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Comune di Prato

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04/04/2006 16:24
Bilancio Gli effetti della proposta del Presidente del Consiglio

«Abolire l'Ici? Si chiuderebbero i servizi e anche la città»

Il sindaco Marco Romagnoli: «E' il solito gioco di prestigio, la solita novella elettorale»
«E' il solito gioco di prestigio, la solita promessa dalle gambe corte. Come l'Irap che doveva essere abolita e che invece non è stata neppure ridotta». Commenta così il sindaco Marco Romagnoli l'ipotesi di abolire l'Ici (imposta comunale sugli immobili) per la prima casa avanzata dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a chiusura del “faccia a faccia” televisivo col candidato premier dell'Unione Romano Prodi. «Non è cosa seria - continua il sindaco - perchè togliere l'Ici anche per la prima casa significherebbe di fatto chiudere il Comune, chiudere gli asili nido, la mensa scolastica, nonchè farla finita con l'assistenza agli anziani e agli handicappati». «La bancarotta dei Comuni», chiosa il vicesindaco e assessore alle Finanze Roberto Bencini, che si è fatto un po' di conti, non senza aggiungere col sindaco: «Con simili trovate si va poco lontano, giusto fino a domenica». Il gettito Ici per la prima casa nel 2005 a Prato è stato di 25 milioni e 82 mila euro (25.082.951,76 € per la precisione), su un'entrata globale dell'imposta di 37 milioni e 604 mila euro più qualche spicciolo. «Togliete 25 milioni di euro dal Bilancio comunale, quasi 50 miliardi di vecchie lire - prosegue Bencini - e vediamo cosa accade». Potrebbe accadere, ad esempio, facendo delle simulazioni, che più della metà dei 1200 dipendenti comunali di Prato «dovrebbe essere licenziata». La spesa del personale è stata infatti, lo scorso anno, di 41 milioni e 421 mila euro e rotti, «come dire che con 25 milioni in meno praticamente consegniamo le chiavi del Comune». Ma il personale non si può licenziare? «E' vero - dice ancora Bencini -, ma i conti non tornerebbero lo stesso». I numeri sfornati dal Bilancio 2005 sono lì: il Comune di Prato ha speso, al netto degli introiti delle tariffe, 17 milioni e passa euro per gestire i 13 asili nido e le 9 scuole materne comunali (un po' di più di 6 milioni per gli asili, quasi 4,5 milioni per le materne), per dare da mangiare ad 8 mila bambini circa (quasi 5,6 milioni di euro per la mensa scolastica), per lo scuola bus (888.981,65 euro). Altri numeri: l'ammontare nel 2005 di spesa diretta per il sociale (senza altre spese indirette, comunque circa altri 2 milioni e 300 mila euro) è stato di 18 milioni e 645 mil euro (18.645.697,60 € l'esatta quota), così suddivisi: minori e giovani 3.511.870,76 €, handicap 1.054.660,65 €, donne - ragazze madri 353.405,00 €, anziani 1.622.840,00 €, emarginazione 534.000,00 €, assistenza domiciliare e alloggiativa 2.421.007,73 €, trasporto sociale 770.276,00 €, persona e famiglia 855.137,46 €, trasferimenti Usl 5.671.942,65 €, altre spese sociali 1.850.557,35 €. Fatte le somme per scuola e sociale il Comune ha speso, nel 2005, 35 milioni e 658 mila euro (35.658.707,30 euro), dieci milioni e passa in più di quanto introita con l'Ici per la prima casa. Aggiunge il sindaco: «Come è possibile sostenere con tanta facilità che l'Ici per l'abitazione principale va abolita? E' come dire abolite tutto il resto. La nostra spesa per scuola e sociale è già superiore al gettito Ici per la prima casa, figurarsi se venisse a mancare anche quello. E per favore non si venga fuori con la storia degli sprechi e dei risparmi». Traduzione ipotetica: niente nidi nè materne comunali, niente mensa scolastica, niente assistenza agli anziani, niente assistenza domiciliare o contributi alloggiativi. Nelle stanze della Ragioneria hanno comunque provato a fare altri conti: risparmiando su manutenzione ordinaria degli immobili, illuminazione pubblica, riscaldamento, utenze idriche si raggiunge, sempre nel 2005, 5.386.416,77 euro. «A parte che non coprirebbero il mancato gettito Ici - spiega Bencini - le conseguenze sarebbero presto dette: niente acqua nelle scuole o riscaldamento, niente luce nelle strade. Ma si può?». Si potrebbe, ad esempio, aggiungere ai precedenti 5 milioni le spese per le istituzioni culturali: in tutto 5 milioni e 200 mila euro per Pecci, Metastasio, Biblioteca comunale, Officina Giovani, Scuola di musica (per quest'ultima si spendono 450 mila euro al netto delle tariffe); oppure ancora eliminare altri contributi culturali per Politeama, Camerata strumentale, Museo del Tessuto, Istituro Datini o gli esborsi per Pratestate e Natalogie (568 mila euro per il complesso di queste voci); o le spese di gestione degli impianti sportivi (sempre al netto delle tariffe), arrivate nel 2005 ad 1.413.951,91 euro, e delle piscine (665.319,24 auro). «Cioè chiuderemmo anche la città - dichiara il sindaco - e anche facendo tutto ciò, e aggiungendo all'irrealistico conteggio altre spese come le utenze telefoniche nell'ordine di poco più di un milione di euro, che pur ci sono e sono importanti per il funzionamento della macchina comunale, dove arriveremmo?. A chiudere ugualmente i servizi. Suvvia non ha alcun senso». Il vicesindaco Bencini ci tiene a far sapere altre due cose. La prima: il trasferimento diretto (finanziamenti non vincolati a specifiche destinazioni) dallo Stato al Comune di Prato è solo di circa 14 milioni di euro: «Se per follia si volesse togliere l'Ici il trasferimento statale dovrebbe per forza triplicare». La seconda: l'Ici a Prato è ferma dal 2000 e sulla prima casa la detrazione è di 237 euro (all'incirca 470 mila vecchie lire), la più alta di tutta la Toscana. Chiude il sindaco: «L'abolizione dell'Ici sulla prima casa? La consueta novella elettorale del Presidente del Consiglio. Il senso politico dell'ipotesi che ha avanzato è facile a spiegare: eliminare completamente cultura e sociale, far pagare i servizi ai cittadini al loro prezzo di costo».
390/06

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