02/12/2006 15:20
Cerimonie
A conclusione di uno storico caso urbanistico
Il sindaco alla festa del Cantiere per la consegna dei terreni
Festa nel pomeriggio con il sindaco Marco Romagnoli, l'ex sindaco Fabrizio Mattei, l'assessore all'Urbanistica Stefano Ciuoffo, la presidente della Ciroscrizione Est Anna Maria Berti e i rappresentanti di Rfi, per celebrare il passaggio di proprietà dalle Ferrovie ai proprietari delle abitazioni dei suoli dell'ex cantiere della Direttissima.
Una vicenda che si è trascinata per settanta e passa anni, che si è finalmente conclusa nel luglio scorso, con la firma dell'atto di cessione dei terreni da parte di Rfi (Rete ferroviaria italiana), tanto che le celebrazioni odierne rappresentano la defintiva conclusione di un “caso urbanistico”, sorto attorno agli anni '30 del secolo scorso e che come sostiene Remo Cavaciocchi, anima del comitato degli abitanti del quartiere noto come “Il Cantiere”, «ha interessato ben otto sindaci, che hanno preso a cuore il nostro problema».
Per questo nel pomeriggio in piazza Ardigò, in quella striscia di case fra la ferrovia e il Bisenzio, con la “Fanfara” dei bersaglieri, si è celebrato l'avvenimento.
E' stato proprio Remo Cavaciocchi, non senza emozione e con le lacrime agli occhi, ad aprire la manifestazione, ricordando le lunghe tappe di una storia infinita, positivamente conclusasi. Subito dopo di lui è toccato al sindaco Marco Romagnoli esprimere la propria soddisfazione: «Il risultato a cui siamo pervenuti è frutto dell'impegno di anni e anni compiuto da diverse amministrazioni comunali, dal dopoguerra ad oggi. Si può tranquillamnte dire che il Comune ha sempre sostenuto le famiglie, si è interessato ed occupato di questa vicenda. Ci è voluta anche molta pazienza, ma finalmente siamo giunti in fondo. Ed è per me motivo di ulteriore soddisfazione, perchè è stato premiato il certosino lavoro di rilevazione fatto dagli uffici comunali in quest'ultimo periodo».
La storia peraltro è nota: il triangolo di terra che sorge ai piedi della Calvana a cavallo tra le due linee ferroviarie Firenze-Bologna e Firenze-Pistoia e la sponda del Bisenzio, di prorietà delle Ferrovie, destinato in origine agli insediamenti per gli operai e allo stoccaggio dei materiali, fu occupato abusivamente con diversi fabbricati destinati a civile abitazione dopo l'inaugurazione, nel 1934, della Direttissima.
Da allora l'area dell'ex cantiere rappresentò un vero caso urbanistico: la maggior parte delle famiglie che vi abitano adesso sono discendenti degli operai che - a partire dagli anni ’20 quando iniziarono i lavori per la Direttissima - occuparono gli alloggi, come testimoniano i cognomi tipici della zona dell'Appennino. Molti misero su famiglia a Prato, rimanendo in quei fabbricati che nel frattempo erano stati trasformati in case ed erano stati ampliati fino a diventare delle palazzine. Negli anni '60 cominciò ad emergere la coscienza di non abitare in una casa propria, ma di vivere abusivamente su un terreno di proprietà altrui. Da qui le tensioni anche aspre che sorsero in quegli anni: ci fu lo scontro tra gli abitanti da una parte, che rivendicavano un diritto acquisito, e Rfi dall'altra che intendeva far valere la propria proprietà. La storia recente è altrettanto nota: il Comune è diventato interlocutore delle Ferrovie, una sorta di “procuratore speciale” per conto delle famiglie, che in questo modo sono divenute proprietarie dei terreni su cui sorgono le loro case, nella maggior parte dei casi da almeno tre generazioni. Nel frattempo il Comune ha anche aquisito le parti pubbliche dei terreni, come strade e piazze.
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