25/04/2006 12:53
Appuntamenti
Le celebrazioni per la festa della Liberazione
«La Resistenza ha fatto rinascere l'idea di patria»
Così il regista Carlo Lizzani, che ha tenuto l'orazione ufficiale in p.zza del Comune
«Ho una certezza: la festa del 25 aprile non passerà. Resterà nei decenni, nei secoli, sarà una festa, una data, di tutta l'Europa». Così il regista Carlo Lizzani ha chiuso, in piazza del Comune, l'orazione ufficiale per l'anniversario della Liberazione del Paese.
Poco prima lo stesso Lizzani, insieme al prefetto Eleonora Maffei, all'assessore provinciale Irene Gorelli, al sindaco Marco Romagnoli, aveva deposto, in piazza delle Carceri sulle note del Silenzio fuori ordinanza e dell'Inno nazionale, eseguite dalla banda comunale “Cesare Ciardi” insieme alla “Otello Benelli” di S. Giusto, una corona d'alloro al Monumento ai Caduti, un altro momento solenne del ricordo degli avvenimenti che restituirono la libertà all'Italia, corso nella circostanza odierna sul filo dei richiami all'unità nazionale.
E' stato il sindaco Marco Romagnoli, nel suo breve messaggio di saluto, a rammentare come i valori della Resistenza «non possano essere messi in discussione perchè si sono trasfusi nella Carta Costituzionale. Mettere in discussione la Resistena è come mettere in discussione la Costituzione». Per il sindaco l'Italia uscita dalla guerra «era un Paese diviso, che seppe trovare nella Repubblica e nella Costituzione il modo per superare le sue lacerazioni». Il sindaco ha anche ricordato che quest'anno cade il 60° anniversario della nascita della Repubblica: «Anche allora, dopo quel voto che sancì la fine di una monarchia screditata perchè collusa col fascismo, ci furono voci di irregolarità. Ma poi il 13 giugno il re Umberto accettò il voto e andò in esilio. Il compito di una classe dirigente è quello di non portare mai le spaccature oltre il quadro delle regole democratiche e della Costituzione».
Lizzani si è mosso da qui, da un aneddoto familiare, raccontando come suo fratello, militare, fosse fra coloro che accompagnarono il re in esilio, per sostenere che «fin dal 1946 una mescolanza di culture, e il cinema è stato in prima fila in questo contributo più ancora della scuola, ha raccontato e tenuto alto il valore rappresentato dalla Resistenza e dalla Liberazione». Si deve a questa «mescolanza di culture», ha proseguito il regista, «se la Resistenza, come ha ricordato più volte il presidente Ciampi, ha fatto rinascere l'idea di patria, l'idea di unità nazionale dopo secoli di unità fragile e di sottomissione a sovranità extranazionali. La Resistenza ha portato a compimento l'opera di personalità quali Garibaldi, Cavour, Mazzini, Cattaneo».
Ecco perchè, ha detto Lizzani, «va festeggiato il 25 aprile, e lo si festeggia in modo non rituale. Quella vecchia fragilità sta riaffaciandosi, mettendo in crisi la compagine costituzionale. La stessa Europa, che si va formando come entità sovrannazionale, esige però identità culturali collettive. E sono proprio queste identità collettive che hanno trasformato tanti piccoli atti particolari di eroismo, anche nella vostra città e in tante parti d'Italia, in una storia nazionale e poi europea».
Le parole di Lizzani hanno chiuso le celebrazioni, proseguite nel pomeriggio a Figline, apertesi con la deposizione, nelle Circoscrizioni, di corone ai cippi dei Caduti, con la messa in Cattedrale e con il corteo, preceduto dal Corpo dei Valletti e dai gonfaloni di Comune e Provincia di Prato e degli altri Comuni pratesi, per le vie del centro città, in uno sventolio di bandiere delle associazioni combattentistiche e dell'Anpi e fra gli applausi dei numerosi cittadini radunatisi in piazza delle Carceri e in piazza del Comune.
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