08/11/2006 14:57
Opere pubbliche
Presentato stamani l'ampliamento progettato da Maurice Nio
Pecci, una nuova sede per affacciarsi sulla scena internazionale
Il Centro raddoppia i propri spazi per rendersi visibile e candidarsi come polo dell'arte contemporanea in Toscana.
Un anello rivestito in rame, che circonda l’attuale museo, ideato nel 1988 dall’architetto Italo Gamberini, e sospeso al di sopra di una cortina vetrata che, al piano terra, suggerisce continuità spaziale rispetto all’area a giardino che circonda l’edificio esistente. Si presenta così, nella versione dell’architetto olandese di origine giapponese Maurice Nio, di fama internazionale, il nuovo blocco che nelle intenzioni del Comune di Prato, raddoppierà gli spazi espositivi del Centro per l’arte contemporanea “Luigi Pecci” e consentirà alla sua collezione (“una delle più prestigiose nel panorama dell’arte contemporanea italiano” dichiara, con soddisfazione, il presidente Valdemaro Beccaglia), composta da “pezzi” di oltre trecento artisti, in prevalenza lavori plastici, grandi sculture, installazioni, dipinti e opere video, di trovare una definitiva e degna sistemazione, dopo lunghi anni in cui è stata relegata in una specie di vasto scantinato, non lontano dal Museo.
Il progetto e il plastico sono stati illustrati stamani dal sindaco Marco Romagnoli, nella Sala Grande del Palazzo comunale, insieme agli assessori Andrea Mazzoni (Cultura), che poco prima lo aveva presentato alle Commissioni consiliari, ed Enrico Giardi (Opere pubbliche), dal presidente del Pecci Valdemaro Beccaglia e alla presenza del progettista Maurice Nio e della signora Elena Pecci, committente del progetto poi donato, circa un mese fa, allo stesso Comune.
Un’operazione più o meno da 9 milioni di euro: la copertura è prevista al 60% con un contributo della Regione Toscana e per il 40% a carico del Comune, “l’ampliamento favorisce il definitivo potenziamento del Pecci - commenta Romagnoli - che assumerà il ruolo di museo regionale per l’arte contemporanea”.
Il nuovo blocco, che si aggiungerà all’attuale edificio, preservato e mantenuto nella sua forma originaria, prevede una superficie espositiva (primo piano) di 1830 metri quadrati, con al piano terra hall di ingresso e reception (220 mq), bookshop (110 mq), caffè ristorante (290 mq), aule didattiche (110 mq) e laboratori (140 mq). Una superficie totale, comprendente altri spazi funzionali minori, di 2860 mq, sormontati da “un elemento sorprendente”, così lo definisce il sindaco Marco Romagnoli, che spicca sopra l’anello: una specie di ”antenna”, a testimoniare, nelle parole del suo progettista, l’architetto Maurice Nio, “la presenza del nuovo Pecci, la sua volontà di farsi ricettore di segnali culturali”.
In altri termini il Pecci vuol diventare “visibile”, dopo anni di crisi, in cui ha rischiato la chiusura. Lo dice senza mezzi termini il sindaco: “Abbiamo evitato la chiusura del Pecci, anche contro tesi sostenute da forze locali, ed abbiamo iniziato un’opera di risanamento che sta procedendo bene. Oggi siamo qui a parlare di rilancio e di nuove prospettive. Del resto anche la cultura è essenziale, è un valore, per uscire dalla crisi”. Lo ribadisce il presidente del Pecci, Valdemaro Beccaglia, un anno e passa in trincea, a far tornare i conti: “Le difficoltà non sono terminate, ma si rivede un po’ la luce e si può guardare al futuro con rinnovata fiducia”.
Certo non mancano i problemi, ad iniziare dai rapporti coi partner privati, associazione industriali in testa, coi quali è aperta una discussione per definire un nuovo statuto, ma spiega l’assessore alla cultura Mazzoni “già da ora si poggia su nuove basi e con un forte sostegno pubblico, che vede in prima linea la Regione”.
Si riparte dunque dalla collezione permanente (“non esiste Museo – dice il sindaco – che non faccia perno sul proprio patrimonio e sulla sua valorizzazione”), che, come afferma Beccaglia “diventerà finalmente visibile”. Ma si riparte anche da un’idea di museo, è questa la filosofia che sta dietro all’ampliamento, che vuole coniugare, sempre sindaco e presidente, “più funzioni, economia e flessibilità”, con un progetto che permette di realizzare la sintonia col corpo esistente e una nuova divisione funzionale, peraltro tutt’altro che rigida, con le sale dell’attuale museo destinate alla collezione, come previsto in origine dall’architetto Gamberoni, e con quelle future occupate da esposizioni temporanee
“L'integrazione del vecchio corpo di fabbrica e di quello nuovo – spiega il presidente del Pecci – realizzerà un'importante flessibilità d'uso, tale da permettere non solo una più consona circolarità nella fruizione degli spazi, ma anche una più snella ed economica gestione delle sale”. Gestione che si fonda sul mantenimento della attuale dotazione di personale, composto da 22 dipendenti, di cui 12 a tempo e 10 a part time, e su un piano, per gli anni a venire di riduzione delle spese, tanto che si prevede di passare dall’attuale bilancio di un milione e 340 mila euro a poco più di un milione, nel giro di un paio di anni. Il tutto condito da un incremento delle mostre e dei progetti di ricerca e di sviluppo, attraverso l’attivazione di nuove linee di finanziamento.
Propositi che tornano ad essere ambiziosi, tanto da ipotizzare con l’assessore Giardi nel 2010 la nascita del nuovo Pecci. Chiude il sindaco Marco Romagnoli: “Se ci fossimo limitati a prendere atto dei problemi già da tempo saremmo a commentare altre scelte. Ed invece il Pecci, la cultura, si inseriscono in un’azione strategica di area metropolitana, che ha nella Declassata, e nei progetti per l’area ex Banci, il loro fulcro. Guardiamo avanti perchè continuiamo, con pragmatismo ma anche con fiducia, ad investire sul futuro di questa città”.
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