29/04/2005 18:26
Consiglio Comunale
Botta e risposta su Resistenza e Repubblica di Salò
L'ordine del giorno scatena un acceso dibattito
La seduta è stata quasi interamente dedicata alla discussione dell'atto
La seduta del Consiglio comunale di ieri è stata teatro di scontro politico sui temi della Resistenza e del riconoscimento della qualifica di cobelligeranti ai repubblichini di Salò: ad innescare la lunga ed accesa discussione è stato l'ordine del giorno presentato dall'Ulivo, da Rifondazione e da Sinistra per Prato viva contro il disegno di legge 2244 che prevede il riconoscimento di combattenti ai militanti della Repubblica sociale italiana. Il dibattito si è alla fine risolto con l'approvazione appoggiata anche da Nuovo Psi e Forza Italia, che stavolta non ha votato insieme ad An.
«A suo tempo fu proprio Luciano Violante, uomo di sinistra, a mostrare la prima apertura ai ragazzi di Salò - ha esordito Gianni Cenni di An - la storia va anche contestualizzata: i repubblichini di Salò erano ragazzi giovanissimi, formati con i valori del Ventennio che per motivi giuridici e storici erano combattenti di uno Stato legittimo che amministrava e legiferava. Inoltre bisogna considerare che erano stati obbligati ad aderire dalla coscrizione». Aurelio Donzella dell'Italia dei valori ha replicato che la Repubblica sociale non rappresentava un governo civile e che in base alla Convenzione di Ginevra è colpevole di alto tradimento chi combatte contro lo Stato in cui ha cittadinanza: «Dopo 60 anni comunque non si può ribaltare la storia approfittando dello sbiadimento della memoria, che per questo va coltivata».
Matteo Biffoni dei Ds ha definito preoccupante l'atteggiamento del Governo di centrodestra nei confronti della Costituzione e dei suoi fondamenti e ha dichiarato ingannevole il testo del disegno legge, che in realtà vorrebbe ridare dignità anche alle bande armate che dopo l'8 settembre 1943 compirono rastrellamenti e deportazioni.
Massimo Bartoloni dello stesso gruppo ha aggiunto che l'atteggiamento del premier Berlusconi è stato finora incompatibile con i valori espressi dal 25 aprile: «Questo Governo è molto lontano dagli ideali che nacquero dal 25 aprile 1945 al 27 dicembre 1947, quando venne promulgata la Costituzione, per questo abbiamo deciso di presentare quest'ordine del giorno».
«Il giudizio sta nei fatti, senza dover andare a cercare sentenze e atti - ha detto Paolo Fattori di Rc - Chiunque abbia combattuto nella Repubblica sociale non ha la dignità umana di combattente: gli ideali per cui hanno compiuto nefandezze ed orrori erano soldi in più e tessere alimentari, a differenza di chi era costretto a nascondersi in montagna per non essere ucciso. E le nefandezze erano cominciate già prima dell'8 settembre, con persecuzioni, il terrore, la tragedia della guerra, di un milione di soldati mandati a combattere in Russia con le scarpe di cartone. Per fortuna abbiamo vinto noi e i comunisti fanno parte di coloro che hanno combattuto per la libertà». Anche Moreno Zazzeri dei Comunisti italiani ha definito pericoloso dal punto di vista morale voler reinterpretare la storia: «Si ricorda l'Olocausto e le sue vittime e poi anche chi l'ha compiuto?»
Di opinione opposta Gianluca Banchelli di An: «Certa storia è ancora da studiare, non si tratta di revisionismo storico, è mancata l'analisi completa di certe fonti. Va superata la contrapposizione ideologica per cui ci sono morti di serie A e B».
Lo stesso concetto è stato espresso dal capogruppo Maurizio Bettazzi: «Sembra che si sia sbagliato solo da una parte: i ragazzi di Salò erano 16-18enni che in quel momento scelsero, per altro in modo coecitivo. Bisognerebbe semmai chiedersi che significato si vuole dare davvero al 25 aprile e se si vuole continuare a coltivare questa diversificazione per appropriarsi di certi valori esclusivamente. Basti pensare che alla sfilata per il 25 aprile ci sono bandiere con la falce e martello e Che Guevara: sotto quelle bandiere io non sfilerò mai».
L'emendamento al testo dell'ordine del giorno ha fatto scattare anche l'approvazione di Forza Italia: «Questo Governo vuole compiere il tentativo di riportare la ragionevolezza su certi temi - ha spiegato il capogruppo Goffredo Borchi - Questa riflessione è un bene per il Paese, perchè è giunto il momento di trovare un punto di comunione che non cambi la storia , ma che la legga senza essere troppo di parte». «Siamo tutti figli della Resistenza e della lotta al fascismo - ha aggiunto Giovanni Luchetti di Fi - Non abbiamo dubbi su questo».
Luca Roti della Margherita e l'assessore Massimo Carlesi hanno rimarcato il valore della giusta lettura dei fatti, testimoniati non solo da partigiani e civili italiani, ma anche dalle forze alleate: «Semmai le pagine che dobbiamo leggere sono quelle degli armadi della vergogna su stragi come S. Anna di Stazzema». Gianni Cenni nella propria dichiarazione di voto ha ribadito la contrarietà di An: «Non ho assistito alla stessa levata di scudi contro il fascismo quando Forza nuova raccoglieva le firme per le elezioni solo perchè così avrebbe sottratto voti al cenntrodestra».
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