17/08/2005 14:07
Urbanistica
Acquistato l'ex cantiere della Direttissima
Un nuovo pezzo di città per il Comune
Sarà acquisita la piena proprietà dalla Rfi chiudendo una questione aperta fin dagli anni '30 in cui sono coinvolte 300 famiglie
L'Amministrazione comunale acquista un pezzo di città mettendo fine ad una vicenda che si trascina da anni affondando le radici fino agli anni '30 e che coinvolge oltre 300 famiglie e almeno tre generazioni di residenti: assumendo il ruolo di 'procuratore speciale' tra proprietari e titolari di diritti di superficie l'assessorato all'Urbanistica ha risolto la situazione dell'ex cantiere della Direttissima Firenze-Bologna, di proprietà della Rete ferroviaria italiana (Rfi), dove dopo l'inaugurazione della linea ferroviaria nel 1934 l'insediamento riservato agli operai che la costruirono e allo stoccaggio dei materiali venne occupato e trasformato abusivamente costruendo diversi fabbricati per civile abitazione. L'area è quel triangolo di terreno che sorge ai piedi della Calvana a cavallo tra le due linee ferroviarie Firenze-Bologna e Firenze-Pistoia e la sponda del Bisenzio. Quello dell'ex cantiere rappresenta un vero caso urbanistico, sia per come nacque che per i vincoli che si incrociavano in quell'area anche per la vicinanza del fiume: la maggior parte delle famiglie che vi abitano ora sonno discendenti degli operai che inizialmente appunto, negli anni '20, occupavano gli alloggi, come testimonierebbero i cognomi tipici della zona dell'Appennino. Poi molti si sposarono e misero su famiglia a Prato rimanendo in quei fabbricati che nel frattempo si erano trasformati in case ed erano stati ampliati fino ad apparire oggi come delle palazzine. Negli anni '60 cominciò ad emergere la coscienza di non abitare in una casa propria, ma di vivere abusivamente su un terreno di proprietà altrui. Da qui le tensioni anche aspre che sorsero in quegli anni e in cui ci fu lo scontro tra gli abitanti da una parte, che rivendicavano un diritto acquisito, e la Rfi dall'altra che intendeva far valere la propria proprietà. In questo quadro le Amministrazioni comunali di allora cominciarono ad affrontare la questione per trovare il bandolo della matassa e andare incontro a tante famiglie che temevano la prospettiva di rimanere senza tetto.
Da decenni è aperta la questione della cessione dei suoli, che Rfi da tempo intende vendere nella loro completa estensione e non a porzioni stipulando il contratto con un'unico rappresentante della generalità dei soggetti occupanti. Un primo risultato fu il riconoscimento da parte dei proprietari del diritto di superficie, a cui seguirono vari condoni edilizi, ma la questione della piena proprietà è rimasta sempre aperta.
L'entrata in gioco del Comune arriva al termine di vari incontri con la Rfi ed una lunga e laboriosa opera di monitoraggio di abitazioni, terreni e fabbricati di ogni famiglia, che sono stati poi suddivisi in quote millesimali, compiuto dagli uffici dell'Urbanistica: la proposta avanzata alla società, che ha accettato di stringere l'accordo con l'Amministrazione, prevede un doppio ruolo del Comune, che da una parte acquista le parti pubbliche dei terreni, come strade e piazze, e dall'altra diventa procuratore acquistando per conto dei singoli proprietari le case. Verrà inoltre costituito un fondo di solidarietà con il quale il Comune andrà incontro a diverse famiglie in condizioni di particolare disagio economico a causa del quale attualmente non possono acquistare il diritto di proprietà. L'Amministrazione in questo caso diventerà proprietaria delle abitazioni, ma queste potranno essere riscattate successivamente come avviene per le case popolari. Chiaramente seguendo questa procedura ci sarà un aggravio dei costi a carico dei superficiari che se ne avvarrano per il doppio passaggio di proprietà e la rivalutazione dell'immobile. Per l'intera operazione il Comune sborserà 1 milione e 300mila euro alla Rfi, di cui 150.000 destinati all'acquisto dei sedimi stradali dell'ex cantiere, riferiti a circa un ettaro di terreno, e il resto a copertura delle indennità per le abitazioni, che vanno da un minimo di 5000 euro per ciascuna ad un massimo di 30.000.
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