18/05/2005 17:00
Immigrazione
Dopo il no del Governo a modificare il decreto attuativo
Fronte comune di mobilitazione contro il contratto di soggiorno
Sabato prossimo un incontro al Laboratorio del tempo con tutte le comunità straniere per decidere le iniziative di protesta
Di fronte al muro eretto dal Governo contro la richiesta di modifica del decreto attuativo della legge Bossi Fini e in particolare del contratto di soggiorno e dell'obbligo di garanzia dell'alloggio dell'immigrato la parola d'ordine sarà mobilitazione. Intorno a questa decisione hanno fatto squadra l'assessorato alla Multiculturalità, le comunità dei migranti riunite nel Coordinamento cittadino e i sindacati: stamani presso la sede dell'assessorato di via Migliorati si è riunito il tavolo di confronto e discussione convocato dall'assessore Andrea Frattani con le associazioni sindacali a cui è seguita un'assemblea con i rappresentanti delle comunità straniere. Hanno partecipato Angelo Colombo e Qamil Zejnati di Uil, quest'ultimo anche in qualità di presidente dell'associazione albanese Sopoti, Gianni Rizzuto di Cisl-Anolf e Francesco Toccafondi di Cgil, mentre per gli immigrati erano presenti tra gli altri l'Imam del Centro culturale islamico Najib Lanzouri e il presidente dell'associazione per il commercio italo-cinese Mo Don Ke, oltre a rappresentanti delle comunità pachistana, ucraina, marocchina e bengalese. La decisione scaturita dalla tavola rotonda è organizzare una serie di iniziative di protesta tra cui una manifestazione in piazza, a cui è stato invitato a partecipare anche il sindaco Marco Romagnoli, per far capire quale entità abbia il problema a Prato, dove il tasso d'immigrazione rispetto alla popolazione autoctona sfiora il 10% ed è il più alto d'Italia. Il rischio è paralizzare i rinnovi dei permessi di soggiorno da parte della Questura e causare un'emergenza abitativa oltre che lavorativa, senza contare quello di una clandestinità di ritorno per tutti gli stranieri che non avranno i titoli nacessari per riottenere il permesso. La linea da seguire sarà definita nel prossimo incontro fissato per sabato 21 maggio alle 16.00 al Laboratorio del tempo di via Filicaia 34/7.
In queste ultime settimane l'assessorato alla Multiculturalità insieme ai sindacati e alle associazioni datoriali si è dato da fare affinchè i Ministeri del Welfare e del Lavoro accogliessero la richiesta di modificare l'articolo 5 bis del Testo unico delle leggi sull'immigrazione che istituisce il contratto di soggiorno, il modello 25 di cui parla il decreto attuativo della Bossi Fini entrato in vigore lo scorso febbraio, dove impone al datore di lavoro di sottoscrivere la garanzia dell'idoneità dell'alloggio del lavoratore straniero dipendente. Vista la diffidenza e le remore degli imprenditori ad assumersi le responsabilità di garanti di qualcosa che non potrebbero controllare la richiesta era di sostituire la garanzia con un'attestazione di sussistenza dell'abitazione. I margini di manovra sono però molto scarsi perchè il Governo non intende far marcia indietro. Per attenuare gli effetti dell'impasse che si sta profilando, per cui sono già state sospese dal lavoro decine di lavoratori stranieri, a livello locale la Questura di Prato ha modificato la formulazione della dichiarazione sostitutiva di atto notorio sull'abitazione che i datori devono sottoscrivere perchè il dipendente extracomunitario ottenga il permesso di soggiorno o il suo rinnovo. La 'permanente e continuativa garanzia dell'alloggio' è stata sostituita con al 'dichiarazione di sussistenza': «Applicare le previsioni del decreto attuativo creerebbe a Prato una situazione impossibile - ha spiegato l'assessore Frattani - L'immigrazione è infatti ormai parte integrante della città e sono tanti i settori della produzione e del lavoro che verrebbero gravemente danneggiati dall'assenza di lavoratori stranieri o dal loro ritorno in clandestinità. Pensiamo ad esempio anche al problema delle badanti e dell'assistenza degli anziani. Il Governo non vuole venire incontro alle richieste e modificare il modello 25 perchè intende scaricare le proprie responsabilità di verifica dell'idoneità delle condizioni su soggetti privati che non hanno la competenza e il titolo per controllare. E' chiara la preoccupazione dei datori di lavoro, che non vogliono farsi garanti di qualcosa che non possono verificare, di fronte a pesanti conseguenze sul piano sanzionatorio, perchè non possono certo introdursi in casa dei dipendenti». «Bisogna che la mobilitazione parta da Prato coinvolgendo anche altri settori industriali come quelli veneti, che vivono gli stessi nostri problemi - ha aggiunto Angelo Colombo di Uil - L'azione comune che intraprenderemo non sarà fine a se stessa, ma sarà sostenuta da incontri con gli enti locali e le associazioni che operano nel settore dell'immigrazione per creare una rete di collaborazione che farà sentire la sua voce a livello nazionale».
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