12/04/2007 16:02
Comune
L'assessore Andrea Frattani dopo l'occupazione delle ex Poste
«Asilo, Prato non può ospitare persone oltre i posti disponibili»
«E' un problema dello Stato italiano. Il Comune di Prato, come altri Comuni, ha solo dato la disponibilità al governo nazionale nel gestire i progetti di ospitalità. Ma garantire l'ospitalità, come da Costituzione, a coloro che scappano dalla guerra e lasciano per questo i loro paesi di origine, è una questione dello Stato, non delle realtà locali. Anche perchè si tratta di persone a cui viene riconosciuto l'asilo politico o la permanenza nel territorio italiano per motivi umanitari». L'assessore alla Città Multietnica Andrea Frattani spiega qual è l'effettivo natura del problema, dopo che una trentina di eritrei, tutti con permesso di soggiorno per motivi umanitari, ha occupato stamani l'edificio delle ex Poste, chiedendo a gran voce un'abitazione.
A monte c'è il progetto Sprar, servizio protezione rifugiati, che poi ha dato vita al progetto nazionale asilo, gestito dall'Anci per conto del ministero dell'Interno, per consentire, come si dice nella sede dell'assessorato, «un percorso di formazione e assistenza per i richiedenti asilo, nelle more dell'ottenimento dello status di rifugiato». Il Comune è dal 2005 che è entrato nel progetto, territorialmente gestito dall'Arci regionale, come capofila di altre amministrazioni: Vaiano, Poggio a Caiano, Carmignano, Mercatale Val di Pesa, Bagno a Ripoli. In tutto 45 posti, suddivisi fra i Comuni coinvolti, per ospitare rifugiati politici. «Non ne abbiamo di più - dichiara l'assessore - e non possiamo ospitarne di più». In pratica, dopo l'ottenimento dello speciale status di profugo, il servizio centrale indirizza le persone verso i Comuni, compresi nel progetto, fino a che non è esaurita la loro disponibilità. Se questa non c'è si forma una lista d'attesa nazionale. Ma accanto alla lista nazionale esistono liste locali, perchè i rifugiati si muovono sul territorio, che attualmente non è gestita dal Comune (l'amministrzione ha chiesto di farlo dal 30 aprile). L'ospitalità di Prato è fino a 45 posti per sei mesi. «E' una prima accoglienza - si dichiara all'assessorato - ed è naturale che sia a rotazione, perchè se l'assistenza fosse permanente non ci sarebbe la possibilità di accogliere altri rifugiati». Anche perchè lo status speciale permette a queste persone di stare nel territorio come qualsiasi altro cittadino italiano, compresi eventuali problemi relativi a casa o lavoro. «E' evidente - dichiara Frattani - che queste persone hanno una condizione particolare. Ma il Comune case non ne ha, nè per loro nè per altri cittadini. Così come è evidente che oltre la disponibilità attuale non possiamo andare. Il progetto asilo ha determinate caratteristiche, che sarebbe anche sbagliato modificare. Ci vuole una assunzione di responsabilità da parte dello Stato».
Domani in prefettura è convocata una riunione, alla presenza del questore anche con l'asssessore Frattani, che così chiude: «L'unica cosa certa è che se si pensa di risolvere i problemi con l'occupazione di edifici pubblici, questa è la strada più sbagliata, che pregiudica anche il progetto asilo e i posti garantiti da Prato».
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