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Comune di Prato

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21/05/2005 19:24
Immigrazione Asemblea dei lavoratori estracomunitari

Chiesto un incontro al capo del Governo

Sul tema del contratto di soggiorno si mobilitano istituzioni e sindacati
Un incontro urgente con il Governo, ma non con il ministro dell'Interno o del Lavoro, da cui dipende la circolare attuativa della legge Bossi/Fini, con la Presidenza del Consiglio dei ministri. Una richiesta che il sindaco Marco Romagnoli ha fatto al Prefetto Giuseppe Badalementi, e da questi accolta, nel rendez-vous che c'è stato ieri, presenti anche il vice questore e il comandante dei Carabinieri, per esaminare la situazione venutasi a creare col contratto di soggiorno, e col rischio reale che molti stranieri, lavoratori dipendenti nelle fabbriche pratesi, perdano non solo il posto di lavoro, ma la possibilità stessa di restare nel nostro Paese, o magari di tornare in uno stato di clandestinità, dal quale sono faticosamente usciti. Romagnoli, accompagnato dagli assessori Andrea Frattani (Multiculturalità) e M. Luisa Stancari (Politiche sociali), non si è limitato a portare la solidarietà delle istituzioni locali («Comune e Provincia sono con voi»), ma all'affollata assemblea di lavoratori extracomunitari, nella sede del Laboratorio del tempo, in via Filicaia, promossa da Cgil-Cisl-Uil (rispettivamente rappresentate da Francesco Toccafondi, Gabriella Melighetti e Angelo Colombo), ha spiegato le iniziative che il Comune di Prato ha già messo in campo e i contatti avviati. Primo fra tutti con la Prefettura, con la quale si è registrata una convergenza «nel ritenere che la circolare attuativa della legge Bossi/Fini, che obbliga gli imprenditori a garantire l'alloggio ai lavoratori stranieri, non corrisponda alla legge stessa». Tanto che la stesso Prefetto ha scritto al Ministero dell'Interno per chiedere lumi. «Dobbiamo far capire al Governo - ha scandito il sindaco - quello che noi abbiamo già capito, che basterebbe una certificazione, ma non si può obbligare qualcuno a fornire garanzie sull'alloggio anche per il futuro». Prato si mobilita e accoglie il grido dei lavoratori immigrati, che si sono riuniti nel pomeriggio per dare voce ai circa 8 mila operai extracomunitari impiegati nel tessile, in città da anni, con regolare permesso di soggiorno,, con una casa e anche in molti casi col mutuo sulle spalle. «E' dieci anni - ha detto un lavoratore proveniente dall'Albania - che sono a Prato e nella fabbrica dove lavoro siamo 70 operai stranieri. E' impossibile che il datore di lavoro possa garantire per tutti». Già perchè la questione esplosa a Prato, dove la concentrazione di lavoratori extracomunitari sulla popolazione è forse la più alta d'Italia, ma che ormai si sta diffondendo in molte altre città, è proprio questa: la circolare attuativa chiede agli imprenditori di garantire l'alloggio dei loro dipendenti stranieri, per quanto siano in regola con le norme italiane, ma poichè ci sono remore da parte degli imprenditori a garantire qualcosa che non si può controllare, la conseguenze sono evidenti e ben spiegate, a nome di Cgil-Cisl-Uil, da Gianni Rizzuto: «Può anche darsi che ci sia qualche imprenditore che voglia approfittare della situazione, dati i tempi di crisi, per tagliare manodopera, ma il problema vero è che senza lavoratori stranieri la produzione, in tante fabbriche, non si può fare. E a perdere il lavoro sarebbero operai stranieri e italiani. E questo, in una situazione di difficoltà dell'intero settore tessile, non possiamo permettercelo». Ecco perchè il sindaco ha contattato anche i vertici dell'Unione industriali, ricevendo la disponibilità a far parte di qualsiasi delegazione per giungere a modificare la circolare, sostituendo la garanzia con una attestazione di sussistenza dell'abitazione. Ed ecco perchè lunedì prossimo, su richiesta dello stesso sindaco, se ne occuperà l'Anci regionale, che dedicherà una sessione al problema, anche perchè il 'caso Prato' non è più solo di Prato. Ma il problema, come sottolineato dai tanti interventi, non è solo questo. E se per il dottor Mossa del Centro islamico locale «non si capisce il modo con cui sono affrontati i nostri problemi dal momento che non siamo coinvolti», molti altri sono andati dritti al cuore del problema: «Noi stiamo in Italia e in questa città da molti anni. Abbiamo il permesso di soggiorno, abbiamo famiglia, abbiamo messo su casa. E' una questione di dignità delle persone. Non possono esservi regole che valgono per alcuni e non per altri. Non ci possono essere diritti e doveri a secondo delle nazionalità». Senza considerare che l'ormai profilo 'multicolore' della città laniera si è espresso anche nelle frasi pronunciate dal vice console cinese, che ha rilevato «come anche imprese cinesi si trovino in difficoltà dopo l'emanazione della circolare». Intanto i lavoratori immigrati hanno incassato la solidarietà dell'on. Andrea Lulli («già da lunedì mi metterò in contatto con i ministeri dell'Interno e del Welfare e mi farò promotore di una interppelamza. Non ci voleva molto a capire che la legge Bossi-Fini era una legge brutta e sbagliata») e del capogruppo di Rifondazione comunista Leonardo Becheri, che da parte sua ha annunciato una interppellanza in Consiglio comunale, nonchè del capogruppo dei Comunisti italiani Moreno Zazzeri, presente all'assemblea. Da martedì comunque scatta la mobilitazione dei sindacati, con presidi per le strade della città e sulle fabbbriche. Poi a metà settimana si deciderà se fare un'altra manifestazione pubblica il prossimo sabato. Il Comune, da parte sua, sta organizzando un incontro nazionale dell'Anci, per il 18 giugno a Prato, sui temi del lavoro e dell'immmigrazione.
505/05

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