02/08/2005 15:00
Urbanistica
I progetti presentati dall'Unione industriali
«C'è bisogno di una variante tematica»
Il parere della commissione consiliare 'Territorio e ambiente'
«E' stato un lavoro che ha impegnato l'intera commissione e compiuto da tutti i commissari. Là dove abbiamo riscontrato esigenze di adeguamento, risultanti da concreti piani di investimento e di crescita dell'occupazione, ci sono state risposte precise e puntuali, compresa la proposta di modifica dell'articolo 24 delle norme tecniche di attuazione del Regolamento urbanistico». Spiega così Tommaso Rindi, il consigliere comunale verde presidente della Commissione Territorio e ambiente, il lavoro compiuto dalla stessa commissione, e dagli uffici urbanistici, sui progetti presentati dall'Unione industriali.
Il parere espresso dalla Commissione («è stata una risposta articolata», chiarisce Rindi) è sintetizzato in due cartelle, trasmesse dal servizio di Programmazione urbanistica ai vertici dell'Unione industriale, su circa 30 progetti edilizi «non conformi agli strumenti urbanistici vigenti».
Due cartelle, che come spiega ancora Rindi, sono il risultato «di un lungo e approfondito esame», in relazione «a richieste non omogenee». Un parere che non «poteva non essere in linea con l'attuale quadro urbanistico di riferimento e con gli attuali indirizzi di pianificazione».
Proprio per dare chiarezza all'esame dei progetti, e in riferimento alle attuali norme urbanistiche, la Commissione ha classificato le richieste in tre gruppi:
a) richieste in variante al Regolamento urbanistico; b) richieste in variante al Piano strutturale e al Regolamento urbanistico; c) richieste in variante al Ptc (Piano territoriale di coordinamento della Provincia), al Piano strutturale e al Regolamento urbanistico.
Sulle richieste del primo gruppo l'esame, come è scritto nel testo approvato dai commissari, «si è concluso con pareri singoli, in gran parte risolutivi». La Commissione, per le richieste rimaste in sospeso e per quelle che potranno pervenire nei prossimi mesi, ha esaminato il complesso delle norme del Regolamento urbanistico riguardanti le aree produttive, arrivando alla conclusione che per alcune esigenze progettuali con «esigenze strettamente legate alla produzione», e con riferimento ad ampliamenti degli attuali siti di insediamento produttivo, «occorresse fornire risposte di indirizzo generale». Ciò ha comportato «l'avvio della procedura di variante per l'integrazione dell'art. 24 delle norme tecniche di attuazione», ossia la possibilità che il Consiglio comunale possa dare parere positivo a richieste di sviluppo aziendale, a due condizioni: 1) che vengano presentati specifici piani attuativi di ampliamento; 2) e che l'allargamento corrisponda a «concreti programmi di investimento o crescita occupazionale». Insomma gli ampliamenti devono essere «strettamente commisurati alle programmate esigenze» e «senza costituire nuove unità immobiliari».
Anche perchè la Commissione si è proposta di «adottare modifiche agli strumenti urbanistici, che non incidessero sulla destinazione d'uso dei luoghi e permettessero di mantenere invariati gli standard urbanistici vigenti». E' sulla base di questi presupposti che è stata riscontrata «l'impossibilità di poter dare seguito» ai progetti che comportavano varianti al Piano strutturale e al Regolamento urbanistico, oltre che al Ptc.
C'è da fare un lavoro di pianificazione per l'adeguamento del Piano regolatore al Ptc, che richiede l'approfondimento del quadro conoscitivo, e che comporta la «necessità di rivalutare positivamente il sistema ambientale», di «adeguare il sistema della mobilità», di capire l'evoluzione demografica. Detto in altri termini «il recupero delle aree dismesse della produzione», che viene descritto «tra gli elementi critici più rilevanti», non può avvenire al di fuori di un quadro di aggiornamento degli strumenti urbanistici, o di variante tematica al piano regolatore, quale quello già intrapreso dalla giunta con la costituzione dell'Ufficio Piano, dal momento che per le aree produttive dismesse bisogna tener conto di «una valutazione più calibrata delle esigenze di sostenibilità territoriale» e di «una articolazione urbana più equilibrata», che «non la semplice riconversione residenziale». In pratica la questione delle cosiddette «aree dismesse» diventa uno dei punti centrali e prioritari della prossima programmazione urbanistica.
806/05
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