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Comune di Prato

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17/07/2006 13:31
Conferenza stampa Questa mattina in Palazzo comunale

Ex cantiere, firmato l'atto di acquisto dei terreni

Si conclude una vicenda che affonda le sue radici negli anni '30
Finalmente un punto fermo sull’ex cantiere, quel triangolo di terra nella parte 'densa' della città di Prato che sorge ai piedi della Calvana a cavallo tra le due linee ferroviarie Firenze-Bologna e Firenze-Pistoia e la sponda del Bisenzio. Oggi il Comune, assumendo il ruolo di 'procuratore speciale' tra proprietari e titolari di diritti di superficie, ha firmato l’atto di cessione dei terreni di proprietà della Rete ferroviaria italiana spa (Rfi), mettendo fine a un caso urbanistico che affonda le sue radici nei lontani anni ’30. A mettere la parola fine a una vicenda che coinvolge oltre 300 famiglie e almeno tre generazioni di residenti sono intervenuti tutti i soggetti coinvolti: dagli amministratori comunali, l'attuale sindaco, Marco Romagnoli, l'ex sindaco, Fabrizio Mattei, e l'assessore all'Urbanistica, Stefano Ciuoffo, al dirigente della Fier Servizi (società mandataria di rete ferroviaria italiana), Carlo Grana, al presidente dell'associazione ex cantiere, Remo Cavaciocchi. A firmare gli atti di acquisto di fronte al notaio si sono, quindi, seduti i proprietari delle costruzioni interessate. Grande soddisfazione per il risultato raggiunto è stata espressa dal sindaco Romagnoli che, per l'occasione, ha voluto accanto a sè l'ex sindaco Mattei, a sottolineare che oggi si chiude una lunga vicenda che ha visto protagoniste con il loro interessamento le varie amministrazioni comunali. L'assessore Ciuoffo ha sottolineato che finalmente si apre la possibilità di riflettere sui processi da mettere in atto per 'far sì che quel triangolo di terra ricostruisca sistemi di relazione, recuperi una efficace accessibilità e il senso di appartenza alla città'. Non è mancata l'emozione per le parole di Remo Cavaciocchi: 'Sono arrivato al cantiere quando avevo 17 anni e oggi ne ho 73. Grazie a tutti, a partire dai ministri Vittorino Colombo e Luigi Preti, agli amministratori comunaliper averci sostenuto in questo interminabile iter burocratico'. 'Ben otto sindaci Cavaciocchi - ha osservato - hanno preso a cuore la nostra questione: oltre a Giovannini, Vestri, Landini, Lucarini, Martini, Mattei e, infine, Romagnoli che oggi firma con noi l'ultimo decisivo atto'. LA STORIA L'ex cantiere è l'area della città in cui era stato allestito il cantiere della Direttissima Firenze-Bologna, di proprietà della Rete ferroviaria italiana (Rfi); dopo l'inaugurazione della linea ferroviaria – avvenuta nel 1934 - l'insediamento riservato agli operai che lo avevano costruito e allo stoccaggio dei materiali venne occupato abusivamente con diversi fabbricati destinati a civile abitazione. Da allora questa area ha rappresentato un vero caso urbanistico: la maggior parte delle famiglie che vi abitano adesso sono discendenti degli operai che - a partire dagli anni ’20 quando iniziarono i lavori per la Direttissima - occuparono gli alloggi, come testimoniano i cognomi tipici della zona dell'Appennino. Molti misero su famiglia a Prato rimanendo in quei fabbricati che nel frattempo erano stati trasformati in case ed erano stati ampliati fino a diventare delle palazzine. Negli anni '60 cominciò ad emergere la coscienza di non abitare in una casa propria, ma di vivere abusivamente su un terreno di proprietà altrui. Da qui le tensioni anche aspre che sorsero in quegli anni: ci fu lo scontro tra gli abitanti da una parte, che rivendicavano un diritto acquisito, e la Rfi dall'altra che intendeva far valere la propria proprietà. In questo quadro l’amministrazione comunale si preoccupò di affrontare il problema e andare incontro a tante famiglie che temevano la prospettiva di rimanere senza tetto. La questione della cessione dei suoli è rimasta aperta per decenni con la Rfi a lungo intenzionata a vendere i terreni nella loro completa estensione e non a porzioni stipulando il contratto con un'unico rappresentante della generalità dei soggetti occupanti. Un primo risultato è stato conseguito con il riconoscimento da parte dei proprietari del diritto di superficie, cui seguirono vari condoni edilizi. Ma la questione della piena proprietà è rimasta sempre aperta. L'entrata in gioco del Comune è arrivata al termine di vari incontri con la Rfi ed una lunga e laboriosa opera di monitoraggio di abitazioni, terreni e fabbricati occupati da ciascuna famiglia. Questo lavoro – compiuto dagli uffici dell’urbanistica - ha permesso di suddividere il tutto in quote millesimali. Di qui la proposta avanzata alla Rfi, che ha accettato di stringere un'accordo con l'amministrazione comunale. Il Comune avrà un doppio ruolo: da una parte acquista le parti pubbliche dei terreni, come strade e piazze, e dall'altra diventa procuratore acquistando per conto dei singoli proprietari le case. Verrà anche costituito un fondo di solidarietà con il quale il Comune andrà incontro a diverse famiglie in condizioni di particolare disagio economico e quindi non in grado di acquistare il diritto di proprietà. L'amministrazione in questo caso diventerà proprietaria delle abitazioni, che potranno essere riscattate successivamente come avviene per le case popolari. Seguendo questa procedura ci sarà un aggravio dei costi a carico dei superficiari che se ne avvarran, dato il doppio passaggio di proprietà e la rivalutazione dell'immobile. Per l'intera operazione saranno versati 1 milione e 300mila euro alla Rfi; il Comune, da parte sua, ne spenderà 150.000 sia per l'acquisto dei suoli stradali dell'ex cantiere, riferiti a circa un ettaro di terreno (per l'esattezza 11.600 metri quadrati), sia per la copertura delle indennità per le abitazioni, che vanno da un minimo di 5000 euro per ciascuna ad un massimo di 30.000.
820/06

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