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Comune di Prato

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22/08/2005 16:11
Appuntamenti La Fiera di Prato come emerge dagli archivi

Nel 1535 un bando legittima la festa

Sono stabiliti tre giorni di cerimonie e due per l'ostensione della Sacra Cintola
Un bando per la «Fiera di Prato», solo che non è dei giorni nostri ma risale al 1535, per la precisione al 23 agosto di quell'anno, conservato nell'Archivio del Comune e rispolverato nella circostanza dall'Ufficio cerimoniale, col quale si 'istituzionalizza' la Fiera, nei giorni a cavallo dell'8 settembre. La curiosità storica è tutta nell'atto che sancisce, in un volgare infarcito di latinismi, il carattere ufficiale della festa pratese. Sono infatti i «signori Octo difensori et Gonfalonieri di Justitia della Terra di Prato» che «fanno pubblicamente bandire et notificare ad ogni et qualunche persona chome per la festività della Madonna di settembre, che sareno alli giorni octo incomincia la fiera nella terra di Prato per tre giorni continui, ne' modi soliti e consueti». Il documento non fa altro che legittimare una tradizione che, come narrano le cronache antiche, è presente sin dal 1200, stabilendo al contempo le modalità dell'omaggio alla Sacra Cintola: «Et nel primo et secondo giorno si mostrerà il preziosissimo Cingolo della prelibata Maria sempre vergine a tutto il popolo circostante ne' luoghi soliti et consueti». La Fiera di Prato, già allora nota in Toscana da trovarne menzione nella Mandragola di Niccolò Machiavelli, ha anche un carattere mercantile, tanto che durante il suo svolgimento ogni persona non solo può «liberamente venire a vedere tale S.ma reliquia», ma può anche «condurre et portar mercantie», senza temere per la propria sicurezza. Anzi il bando del 1535 stabilisce una sorta di 'guarentigia' per tutti i partecipanti, poichè nei «giorni quattro avanti et quattro seguenti» del «decto giorno octavo della Madonna» ognuno «è libero et sicuro nella decta Terra di Prato» ed è affrancato «da ogni debito pubblico ed privato», fatta eccezione per banditi e condannati. Una disposizione che vale sia per il «contado et distretto» della Terra di Prato, come per il Comune di Firenze. A quel tempo infatti Prato fa parte dei possidimenti di Firenze, governata dal duca Alessandro de' Medici. Prato, peraltro, dovrà attendere ancora più di un secolo prima di essere elevata a città, nell'ottobre del 1653 dal Granduca Ferdinando de' Medici, dopo che un mese prima papa Innocenzo X l'aveva nominata Diocesi, con pari dignità rispetto a Pistoia. Le ultime righe del documento del 1535, consacrato all'inizio «A Laude, honore et gloria dello onnipotente e immortale Iddio et della sua gloriosissima madre Maria sempre vergine, et del protomartire Sancto Stephano advocato et difensore della terra di Prato», nonchè «ad honore et felicissimo stato dello ill.° et excell.° Alexandro de' Medici primo Duca della città di Firenze», sono un invito esplicito a partecipare alla Fiera di Prato: «Però si exhorta ciascheduno a venire et onorare tale et tanta S.ma reliquia, et festività di nostra Donna, et a pigliare il perdono». E' anche sulla base di quest'atto di 470 anni orsono che da un po' di anni i festeggiamenti per la Fiera non sono limitati all'8 settembre, ma tutta una serie di cerimonie si svolgono la sera prima, per rievocare una tradizione che si articolava su almeno tre giorni di avvenimenti.
848/05

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