14/04/2005 19:50
Consiglio Comunale
La comunicazione del sindaco sul Pecci
«Bisogna risanare ma non chiuderemo»
Romagbnoli indica le cause della crisi dei conti ma dice: «Non è una situazione drammatica»
«Non è una situazione drammatica, nè di chiusura, certamente è sotto controllo». E' le sofferenze per quanto concerne la gestione, che pur ci sono, non sono tanto date dai 387 mila euro di sbilancio del 2004, in gran parte dovute al mancato trasferimento di 155 mila euro dal Comune al Pecci, «anche perchè il valore del patrimonio di opere del Pecci, stimato sulla base dei costi reali senza alcuna rivalutazione, raddoppia gli squilibri di gestione».
Il consuntivo comunque sarà approvato nella prossima assemblea dei soci, ma «i problemi reali del Pecci non sono questi». E il sindaco Marco Romagnoli li ha enumerati nella comunicazione fatta davanti al Consiglio comunale, non senza prima la sottolineatura di aver presentato ai soci fondatori del Museo, Unione industriali, CariPrato, Fondazione Cassa e famiglia Pecci, «un percorso di risanamento condiviso da tutti».
Secondo il primo cittadino i problemi del Pecci derivano dalla «sua specificità e da un difetto di origine». Spiega Romagnoli: «Il Pecci era nato su tre gambe: Comune, Unione industriali, Cassa di Risparmio. E quando dico Cassa mi riferisco alla banca della città degli anni '80 e non a quella odierna e alle traformazioni che hanno poi portato alla suddivisione in Fondazione e banca. All'origine l'idea era che il socio maggiore fosse l'istituto di credito. Le tre gambe inziali oggi si sono ridotte ad una, una e mezzo».
Il secondo problema reale per il sindaco è lo scarto fra le ambizioni e la base di finanziamento. «Giustamente - continua Romagnoli - si è pensato di fare del Pecci un centro culturale di eccellenza, di valore nazionale e internazionale, poggiante però solo sulle risorse della città. Si è tentato di correggere questo squilibrio con la suddivisione, col nuovo statuto del 2000, fra gesttione della struttura e mostre. Ma in realtà la divisione ha comportato maggiori costi, poichè quelli delle mostre non si coprono autonomamente e incidono sulla gestione complessiva».
Il terzo problema deriva dalle «difficoltà del direttore». Spiega ancora il sindaco: «Il direttore è stato scelto e voluto all'unanimità dai soci su un progetto di rilancio. C'è stata una difficoltà a confrontarsi con il quadro complesso del Pecci e poi una rottura fra parte consistente dei soci e il direttore, che ha ricevuto un input di rilancio ma non ha compreso fino in fondo la divisione operata fra mostre e gestione». Tutti questi tre elementi messi insieme hanno prodotto una «lievitazione dei costi». Il sindaco non si è fermato però qui. Nel 2004 viene infatti a scadenza l'accordo sulle mostre con le parti private, che portò alla costituzione di un Comitato per la loro gestione, e la concessione fra il Comune e l'associazione Pecci per quanto riguarda gli edifici del museo. «Ciò - chiosa Romagnoli - ci avrebbe obbligato comunque ad un ragionamento su come andare avanti». Ed è quello che sta avvenendo: «Ho proposto un percorso di risanamento al consiglio di Amministrazione, che è la sede più opportuna. Il fatto che sia presidente anche del Pecci può aver generato equivoci. Ma non dovevo andare in Consiglio comunale a proporre questo itinerario. Al Consiglio comunale spetta dare gli indirizzi politici su come deve operare il Comune, che è uno dei soci del Pecci, e lo ha già fatto con la delibera approvata sul finire dello scorso dicembre». Sta di fatto, prosegue il sindaco, che ho indicato un percorso «condiviso da tutti i soci», poichè «il rilancio del Pecci si basa sul risanamento».
Nessuna chiusura nè «sospensione d'attività, ma solo una modifica dell'attività, puntando sulla valorizzazione della collezione permanente, che è una delle più importanti collezioni d'arte contemporanea in Italia. Del resto l'attività di un museo si basa sull'esposizione di quello che hanno. E dobbiamo esporre in modo adeguato la collezione del Pecci».
Il futuro, nelle parole del sindaco, è rapprsentato dalla definizione di un progetto culturale «e del ruolo del socio Comune, compresi i risultati che vuole ottenere».
«Non c'è - ha chiuso il sindaco - una prospettiva di chiusura, ma l'avvio di un processo di ristrutturazione non facile».
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