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Comune di Prato

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20/12/2006 16:08
Centro storico Gregori replica a Nardini e Diddi

«Il piano è stato concordato. Si giudichino i fatti»

«Definire il piano per il centro storico un insieme di “parole vuote” o una “sequenza di luoghi comuni e di burocratica demagogia”, è compiere un atto di autolesionismo, visto che le dieci cartelle della proposta sono il risultato di una lunga concetazione e contengono molte ipotesi avanzate dalle associazioni dei commercianti». E' la replica dell'assessore al Centro storico Giuseppe Gregori al j'accuse lanciato dal presidente dell'Unione commercianti Giuseppe Nardini e Riccardo Diddi. «Che possano essere intercorsi inconvenienti o difetti di comunicazione per le strisce in alcune aree di sosta, anche se si è trattato di un paio d'ore e poco più, può essere oggetto di discussione, ma che da qui si arrivi a parlare di “catastrofe commerciale” del centro provocata dal Comune è francamente fuori luogo. Le difficoltà delle strutture commerciali derivano in primo luogo da altri fattori e da meccanismi di mercato. Dopodichè il piano presentato dal Comune è proprio per valorizzare le potenzialità che il centro continua ad offrire. Ma tutto ciò investe la responsabilità anche degli operatori economici. Che non possono chiamarsi fuori». «Quanto al Natale e agli accessi - continua Gregori - vorrei anche ricordare che il Comune, con Cap, ha messo a disposizione bus gratis per raggiungere il centro in alcuni pomeriggi di questo periodo di festività. E' troppo semplice irritarsi per cose, magari anche discutibili, e dimenticare il resto, compreso il fatto che proprio l'accesso alla città antica è uno degli aspetti fondamentali del piano presentato, con ipotesi di parcheggi, che per la loro complessità non si fanno dall'oggi al domani». «In ogni caso - chiude l'assessore - continueremo a tenere aperti tutti i tavoli di confronto e di concertazione. La sensibilità dimostrata dal Comune è evidente e sta nelle proposte del piano, discusse con le stesse associazioni. Sono tutt'altro che parole vuote. E quanto meno si giudichi dai fatti».
1425/06

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