01/02/2007 16:54
Immigrazione
Frattani incontra le associazioni dei cinesi
Il “capodanno cinese” si farà nell'anfiteatro del Pecci
Spiega l'assessore: «Ci vuole una maggiore responsabilità per evitare i conflitti»
Il “capodanno cinese” si farà, all'anfiteatro del Centro per l'arte contemporanea “Luigi Pecci”. La «provocazione», come l'ha definita l'assessore alla Città multietnica Andrea Frattani, sollevata nei giorni scorsi affinchè la comunità cinese «assuma una maggiore responsabilità nell'accompagnare la vita civile ed economica e nel contrastare l'illegalità», non solo non è stata respinta dalla nutrita delegazione, con molti componenti giovani, di associazioni cinesi (“Amicizia”, “Commercio Italia Cina”, “AssoCina”), ma è stata persino incidentale nel lungo incontro, che ha occupato l'intera mattinata, con lo stesso Frattani.
Anzi ha ricevuto l'imprimatur del consolato cinese e del vice console Liu: «Non importa in quale luogo si fa il “capodanno” e con quale modalità, importante è che sia un'occasione di dialogo con la città».
Il dialogo è stato al centro della riunione aperta da Frattani: «La questione non è il “capodanno”. L'ho posta per richiamare l'attenzione su una maggiore responsabilità della comunità cinese sui problemi della convinvenza, che a lungo andare possono creare tensioni, che sono già ad un livello di guardia».
Problemi pratici di convivenza quotidiana quelli richiamati da Frattani: dal conferimento corretto dei rifiuti nei cassonetti della raccolta differenziata, agli olii commerciali che non possono essere scaricati nelle fognature, al pagamento della Tia e delle contravvenzioni, pet finire ai problemi più minuti del decoro urbano e a quello più grave dell'abbandono scolastico, per cui l'85 dei bambini cinesi e stranier (3500 ce ne sono attualmente nella fascia dell'obbligo) non arriva alle superiori.
La reazione dei presenti, soprattutto dei più giovani, non è stata affatto di chiusura: «Le associazioni certo non possono tutto, anche perchè come qualsiasi associazione si formano su base volontaria e dentro la comunità c'è un problema di procedure democratiche, di elezione dei suoi rappresentanti. Bisogna usare più canali di comunicazione, soprattutto i giornali in lungua cinese, che sono molto letti, perchè la sensazione è che molti dei nostri connazionali non conoscano. E' necessario evitare l'isolamento della comuità».
In ogni caso, hanno detto altri, «la “pressione” va resa nota, non può essere ignorata, deve giungere ai membri della comunità». Anche perchè, è stato il ragionamento di Frattani, «non tocca solo alle istituzioni farsi carico dell'onere della convivenza. E' necessario che non ci si limiti solo a campagne di comunicazione, ma che vi sia una inziativa costante e continua di sensibilizzazione. Bisogna farlo insieme per scongiurare il rischio di un conflitto etnico».
La disponibilità, almeno dai presenti, è venuta, anche se occorreranno altre riunioni per tradurla in fatti concreti. Il “cambio di passo” richiesto a chi nella comunità cinese di Prato svolge, comunque, con le proprie associazioni un ruolo, non ha trovato orecchie insensibili. E' stato lo stesso vice console a sancirlo in modo esemplicativo: «I servizi come la raccolta differenziata costano all'Amministrazione comunale. I cittadini, tutti, devono contribuire e pagare per migliorare la città e la società».
Alla fine il “capodanno” si farà, le associazioni cinesi hanno detto sì allo svolgimento, la mattina del 18 febbraio, nell'Anfiteatro del Pecci, la cui presidenza aveva già offerto la propria disponibilità.
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