difendere lo Stato sociale», anche attraverso meccanismi perequativi «legando il sistema tariffario ai parametri di reddito Isee, che sono stabiliti nazionalmente, perchè è giusto che chi può contribuisca al costo dei servizi».
E da Romagnoli non sono mancate anche risposte puntuali su temi specifici, ad iniziare dagli enti partecipati: «L'attenzione ai costi è una giusta sollecitazione che raccolgo, ma non è accettabile perchè non è vero e non è giusto dipingerle come un sistema di potere dispotico». Il Comune ha partecipazioni in 54 enti, molte delle quali piccolissime partecipazioni. «In generale - ha proseguito il sindaco - mi sembra opportuno moderare il linguaggio, e distinguere da ente ad ente, perchè le nostre partecipazioni sono sensibilmente diverse. Bisogna moderare il linguaggio anche perchè vi sono società che operano sul mercato e per nessuna azienda, privata o pubblica che sia, è accettabile che la si definisca in modo tracotante. L'obiettivo dell'efficienza è una sfida che accogliamo, ma ci vuole rispetto».
Il sindaco non si è neppure sotratto alle questioni, più volte sollevate in aula dall'opposizione di centrodestra, relative al museo Pecci di cui è presidente: «Non è una appendice del Comune, che è uno dei soci fondatori. A questi proporrò un cambiamento, un percorso che permetta di ridurre i costi e rilanciare le attività. Ma la sobrietà non può confondersi col pauperismo. Non possiamo pensare ad una una città che non abbia istituzioni culturali. Non sarebbe una città compiuta».
Quindi il riferimento finale ancora all'economia: «Continueremo il confronto con tutte le istituzioni»: con la Regione a cui chiederemo «di varare un nuovo Piano moda»; col Governo «a cui do atto di aver deciso il rinnovo degli ammortizzatori sociali», ma del quale fa parte «un ministro, l'on. Antonio Marzano, alle attività produttive, che nessuno ha visto neppure in Tv», così come esistono «promesse di tagliare l'Irap che poi sono lettera morta» e una legge, la Bossi-Fini, «che non funziona perchè gli immigrati non passano da via Pistoiese»; con l'Unione Europea «perchè sui mercati internazionali sia rispettato il principio della concorrenza».
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