27/05/2005 16:45
Immigrazione
Risposta positiva del Governo ieri all'interpellanza di Lulli
«Contratto di soggiorno, la fine di un incubo»
Per gli immigrati già in possesso di permesso di soggiorno valido non è necessaria la garanzia dell'alloggio, basta l'atto dichirativo
Per i lavoratori stranieri già in possesso del permesso di soggiorno è sufficiente una dichiarazione di sussistenza dell'alloggio rispondente ai requisiti di legge da parte del datore di lavoro per il rinnovo del contratto, mentre la garanzia non solo dell'esistenza ma anche dell'abitabilità e dell'idoneità igienico sanitaria è richiesta solo per i nuovi ingressi: ha avuto esito positivo in Parlamento l'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Ds Andrea Lulli in seguito all'incontro con gli immigrati, organizzato sabato scorso al Laboratorio del tempo dalle organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil, a cui aveva preso parte. L'interrogazione per chiedere la modifica delle norme attuative della Bossi Fini, entrate in vigore lo scorso 25 febbraio, soprattutto per il modello 25, ovvero il contratto di soggiorno, è stata discussa nella seduta di ieri 26 maggio con la presentazione di Alfiero Grandi, responsabile Ds per il lavoro. La risposta è invece arrivata da Grazia Sestini, sottosegretario del Ministero del Lavoro, che ha chiarito il «punto oscuro» degli articoli relativi al contratto di soggiorno che negli ultimi mesi ha provocato tante sospensioni dal lavoro di immigrati e una situazione di tensione che ha fatto mobilitare migliaia di stranieri, il Comune e e le associazioni sindacali e datoriali: il rischio era infatti che si creasse un impasse nel rinnovo dei permessi dii soggiorno in una città, Prato, che ha la percentuale più alta in Italia di migranti in rapporto alla popolazione. Il sottosegretario ha specificato che «nella modulistica ufficiale, attualmente in corso di predisposizione e che dovrà essere approvata con decreto interministeriale per essere adottata dagli sportelli unici dell'immigrazione, nell'ipotesi in cui la richiesta di assunzione non riguardi i «primi ingressi» dall'estero dei lavoratori stranieri, bensì si riferisca a lavoratori stranieri già in possesso di permesso di soggiorno in corso di validità, con i quali deve essere stipulato un nuovo contratto di soggiorno (per variazioni del rapporto di lavoro o rinnovo del contratto di lavoro), debba ritenersi sufficiente una dichiarazione da parte del datore di lavoro di sussistenza della sistemazione alloggiativa, rispondente ai requisiti di legge, con indicazione della sua esatta ubicazione, fermo restando l'obbligo in capo al datore di lavoro di garantire l'alloggio ove non esistente. L'impegno del datore di lavoro relativo alla sistemazione alloggiativa del lavoratore si configura come una garanzia sussidiaria, che è soddisfatta con la dimostrazione dell'esistenza di un alloggio idoneo. L'impegno del datore di lavoro si sostanzia di un contenuto obbligatorio solo nell'ipotesi in cui il lavoratore straniero non disponga di un alloggio. In tale caso, grava sul datore di lavoro l'obbligo di individuare una sistemazione alloggiativa idonea, con facoltà di rivalersi delle spese eventualmente sostenute, trattenendo dalla retribuzione mensile una somma pari ad un terzo del suo importo netto. Non si fa luogo alla decurtazione solo con riferimento a quei rapporti di lavoro per i quali il corrispondente contratto collettivo nazionale di lavoro fissa il trattamento economico, presupponendo che il lavoratore fruisca di un alloggio messo a disposizione dal datore stesso».
Possono quindi stare più tranquilli sia i lavoratori stranieri, che temevano lo spettro del licenziamento e del mancato rinnovo del permesso di soggiorno, sia i datori di lavoro, che nutrivano molte perplessità sull'obbligo di garantire un'abitazione che non hanno titolo per controllare: «E' la liberazione da un incubo - dice l'assessore Frattani, che da varie settimane ha concentrato l'attività dei suoi Uffici e del Centro servizi per l'immigrazione sulla risoluzione del problema coinvolgendo sindacati e categorie economiche - La pressione che abbiamo fatto sul Governo ha portato al chiarimento definitivo della questione, che va nel senso che noi avevamo indicato, cioè la sostituzione della garanzia con la dichiarazione di sussistenza. Il risultato raggiunto è frutto della collaborazione istituzionale che ha visto coinvolto tutto il distretto. E' la dimostrazione che quando c'è la mobilitazione dei lavoratori oltre alla concertazione delle istituzioni le soluzioni si ottengono. Ringrazio l'onorevole Lulli per aver portato in Parlamento le istanze che ha raccolto nell'assemblea con i migranti e tutti coloro che si sono mobilitati con noi». «Speriamo che adesso il Governo dia seguito a quanto detto in Parlamento ed agisca di conseguenza - afferma l'onorevole Lulli - La Bossi Fini ha dimostrato di essere una legge malformulata e contraddittoria che crea ingovernabilità ed effetti incredibili e pericolosi, favorendo il riemergere oltre che dell''economia nera' e del lavoro nero anche della clandestinità di ritorno e di tensioni sociali».
In Parlamento è stato precisato inoltre che per quanto concerne l'impegno al pagamento da parte del datore di lavoro delle spese di rientro del dipendente straniero nel paese di provenienza, è dovuto se si riferisce ad un impegno nei confronti dello Stato quando ricorre un rimpatrio definitivo per espulsione. Nell'interpellanza urgente il Governo è stato comunque sollecitato ad aprire un tavolo di ascolto nei confronti di tutti i soggetti interessati, a partire dai rappresentanti degli immigrati.
535/05
Condividi su: