05/05/2006 15:54
Consiglio Comunale
Approvata la mozione del centrosinistra sul rinnovo dei titoli
Dibattito acceso sul decreto permessi di soggiorno a pagamento
L'atto chiede di congelare l'entrata in vigore del decreto ministeriale in attesa delle decisioni del nuovo Governo eletto
Anche dopo la firma dell'Anci nazionale dell'accordo con Poste spa per il rinnovo del permesso di soggiorno non si calmano le acque sulla vicenda della 'privatizzazione' della procedura: è stata approvata in Consiglio comunale ieri la mozione presentata dall'Ulivo, da Rifondazione comunista e dalle liste Taiti per Prato e Sinistra per Prato viva in merito alla competenza del rinnovo del titolo di soggiorno. La richiesta è di sospendere immediatamente l'entrata in vigore del decreto di attuazione dell'accordo tra Ministero dell'Interno e Poste in attesa di una ridefinizione della normativa per l'insediamento del nuovo Governo. Nei prossimi giorni infatti è attesa l'emanazione del decreto del Viminale che per una sperimentazione di tre anni affida a Poste la procedura di ricevimento e inoltro delle richieste di rinnovo da parte dei soggiornanti dietro il pagamento di 70 euro ciascuno in tutto. A seguire il dibattito nel Salone consiliare erano presenti anche i rappresentanti delle comunità migranti, ricevuti dal sindaco Marco Romagnoli per ascoltare le loro ragioni.
La mozione, illustrata da Matteo Biffoni dei Ds, sottolinea che il nuovo corso intrapreso dal Ministero dell'Interno in quest'operazione ritaglia un ruolo marginale per i Comuni, che hanno però direttamente a che fare con i problemi e le esigenze delle comunità di extracomunitari, 'togliendo un punto di osservazione fondamentale per il governo del fenomeno migratorio, attuando una miope politica di privatizzazione del procedimento di rinnovo del permesso di soggiorno e allontanando di fatto il cittadino straniero dalle istituzioni, primo baluardo dell'interazione sociale'. Con la nuova procedura infatti i Comuni non farebbero più da 'front office' per gli immigrati fornendo il servizio di preistruttoria per le pratiche da presentare alla Questura, in quanto a subentrare saranno i patronati e le Poste, a cui andranno 30 euro a pratica. La tesi sostenuta dalla mozione è stata avversata da Filippo Bernocchi di An, membro dell'esecutivo dell'Anci e vice-presidente di Ancitel, che ha invece chiesto il ritiro della mozione: «Credo che ci sia un equivoco alla base dell'atto: il servizio sarebbe svolto dalle Poste perchè dispongono di una struttura che l'Anci non ha e di cui la maggioranza dei Comuni non è dotata, al contrario di Prato. Sono state affidate però delle risorse per l'adeguamento graduale dei Comuni nei prossimi anni per la gestione della materia». Sulla stessa linea anche Roberto Baldi di Forza Italia: «La maggior parte dei Comuni non ha adesso i mezzi per gestire la lunga e complessa procedura del rinnovo dei permessi: la mozione poi non ha motivo d'essere perchè un decreto non è congelabile e se anche lo fosse un Comune solo non può proporre l'affidamento del servizio sull'unica base della propria disponibilità di personale e strutture».
L'intervento più appassionato è stato quello dell'assessore alla Multiculturalità Andrea Frattani, che ha sottolineato la natura di 'balzello' del pagamento, «dato che non viene fornito alcun servizio aggiuntivo», e che lo stesso ministro Giuseppe Pisanu aveva proposto di passare gradualmente le competenze del rinnovo ai Comuni, per poi invertire la rotta e firmare l'accordo con Poste: «La filosofia e gli obiettivi che stavano alla base del protocolloo d'intesa firmato dal Ministero e dall'Anci nel febbraio scorso erano ben diversi: avviava un processo triennale di sperimentazione per semplificare i processi di rinnovo dei permessi vfalorizzando e salvaguiardando le esperienze già in atto in molte raltà territoriali, tra cui Prato. Con quest'inversione di rotta si è voluto privilegiare il soggetto privato, e non istituzionale, come una qualsiasi impresa che opera sul mercato. Ma gli strumenti di governo non possono essere messi sul mercato. Per capire la gravità della manovra proviamo a fare questo parallelo: cosa succederebbe se agli italiani venisse imposto un pagamento di 70 euro per il rinnovo della carta d'identità e non ogni 5 anni ma ogni anno? Scoppierebbe la rivoluzione probabilmente».
Anche il capogruppo di Rifondazione comunista Leonardo Becheri ha definito «inquietante l'aspetto culturale che sta dietro al provvedimento, ancor più di quello economico, perchè si tratta di un ulteriore attacco agli enti locali, non solo agli stranieri».
La mozione è stata approvata con 22 voti favorevoli e 6 contrari.
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