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Comune di Prato

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02/06/2006 13:12
Sindaco L'orazione ufficiale per il 60° anniversario della Repubblica

«Ci vuole molta ponderazione prima di cambiare la Costituzione»

Romagnoli, nel suo discorso, ha citato più volte Piero Calamandrei
«Nella nascita della Repubblica, nel referendum popolare che sancì la fine della monarchia, compromessa col fascismo, si manifestò non solo la volontà di chiudere con un passato di violenze e di crudeltà inaudite, ma si palesò il forte sentimento di procedere alla realizzazione di un futuro in senso progressivo per la società italiana». Così il sindaco Marco Romagnoli nell'orazione ufficiale per le celebrazioni del 60° anniversario della nascita della Repubblica, promosse in piazza S. Maria delle Carceri dalla Prefettura di Prato. Davanti ai gonfaloni della Provincia accompagnato dal presidente Massimo Logli e dei Comuni pratesi, davanti ai picchetti delle forze dell'ordine e di un reparto della “Folgore” di stanza a Siena, con parlamentari e tutte le autorità civili e militari schierate sul palco, in una piazza imbandierata e sulle note dell'inno nazionale eseguite dalla banda delle Fiamme Gialle, dopo la lettura del messaggio di saluto del Capo dello Stato sen. Giorgio Napolitano da parte del prefetto Eleonora Maffei, il sindaco, non senza prima aver reso omaggio al Presidente uscente Carlo Azeglio Ciampi e quello attuale Giorgio Napolitano, ha fatto più volte ricorso a quell'insigne giurista e costituzionalista che fu Piero Calamandrei, per spiegare il significato della vittoria referendaria del 2 giugno 1946 e i caratteri della Carta costituzionale «che sono a fondamento, insieme al voto referendario, della Repubblica». Per capire come sia stato possibile, dopo lo sfacelo della guerra, il regime fascista e le barbarie naziste, le distruzioni materiali e morali in cui fu gettata l'Italia, un «secondo Risorgemento», il sindaco ha citato un celebre brano tratto dal Discorso sulla Costituzione di Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la dignità e la libertà, andate lì, o giovani col pensiero, perchè lì è nata la nostra Costituzione”. «Dignità della persona umana - ha proseguito il sindaco -, uguaglianza, democrazia, rispetto della vita, ripudio della guerra, libertà di pensiero e di religione, questi sono i caratteri della nostra Repubblica, iscritti nella Costituzione». «Una costituzione lungimerante, attuale, moderna e avanzata», ha continuato il sindaco, che ha fatto riferimento al prossimo referendum costituzionale di giugno per ricordare, sempre con Calamandrei, anche rispetto a «modifiche negli ultimi anni intervenute sempre a colpi di maggioranza», che la Costituzione italiana «è un oggetto delicato, e che le sue modifiche devono essere attentamente ponderate». Qui il sindaco ha nuovamente citato Calamandrei, leggendo parte di un articolo scritto nel 1952 per la rivista Il Ponte: “Un sintomo preoccupante (…) potrebbe ravvisarsi nella leggerezza con cui (…) si è parlato di “revisionismo costituzionale” come di una faccenda di ordinaria amministrazione. E’ vero che nella nostra Costituzione è previsto uno speciale procedimento per rivederla; ma è anche vero che, nello spirito dell’Assemblea Costituente, questo procedimento (…) è stato dettato non per invogliare i posteri alle revisioni costituzionali, ma al contrario per ammonirli a non dimenticare che la nostra è una Costituzione “rigida”, le cui modificazioni saranno sempre da considerarsi come una estrema ratio straordinaria ed eccezionale, da affrontarsi con prudente diffidenza”. E ancora, continuando nella citazione: “Fa pena sentire autorevoli parlamentari della maggioranza parlare con sì scarso senso di responsabilità della opportunità di rivedere la Costituzione per comodità del loro partito”. «Parole di ieri - ha chiuso Romagnoli il proprio intervento - che paiono scritte per l'oggi. Quanto buon senso e insieme quanta stringente attualità c’è nelle affermazioni di Calamandrei. Sono un testamento e un ammonimento davanti ai tentativi di mutare le basi della nostra Costituzione e, quindi, della nostra Repubblica, che è bene ricordarlo è una e indivisibile».
616/06

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