11/04/2005 16:17
Cultura
Un intervento dell'assessore Andrea Mazzoni
«Il Pecci va ripensato, ma non sarà chiuso»
«Un percorso da fare insieme ai soci che hanno dato vita al Museo»
Museo Pecci e sue prospettive. Sulla questione interviene l'assessore alla Cultura Andrea Mazzoni. Di seguito il testo:
«In questi giorni la riflessione sulle grandi strutture culturali pratesi è al centro del dibattito cittadino. Se ne è discusso molto anche in Consiglio comunale, nella sessione di bilancio, per via degli emendamenti del centro destra che, proponendo tagli agli interventi culturali per 5 miliardi delle vecchie lire, dalle circoscrizioni ai grandi enti, passando per i contributi alla fitta rete di associazioni che operano in città, avrebbero prodotto una sorta di
“deserto culturale”. Poiché il programma con cui il centrosinistra ha vinto le elezioni assegna alla crescita e all’innovazione culturale un ruolo decisivo per lo sviluppo di Prato, l’investimento in cultura resta un aspetto prioritario dell’amministrazione comunale, pur dovendo fare i conti con le note difficoltà di bilancio.
Detto ciò, rimangono aperte varie problematiche, a cominciare da quelle inerenti il Centro per l’arte contemporanea “Pecci”. Rispetto al quale va subito detto che ogni ipotesi (o, per qualcuno, auspicio) di chiusura sarebbe intollerabile – anche a fronte di un quindicennio di investimenti pubblici - sia per le prospettive culturali della città che per la sua immagine complessiva (cui il Centro ha sicuramente contribuito in questi anni), tanto più in un momento di appannamento della stessa immagine distrettuale.
A fronte delle ormai persistenti sofferenze nei conti del Centro, appare inevitabile – come annunciato dal sindaco - un disegno di ripensamento. Che il Comune continui a credere nelle prospettive - su basi nuove - del Centro, sulle sue potenzialità per “rappresentare” l’arte contemporanea in Toscana, lo dimostra la delibera con cui si sono stanziati 1.200.000 euro in vista di una trasformazione dell’ente, che fra le altre cose dovrà superare anche gli squilibri strutturali derivanti da taluni assetti statutari, come l’attuale e davvero inconsueta separazione tra gestione complessiva del Centro e attività espositiva.
Certo, risanamento e rilancio non possono che passare da una razionalizzazione dei costi gestionali, nelle varie voci ed articolazioni, rispetto alle risorse effettivamente disponibili. Mentre si lavora perché insieme ai soci fondatori - essendo scaduto il vecchio accordo triennale - possa essere definita e condivisa la nuova prospettiva del “Pecci”, con i relativi auspicabili impegni di risorse, l’idea di puntare sulla valorizzazione della collezione permanente non può essere liquidata, pur nelle necessità del momento, solo come un ripiego. Ovunque le collezioni permanenti sono il nerbo dei musei, specie di quelli vocati al contemporaneo, ed il Centro pratese possiede o custodisce opere di grande rilevanza la cui maggior utilizzazione può servire anche a rafforzare un senso di appartenenza alla città ancora da costruire a pieno. Un obiettivo a cui non potrà che contribuire (ma la cultura ha per sua natura “rese” a tempi lunghi) l’intensa attività didattica svolta al “Pecci” fin dai tempi di Bruno Munari, così come l’eccellenza della sua biblioteca specializzata. Come assessorato non sono poi mancate, né mancheranno – anche nei prossimi mesi - le occasioni per portare al “Pecci” iniziative di qualità volte a riaffermarne il ruolo di punto alto della cultura cittadina ed a rafforzarne il legame con la città».
330/05
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