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Comune di Prato

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07/07/2005 19:31
Consiglio Comunale Dibattito sulla situazione dell'ordine pubblico a Prato

«E' un problema che riguarda tutti»

Gli interventi del sindaco e del prefetto Badalamenti. La condanna dell'atto terroristico di Londra
Un minuto di silenzio per le vittime dell'attentato trerroristico di Londra ha preceduto lo svolgimento del Consiglio comunale straordinario, dedicato ai problemi dell'ordine pubblico, alla presenza del prefetto Giuseppe Badalamenti, dei vertici delle forze dell'ordine, del presidente della Provincia di Prato Massimo Logli, del presidente della Camera di commercio Luca Rinfreschi, dei consiglieri regionali Fabrizio Mattei e Alberto Magnolfi, dei rappresentanti delle categorie economiche e sociali, del sindaco di Poggio a Caiano Silvano Gelli. E' stato il sindaco Marco Romgnoli in apertura di seduta a dare il senso dello sgomento per l'atto terroristico di Londra: «I fatti di Londra definiscono un quadro di insicurezza che, nell'ambito degli attuali processi di globalizzazione, reclama regole nuove di convivenza non solo fra gli Stati ma fra i popoli, fra le culture. Non sono estranei i problemi che il nuovo e criminale attacco terroristico solleva dai temi che dobbiamo affrontare stasera in Consiglio, in una città dove si incontrano mondi diversi che reclamano regole riconosciute e comuni di convivenza. Il tema della legalità, anche a livello internazionale. è fondamentale per il riconoscimento e il rispetto reciproco e per elevare una bariera inviolabile contro il terroriismo. Chi come noi vive in Occidente, che è stato la culla della democrazia, sa che la legalità serve a stabilizzare le relazioni umane e la stessa democrazia». Una premessa necessaria anche per introdurre il tema della situazione della sicurezza a Prato: «Da più parti - ha detto il sindaco - consiglieri comunali, io stesso, abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio comunale di convocare una seduta sui temi della legalità e dell’ordine pubblico in città. Una seduta a cui partecipassero i rappresentanti dello Stato a cui compete il controllo del territorio, delle Forze dell’ordine, della magistratura, dei rappresentanti della nostra città nelle assemblee elettive nazionali e regionali. Credo che questa richiesta fosse fondata e non tanto, e non solo, perché nella nostra città si sono verificati negli ultimi mesi gravi atti criminali, con l’uccisione di tre persone, quanto perché l’Assemblea cittadina è la sede più rappresentativa per uno scambio di opinioni e di informazioni fra diversi livelli istituzionali, fra la comunità locale e gli organi territoriali dello Stato». «Certo - ha proseguito il sindaco - vi sono stati ragioni contingenti che hanno determinato la richiesta di convocare un Consiglio comunale. Gravi episodi delittuosi. Ma la percezione della sicurezza, o dell’insicurezza, che si registra o si avverte in relazione al manifestarsi di pesanti e sanguinari atti di violenza, è anche da porre in relazione ad un disagio più profondo che attraversa il corpo sociale. E a Prato, come tutti sappiamo, stiamo attraversando un momento di acuta difficoltà da un punto di vista economico e delle prospettive future. Per questo è stato giusto essere convocati in questa sede, anche per mandare un segnale forte. Un segnale forte che è anche un segnale di serenità in un periodo contrassegnato da incertezza, anche nelle prospettive di esistenza quotidiana, cui il manifestarsi di una violenza efferata avrebbe potuto dare nuova linfa». «Non potevamo - ha proseguito Romagnoli -, e non possiamo permetterci, che alle incertezze di una fase economica e sociale delicata si aggiungano anche altre ansie e preoccupazioni. Non potevamo permettercelo come rappresentanti della comunità pratese. Dovevamo reagire. La mia lettera al ministro dell’Interno, on. Giuseppe Pisanu, insieme a sottoporgli l’esigenza di una rafforzamento degli organici delle Forze dell’ordine, aveva, ed ha, in fin dei conti il significato di esprimere il sentimento di una città che si ribella all’idea che l’illegalità sia una cosa normale, che s’indigna quando una vita è spezzata, che rifiuta la violenza, che afferma la propria convivenza sul riconoscimento della dignità di ogni persona. Noi non siamo qui, oggi pomeriggio, per lanciare inutili allarmismi, per scaricare su chi giornalmente svolge, con efficacia e abnegazione il proprio lavoro a tutela della nostra sicurezza, problemi e responsabilità. Non siamo qui per lanciare inutili grida. Voglio dirlo con chiarezza, con la stessa chiarezza con cui l’ho detto al vice capo della Polizia: c’è piena collaborazione a Prato fra organi territoriali dello Stato e istituzioni rappresentative locali. Abbiamo piena fiducia nell’operato delle Forze dell’ordine e della magistratura, nel loro delicato compito di controllo della legalità. Su questo punto non può esserci il minimo dubbio. Ci sono ruoli e funzioni diverse. Non spetta al Comune l’attività di tutela dell’ordine pubblica. Ma un conto sono i ruoli e le funzioni e un conto è pensare che non ci accomuni una responsabilità nell’assicurare una convivenza civile. La sicurezza è un problema di tutti. «Il dato vero - per il sindaco -, è che non siamo di fronte ad un’emergenza “ordine pubblico”, che non c’è bisogno di misure o iniziative eccezionali, ma che più semplicemente per l’essere la nostra città attraversata da dinamiche economiche che producono ancora, nonostante la crisi, forte ricchezza, per essere attraversata da fenomeni territoriali di grande rilevanza, come un flusso continuo di immigrazione, con tutto quel che comporta in termini di presenze clandestine, per essere inserita in un contesto metropolitano di un milione di persone, occorre guardare all’ordine pubblico in modo diverso, non nei termini di una piccola realtà, ma nelle sue definizioni moderne, anche per quanto concerne gli aspetti criminali». Quindi la chiusura di Romagnoli: «La questione da porsi non è se Prato, anche per questi fenomeni negativi, non è poi così differente dal resto del Paese. Anche perché non penso che la città abbia tassi di degrado devastanti. Sarebbe non solo un’esagerazione. Sarebbe peggio: sarebbe dare spazio ad umori demagogici e incontrollabili. Il punto è un altro: quando anch’io ho affermato che abbiamo raggiunto un livello di guardia, che essere nella media delle statistiche della criminalità non ci tranquillizza affatto, ho voluto non solo dare voce a preoccupazione più che legittime ma anche affermare che probabilmente il modo a cui noi stessi guardiamo alla nostra città, proprio per i fenomeni che l’attraversano, è sbagliato e che siamo in presenza di modalità nuove, e diverse, con cui si manifesta la stessa criminalità. E’ questa qualità nuova che ho sottoposto, con la mia lettera, al ministro dell’Interno e al vice capo della Polizia. Esiste una costante sottovalutazione di Prato, forse perché ci si ferma al solo dato quantitativo, anche se poi siamo la terza città dell’Italia centrale. Non sono insufficienti solo gli organici delle Forze dell’ordine – e tabelle alla mano questo aspetto è stato riconosciuto dal vice capo della Polizia che ha mostrata ampia disponibilità –, sono insufficienti anche gli organici di altri uffici. Più che una reazione emotiva a gravi episodi delittuosi la nostra è stata una reazione politica ad un cambiamento di fase, anche nella lettura dell’ordine pubblico». Subito dopo il sindaco è intervenuto il prefetto Giuseppe Badalamenti, che ha fatto riferimento all'attentato di Londra: «Sono scosse le coscienze di coloro che condividono i valori di civiltà, libertà e democrazia». Poi sull'ordine pubblico a Prato. «Bisogna fare un'analisi obiettiva e pacata per comprendere le forme di malessere della società e i caratteri con cui si manifesta. Sui tre episodi criminali, che hanno portato all'uccisione di tre persone, non c'è nessun legame. esarei stato molto preoccupato se fossero il tassello di un disegno criminoso. Non intendo smunuirne la gravità, nè la preoccupazione che hanno suscitato, nè sostenere che fanno parte di un contesto di gravi atti delittuosi che sono avvenuti nel Paese. E' che bisogna fare una riflessione su ciò che è Prato, sulla crescita costante che ha avuto, sulle contraddizioni che presenta, sulla sua collocazione in un'area metropolitana vasta». «Prato - ha proseguito il prefetto - non è la periferia di Firenze, ma una città che ha ormai un volto multietnico e che deve vantarsi di aver saputo avviare un processo di integrazione che forse da altri parti non si sarebbe verificao, non nelle stesse dimensioni. Il polo produttivo non ha attratto solo stranieri, ma questi hanno contribuito anche al suo tessuto produttivo. Certo tutto ciò ha comportato problemi, situazioni di marginalità, formazione di contesti più deboli per i molti clandestini. Le priorità sono due: consolidare la presenza degli immigrati regolari, contrastare la clandestiniutà. Non è solo un problema di ordine pubblico. Nessuno può chiamarsi fuori» «Le forze dell'ordine - ha proseguito il prefetto - hanno ottenuto risultati importanti, hanno ottenuto risultati soddisfacenti, anche se è evidente che si può fare sempre meglio. Sugli organici voglio dire una parola chiara: le forze dell'ordine lavorano sodo e senza clamore al meglio delle loro risorse. Anch'io ho intrapreso iniziative per chiedere più organici, anche se poi il distacco dai parametri previsti è modesto. C'è una situazione ben più grave di carenze per uffici che svolgono importanti funzioni ispettive e di controllo. Il problema vero è un ripensamento di tutte le strutture pubbliche, un rimodellamento secondo le reali esigenze della città. Mi auguro che vi sia un forte sostegno alle Forze di polizia. E' compito di tutti garantire l'evoluzione pacifica e serena della società».
702/05

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