25/04/2005 13:11
Appuntamenti
Le celebrazioni per i 60 anni del 25 aprile
«La Costituzione non ha bisogno di essere cambiata»
In una piazza del Comune gremita il sindaco Romagnoli tiene l'orazione ufficiale
Il significato della lotta di Liberazione («oggi è grazie ai combattenti di 60 anni fa, al loro sacrificio se abbiamo la democrazia e la libertà») e il valore della Costituzione «che rappresenta l'equilibrio più avanzato fra le forze, le culture le componenti politiche e religiose del Paese»: si è mossa su questi due capisaldi l'orazione ufficiale del sindaco Marco Romagnoli in occasione della celebrazione della festa del 25 Aprile.
Piazza del Comune gremita, dopo la messa in Cattedrale e il corteo per le vie del centro, con i Gonfaloni del Comune e della Provincia di Prato, con tutte le autorità civili e militari schierate, i Gonfaloni degli altri Comuni pratesi, delle associazioni combattentistiche e dell'Anpi. Cerimonia che si è snodata attraverso la deposizione di una corona, sulle note del silenzio e dell'inno nazionale eseguito dalla banda municipale «Cesare Ciardi», al Monumento ai Caduti in piazza delle Carceri, nella circostanza imbandierata con il tricolore e i vessilli dell'Europa e del Comune di Prato, da parte del prefetto Giuseppe Badalamenti, del sindaco, del vice presidente della Provincia Daniele Panerati, del preidente provinciale dell'Anci Ennio Saccenti e dei rappresentanti degli altri Comuni pratesi.
L'atto finale come detto in piazza del Comune, con il sindaco che ha ripercorso la tragedia della seconda guerra mondiale, il sacrificio di tanti italiani e la loro avversione alla guerra. «La lotta di Liberazione -ha detto Romagnoli - testimonia l'avversione alla guerra e al fascismo, una lotta condivisa da tanta parte del popolo che sostenne i combattenti in modo aperto o clandestinamente, con atti eroici o con la semplice solidarietà».
La saldatura fra l'antifascismo politico, militante e il popolo fu l'artecifice, per Romagnoli, della vittoria di 60 anni orsono. E' «inaccettabile», ha continuato il primo cittadino, «mettere sullo stesso piano, come qualcuno vorrebbe fare oggi, coloro che si sacrificarno per la democrazia e coloro che si misero al servizio della dittatura e dell'occupazione nazista, come quei repubblichini che si distinsero per le rappresaglie sulle popolazioni a cui si vorrebbe dare la qualifica di combattenti. L'umana pietà, quella che non ebbero quando rastrellarno ebrei e ostaggi, quando fucilarono, impiccarono e bruciarono, non può oscurare il nostro giudizio storico e politico. Non possiamo assolverli perchè è la storia che li condanna, non si possono mettere sullo stesso piano carnefici e vittime, chi si schierò con la violenza e l'odio e chi difese le ragioni e la dignità di un popolo».
La pacificazione c'è già stata nel 1946 con l'aministia per i crimini fascisti per opera del ministro della Giustizia Palmiro Togliatti.
Il 25 aprile, nelle parole del sindaco, è «una data simbolo che segna il passaggio dal fascismo alla democrazia, la fine della monarchia e la nascita della Repubblica, una Repubblica che è scelta dal popolo e che si basa sui valori della Resistenza, che adotta una Costituzione che a quei valori si ispira, li assume come fondamento».
«Questa Costituzione - ha chiuso il sindaco - che ha nella tolleranza, nella civile convivenza, nel riconoscimento delle diversità, nella volontà di pace la propria anima, che mette al bando solo due cose, il fascismo e la guerra, non ha bisogno di essere cambiata, ma ha bisogno di essere mantenuta viva nei suoi contenuti, nei suoi valori, nei suoi ideali».
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