13/05/2005 15:05
Consiglio Comunale
Un lungo e acceso dibattito sul referendum
I fronti del sì, del no e di chi diserterà le urne
Sulla stesa barricata Casa delle libertà e Margherita, dall'altra Ds, Rc, Comunisti italiani, Verdi e Italia dei valori
La discussione dei tre ordini del giorno sul referendum sulla procreazione assistita ha innescato un lungo ed acceso dibattito che ha visto schierati sulla stessa barricata di difesa della legge 40 i partiti della Casa delle libertà e la Margherita da una parte quelli di sinistra dall’altra insieme a Verdi ed Italia dei valori per l’abrogazione.
Diverse le posizioni e le motivazioni espresse per il fronte del sì o del no sui quattro quesiti del referendum e da coloro che il 12 e 13 giugno si asterranno dal voto.
«Faremo una scelta personale in merito perché non ci sono indicazioni da parte del partito – ha esordito Giovanni Luchetti di Fi – la scelta verrà da un serio esame di coscienza, ma vero è che una legge in materia era necessaria, anche se da migliorare, perché ha messo fine all’incertezza e ala mancanza di garanzie su un argomento così delicato». Anche l’Italia dei valori ha dato libertà ai propri rappresentanti di esprimersi secondo coscienza e secondo il capogruppo Aurelio Donzella la legge 40, con un baricentro spostato sui diritti dell’embrione, rappresenta un passo indietro sia sotto il profilo giuridico che morale. Per il capogruppo di Rc Leonardo Becheri, che ha sottoscritto l’ordine del giorno di Linda Pieragnoli dei Ds, la questione della procreazione assistita, della ricerca in materia e della fecondazione eterologa non sono tanto questioni etiche, quanto politiche, «perché si parla di malattie e di figli, temi su cui le opinioni personali e gli orientamenti passano in secondo piano. Queste problematiche non riguardano poi solo le donne, ma tutti. Chi vota contro la ricerca scientifica contraddice il principio di voler salvaguardare la vita, perché la medicina potrebbe curare tante malattie e salvare milioni di persone». Tommaso Rindi dei Verdi ha dichiarato i suoi quattro sì “anche per uniformare la normativa italiana a quella dei paesi europei, perché è assurdo che tante coppie siano costrette ad andare all’estero».
«Oggi ricorre l’anniversario di un’altra importante battaglia di libertà e per la laicità dello Stato, il referendum sul divorzio – ha aggiunto Matteo Biffoni dei Ds – La legge 40 avrebbe regolato il far west? Come ha detto Veronesi, l’effetto è stato quello di un proiettile ad ampio raggio che ha colpito tutti i soggetti coinvolti». Per Mauro Vannoni di Sinistra per Prato viva il legislatore dovrebbe liberarsi da “un certo manicheismo che permane in certe materie”, o non avrà senso formulare delle norme che devono tener conto dei diritti di tutti, mentre Gianni Cenni di An ha dichiarato che voterà tre sì ed un solo no probabilmente alla fecondazione eterologa, il punto più contestato. Diversa la posizione del collega di partito Gianluca Banchelli, che ha annunciato l’astensione sui primi due quesiti e il no sul terzo e il quarto: «Andrò a votare perché la partecipazione politica è il fulcro della società, ma spero ugualmente che il quorum non venga raggiunto, perché un referendum non può emendare una materia così delicata. Difendo la legge 40 perché ha colmato un vuoto legislativo con una legge approvata dal Parlamento, non dal Governo, in modo trasversale. Tutti i 18 articoli della legge sono ben studiati e perseguono lo stesso scopo di tutela e garanzia, ma insieme certo hanno dato un risultato che è da migliorare. Inoltre va detto che la ricerca scientifica non sempre è positiva se non è giustamente limitata: basti pensare agli esperimenti su cavie umane compiute dal terzo Reich durante la guerra, con i quali la scienza in quegli anni ha fatto dei passi da gigante, ma compiendo degli orrori». Il capogruppo di An Maurizio Bettazzi ha dichiarato che non andrà a votare, dopo aver ricordato che la legge 40 è stata approvata dal 70% del Parlamento. La capogruppo dei Ds Gerardina Cardillo ha replicato che quel giorno la discussione in Parlamento e l’approvazione della legge erano viziate perché non c’erano le basi di conoscenza dei problemi che si afrontavano: «Molti di coloro che la votarono hanno cambiato idea o nutrono dubbi e perplessità. Ai cattolici dico che non si astengano e che invece abbiano il coraggio di andare a votare, anche quattro no, anche se mi auguro che prevalga il sì perché sono in gioco storie di donne e di uomini e il diritto ad essere genitori».
Moreno Zazzeri dei Comunisti italiani ha evidenziato le contraddizioni della normativa, per la quale è possibile verificare la salute del feto nel grembo materno, ma non quella dell’embrione in provetta, per cui l’89% delle donne preferisce ricorrere all’aborto se l’amniocentesi rivela che il feto è affetto da sindrome di Down e per cui attualmente 30.000 embrioni frutto dell’attività degli anni scorsi sono congelati e conservati nei laboratori: «E’ una legge approvata sotto la pressione delle gerarchie vaticane, una legge che impone la morale cattolica in uno Stato laico e che va cancellata». Su questo punto non si è detto d’accordo Luca Roti della Margherita: «La legge 40 è una buona legge, perché tutela la madre, il nascituro e l’etica. Non è una legge cattolica o religiosa, ma del Parlamento, e rispetta la laicità dello Stato. Il referendum non è lo strumento adatto a decidere di queste questioni, perché non si fa campagna elettorale sulla tutela e sulla promozione della vita. Il luogo deputato a disciplinare materie così importanti è il Parlamento». Ha strappato un applauso l’accalorato intervento di Rita Romagnoli dei Ds: «Il referendum per la procreazione assistita è ben lontanodalla manipolazione genetica e dalla selezione della razza: a parte il fatto che non c’è alcun motivo scientifico per impiantare proprio tre ovuli fecondati, queste coppie non vogliono dei figli più alti o più belli, ma solo sani. Nello stesso ordinamento giuridico non possono coesistere due leggi così in contraddizione come la 194 e la 40 e se quest’ultima è un grimaldello per scardinare la legge che legalizza l’aborto che il Governo lo dica chiaramente. Anche la ricerca sulle cellule staminali embrionali da grandissime opportunità ala scienza per guarire malattie che attualmente non sono curabili».
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