26/11/2005 12:57
Sindaco
Il giornalista iraniano è detenuto dal 2000
Romagnoli raccoglie l'appello per liberare Akbar Ganij
La moglie scrive al primo cittadino per invitarlo a sostenere la lotta del marito
«Akbar Ganji non chiede altro che democrazia e un regime democratico in cui le persone possano vivere le une accanto alle altre». Sono queste le parole scelte da Massoumeh Shafeih, moglie del giornalista iraniano Abkar Ganji, detenuto dal 2000, nel messaggio espressamente indirizzato al sindaco di Prato Marco Romagnoli, per invitarlo a sostenere la liberazione del marito.
La lettera, in persiano, è stata recapitata al primo cittadino pratese da Ahmad Rafat, portavoce dell'Associazione per la libertà d'espressione in Iran, ricevuto ieri, venerdì 25, in Palazzo comunale insieme alla consigliera regionale, e presidente della Commissione regionale cultura, Ambra Giorgi, che ha abbracciato la causa della liberazione di Ganji, proponendo che sia insignito della cittadinanza onoraria da parte delle istituzioni locali toscane, e a Stefano Marcelli presidente dell'associazione Information safety and freedom.
«Accolgo l'appello della signora Massoumeh Shafeih - ha risposto il sindaco -. Svilupperemo le iniziative necessarie per sostenere la liberazione del giornalista iraniano, detenuto solo perchè vuole esprimersi liberamente. Prato ha una lunga tradizione sul piano della solidarietà e dell'affermazione dei diritti individuali. E anche in questa circostanza saprà far sentire la sua voce per difendere diritti inalienabili vilipesi».
Akbar Ganji è in carcere dal 2000, denutrito e in isolamento; come spiega la moglie nella lettera al sindaco ai familiari è impedito ogni contatto col giornalista, di fede islamica, che si batte per instaurare i principi democratici nel proprio paese.
Ganji, fra l'altro, non è l'unico giornalista incarcerato in Iran: altri 10 sono detenuti, mentre sono 2400 su 8000 i giornalisti disoccupati per ragioni politiche e un migliaio le persone incarcerate per le stesse ragioni.
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