salta la barra


Comune di Prato

 indietro
28/01/2007 13:59
Sindaco Una riflessione sulla questione dell'immigrazione

«Governare insieme il “caso Prato”»

L'intervento del sindaco Marco Romagnoli è apparso in data odierna nelle pagine di cronaca toscana de l'Unità/Firenze
L'Italia da Paese di migranti è divenuta terra di immigrazione, avendo ormai più del 4% della popolazione composta da cittadini stranieri. Un'incidenza ancora bassa, rispetto ad altri paesi europei. Ma questi non si distribuiscono in egual misura sul territorio, creando aree ad “alta densità di immigrati”. Prato è una di queste: dal 2001 ad oggi (gli anni del centro-destra) gli immigrati sono raddoppiati, superando le 35 mila presenze regolari su 184.000 abitanti. Un fenomeno vasto che pone nuovi e inediti problemi, nelle condizioni di lavoro, dove si assiste a fenomeni, anche inumani, di sfruttamento, per l’assoluta carenza di abitazioni, con questioni relative all'inserimento scolastico, ad iniziare dalla mancata conoscenza della lingua, con situazioni di degrado, problemi igienici e sanitari e anche di illegalità diffusa. Nel Consiglio comunale straordinario di giovedì scorso abbiamo parlato di tutto questo. Soprattutto abbiamo sollevato la complessità del fenomeno e una “questione di cittadinanza”, che come è noto è fatta di doveri ma anche di diritti, quei diritti negati a molti stranieri. La novità è che l'intero arco delle forze politiche, presenti in Consiglio comunale, ha riconosciuto la bontà dell'iniziativa sviluppata dall'Amministrazione comunale. Esiste, per semplificare, un “caso Prato” ed è dato dai numeri, non da altro. Serve un approccio concreto, occorrono conoscenze, strumenti, risorse adeguate e capacità di governo. Un esempio. La crescita ci impone di realizzare 16 nuove scuole nei prossimi tre anni, un investimento di 40 milioni di euro su un bilancio falcidiato dai tagli delle finanziarie. Saremo obbligati ad aumentare le tasse. Sicuramente troveremo opposizione. Un bel tema su cui riflettere quando si parla di coesione e tenuta sociale. Ecco perchè poniamo la necessità di avere risorse e strumenti per governare il fenomeno, in una realtà orgogliosa delle proprie tradizioni di ospitalità e, nella quale, pur con difficoltà, non si sono ad oggi registrati atti gravi di razzismo o di intolleranza. Ed è chiaro che il Comune non vieta di coltivare le proprie tradizioni. Mi riferisco alla presunta proibizione a svolgere il “capodanno cinese”, per il quale peraltro nessuna richiesta è pervenuta al Comune. Detto questo non si possono ignorare le tensioni cui è sottoposto il tessuto sociale e la capacità di assimilazione, per la quale occorrono equilibrio e politiche finalizzate. Non ci deve essere allarmismo ma neppure sotttovalutazione. La sostanza vera è che il Comune non può essere lasciato solo a governare una questione così difficile, o pensare che possa offrire tutte le risposte, dalla casa alla scuola, dal lavoro ai servizi sociali. Abbiamo sviluppato una esperienza all’avanguardia nella scuola e nei servizi, e stiamo facendo notevoli progressi per l'inclusione. Il punto è dato dalla vastità del problema. Se non governato rischiamo davvero la rottura anche sul piano dei valori sociali. Per questo ci siamo rivolti a sindacati e imprenditori, ad associazionismo e volontariato, affinché si sviluppi una forte iniziativa congiunta per ricreare condizioni di coesione ed inclusione. Ma non basta. Prato è oggi ciò che molte parti d’Italia saranno tra 10-20 anni. La nostra esperienza può essere preziosa per l’intero Paese. Questo abbiamo detto a Regione e Governo, che hanno pienamente colto, con sensibilità e attenzione, la specificità pratese. Con loro stiamo lavorando, con sintonia e responsabilità, con l’obiettivo di interventi concreti che prefigurino una politica complessiva per il governo del fenomeno dell’immigrazione.
95/07

Condividi su: Condividi su Facebook Condividi su Google Bookmarks Condividi su Twitter
 indietro  inizio pagina