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Comune di Prato

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02/01/2006 16:36
Organizzazione Ferrara e Bencini spiegano il taglio dell'1% della Finanziaria

«Il Comune non licenzia nè chiude i servizi»

La delibera «aperta alla discussione coi sindacati» prevede 2 milioni di euro in meno per il personale
«Due gli obiettivi che ci siamo posti: salvaguardare l'occupazione e i servizi». All'unisono l'assessore all'Orgnizzazione Loredana Ferrara e il vice sindaco e assessore alle Finanze Roberto Bencini illustrano l'operazione «a cui siamo stati costretti dalla Finanziaria, e dal governo: tagliare l'1% delle spese per il personale». Un'operazione di due milioni di euro, che come spiegano i due amministratori, «avrebbe comportato una riduzione drastica del personale precario». In pratica mandare a casa i circa 180 co.co.co., con conseguenze gravi sui servizi e sulla funzionalità del Comune. Detto in altro modo sarebbero scomparse non poche sezioni di scuola materna, pregiudicata l'attività dell'assessorato alla multiculturalità in una città a forte presenza di di immimigati, ridotti i serivizi informatici che ormai fanno girare la macchina comunale. Per evitare tutto cià sul finire dello scorso anno, pur dovendo rispettare il vincolo della Finanziaria, la giunta ha varato una delibera «che salva i posti di lavoro», con un piano di risparmi che incidono sulla parte variabile del salario dei dipendenti di ruolo e che prevede altre minori spese. Un «patto di solidarietà», lo definiscono Bencini e Ferrara, «per non licenziare e per non chiudere servizi importanti per i cittadini». Certo si chiedono sacrifici che sono «però spalmati su più voci e non in una unica direzione». Al personale di ruolo sarà chiesto di rinunciare a 400 mila euro del fondo dei dipendenti, mentre i dirigenti dovranno rinunciare a 50 mila euro. Ma anche consiglieri comunali e assessori dovranno rinunciare a qualcosa: è infatti prevista la decurtazione del 10% per il funzionamento degli organi istituzionali. Non basta: 300 mila euro dovrebbero ottenersi dalla razionalizzazione sui servizi, il direttore generale contribuirà con un taglio del proprio appannaggio per circa 10 mila euro, 120 mila euro si recupereranno dalla diminuzione dello stanziamento per le trasferte dei dipendenti e dal congelamento degli straordinari nell'ordine di altri 50 mila euro. E altro ancora. «Tagliare due milioni di euro non è cosa di poco conto, visti i vincoli della Finanziaria, che ci imponeva di cercarli solo sulle voci riguardanti il personale», dicono sia Bencini che Ferrara. «Ci rendiamo conto - aggiunge quest'ultima - che chiediamo un sacrificio ai lavoratori del Comune, c'erano però da salvare posti di lavoro. Noi non licenziamo e il taglio non è opera della giunta, ma del governo e della sua Finanziaria». Ma l'assessore Ferrara tende una mano ai sindacati dei lavoratori comunali incontrati in mattinata: «E' una delibera aperta alla discussioe. Siamo obbligati a rispettare la quantità del taglio, ma all'interno di questo si possono esaminare anche altre ipotesi». Nel frattempo il Comune ha indetto bandi per otto contratti di formazione e lavoro. «E' un segnale, ma un segnale importante. Il nostro intendimento - commenta l'assessore all'Organizzazione - è procedere nel tempo, e compatibilmente alle risorse disponibili, al riassorbimento graduale del personale precario». «Abbiamo cercato - chiude Bencini - di fare una manovra che facesse meno male ai lavoratori e ai cittadini. Sono tagli obbligati dalla Finanziaria del governo. E che la Finanziaria non vada bene lo sanno anche i sindacati che a novembre hanno indetto uno sciopero generale contro di essa». Insomma, per i due amministratori, non c'erano altre possibilità. O meglio: l'unica altra possibilità era lasciare a casa dal 1° gennaio i lavoratori precari e chiudere i servizi che li occupano ad integrazione di un organico - 1060 dipendenti - insufficiente, sicuramente ridotto rispetto a Comuni delle dimensioni di Prato. «E' quello che non abbiamo voluto fare - ripetono Bencini e Ferrara - Il Comune di Prato non licenzia».
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