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Comune di Prato

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09/07/2007 10:38
Spettacolo Lunedì 9 luglio Anfiteatro Centro Pecci ore 21.30

PratoEstate 2007, Goran Bregovic

Tales & Songs from Weddings & Funerals
GORAN BREGOVIC e la sua Wedding & funeral band Anfiteatro Centro Pecci 9 Luglio ore21.30 Tales & Songs from Weddings & Funerals La genialità dell’autodidatta Goran Bregovic (nato a Sarajevo nel 1950) va al di là di questa miscela che coniuga il pop-rock con la musica classica, le litanie bizantine con il folk dei Balcani, le leggende zingare con i campionamenti, la ruvidità dei fiati e degli ottoni delle fanfare di paese con l’estetica patinata dell’Occidente. Il filo rosso che unisce tutte queste 'schegge' è la passione che Goran ha per il Suono nel suo significato universale, la sua straordinaria capacità di sublimare i materiali della tradizione e di proiettarli, grazie al costante incontro con i linguaggi contemporanei o del pop-rock, in una dimensione surreale, ironica e lirica, facilmente comprensibile sotto tutte le latitudini. In una parola, Goran Bregovic reinventa tutto lo scibile musicale e se l’esuberanza e la struggente malinconia dei Balcani, il gusto un po’ barocco per i crescendo orchestrali, il non mai dimenticato amore per il pop-rock o l’elettronica sono chiaramente identificabili nella produzione del compositore di Sarajevo, altrettanto chiaramente si scopre che quelle musiche scolpite brutalmente o dipinte con tenerezza sono al di fuori di meri confini geografici e sono simboli forti di una rappresentazione della vita, tragica e visionaria, che riesce ad arrivare al cuore di tutti. GORAN BREGOVIC & WEDDING and FUNERAL BAND TALES AND SONGS FROM WEDDINGS AND FUNERALS Goran Bregovic Chitarra, Sintetizzatore, Percussioni, Voce Alen Ademovic - Goc (Grancassa tradizionale), Voce Una band gitana di fiati: Bokan Stankovic - Prima Tromba Dragan Ristevski - Seconda Tromba Stojan Dimov - Sax Alto e Soprano, Clarinet Ivan Jovanovic – Primo Trombone Milos Mihajlovic – SecondoTrombone Aleksandar Rajkovic – Terzo Trombone, Glockenspiel Dejan Manigodic – Tuba Voci Bulgare Ludmila Radkova Trajkova - Voce Daniela Radkova Aleksandrova - Voce Celevski Slave fonico Goran BREGOVIC e la sua Orchestra per i Matrimoni e Funerali Con la radici nei Balcani, di cui è originario, e la mente nel XXI secolo, le composizioni di Goran Bregovic mescolano le sonorità di una fanfara tzigana, le polifonie tradizionali bulgare, una chitarra elettrica e percussioni tradizionali con delle accentuazioni rock…. dando vita ad una musica che ci sembra istintivamente di riconoscere e alla quale il nostro corpo difficilmente sa resistere. Nato a Sarajevo da madre serba e padre croato, Goran Bregovic crea i suoi primi gruppi rock a sedici anni. “il rock aveva all’epoca un ruolo fondamentale nella nostra vita. Era l’unica possibilità per poter esprimere pubblicamente il nostro malcontento senza rischiare di finire in galera, o quasi”. Per far piacere ai suoi genitori, Goran si impegna a proseguire i suoi studi di filosofia e sociologia che lo avrebbero portato ad insegnare, se l’enorme successo del suo primo disco non avesse deciso altrimenti. Seguono quindici anni con il suo gruppo White Button e tredici album venduti in 6 milioni di copie. Tour interminabili in cui Goran diventerà l’idolo della gioventù jugoslava. Alla fine degli anni 80, Bregovic si libera del suo ruolo sfibrante di “star” e si isola in un “ritiro dorato” in una piccola casa sulla costa adriatica, un vecchio sogno d’infanzia. Qui compone le musiche del terzo film di Emir Kusturica “Il Tempo dei Gitani”. Ma ben presto i primi disordini scoppiano in Yugoslavia e i due amici sono costretti ad abbandonare tutto e trasferirsi a Parigi. Alla sua origine già mista, Goran ha aggiunto una moglie mussulmana, e i tempi non sono propizi per questa allegra e stimolante mescolanza. MUSICHE PER IL CINEMA Cresciuti nello stesso ambiente, della stessa generazione, sfuggiti agli stessi pericoli, Goran Bregovic e Emir Kusturica formano un tandem in cui la complicità era tale che non vi era più bisogno di parole per esprimersi. Dopo “Il Tempo dei Gitani” Goran ha carta bianca per comporre la colonna sonora di “Arizona Dream”. Il risultato è pari al film, lirico, innovatore e particolarmente commovente. “Una delle grandi qualità dei film di Emir, è quella di mostrare la vita come realmente è, cioè piena di buchi, di imprevisti, di esitazioni. E’ questo lato imperfetto che ho voluto conservare. Anche le canzoni cantate da Iggy Pop sono poco prodotte. Vi è giusto la sua voce e un’orchestra di vecchi gitani che soffiano nelle loro trombe ante-guerra e suonano dei corni di bue. E’ tutto molto semplice”. Ciò che Goran non dice è che si tratta senza dubbio di una delle migliori performance di Iggy Pop degli ultimi 10 anni. Ciò che non dice è che la semplicità dietro la quale egli si ripara non appartiene che a persone di gran talento. In seguito Patrice Chereau gli affida “La Regina Margot”, Palma d’Oro 1994 al Festival di Cannes, Goran compone delle musiche maestose dagli accenti rock… Anche le musiche di “Underground” di Emir Kusturica, Palma d’Oro 1995 al Festival di Cannes Sono firmate Bregovic. Ma non quelle del film successivo…Il cammino dei due amici si separa una seconda volta: Goran lavora meno per il cinema e più per la sua musica dal vivo. Emir segue la sua strada con un progetto editoriale e con il magnifico film “Gatto Nero Gatto bianco” le cui musiche sono composte da altri musicisti di Sarajevo. Goran compone ancora le musiche dall’aroma “klezmer” del film “Train de Vie” di Radu Mihaelanu, presentato con grande successo ai festival di Venezia, San Paolo, Berlino e, con grande successo di pubblico, nei cinema di numerosi paesi. Poi si consacra all’interpretazione della propria musica e comincia una seconda carriera sulle scene internazionali. Senza abbandonare completamente i film, comunque: il piccolo capolavoro di Nana DJORDJAZE « 27 Missing Kisses » nel 2001, Unni STRAUME « Music for Weddings & Funerals » nel 2002 (musica originale e protagonista maschile). Nel 2004 Bregovic ripete la stessa avventura: compone la musica ed è uno dei protagonisti maschili del film italiano intitolato “I Giorni dell’Abbandono” uscito in autunno 2005. MUSICHE PER IL TEATRO “Il Silenzio dei Balcani” è un ambizioso progetto multimediale realizzato nel 1997 a Salonico insieme al regista teatrale sloveno Tomaz Pandur, quindi una collaborazione con il Teatro Stabile di Trieste per il quale scrive le musiche di scena per un insolito “Amleto”, Goran Bregovic sviluppa il gusto della scrittura per il teatro. Segue una collaborazione con uno dei più interessanti registi teatrali italiani, Marco Baliani per il quale, su commissione del Festival Novecento di Palermo, scrive le musiche di “La Crociata dei Bambini” (novembre 1999), quindi, tra il gennaio 2001 e gennaio 2002, un altro grande progetto con Tomaz Pandur: “La Divina Commedia” al Teatro Thalia di Amburgo. MUSICHE PER CONCERTO Per 10 anni, dal suo abbandono del rock, la musica di Bregovic non era più stata eseguita dal vivo. Il mutamento avviene nell’estate 1995, quando con una band di 10 musicisti tradizionali, aggiunti ad un coro di 50 elementi e a un’orchestra sinfonica egli avvia una serie di concerti in Grecia e Svezia, quindi quello del 26 ottobre a la Forest National di Bruxelles davanti a 7500 persone. Poche altre esibizioni nel 1996 perché l’organico di 120 musicisti su scena scoraggia gli organizzatori. Nel giugno 1997, la formazione è ridotta a 50 elementi per un concerto di circa due ore che riprende le sue musiche per il cinema. Ed è il successo: Goran inanella trionfali tournée per tutta l’Europa alla testa della sua Orchestra per i Matrimoni e Funerali, presentando tutti i suoi brani più belli, dall’ormai celebre “Ederlezi” (Il Tempo dei Gitani” a “In the Death Car” (Arizona Dream” passando per il vigoroso “Kalashnikov” (Underground) avviato in coro da un pubblico in delirio con il grido “Juris” (All’attacco !!!). Il numero crescente degli spettatori per concerto /da 3.500 a 10.000), il concerto del 1° maggio a Roma in Piazza S.Giovanni davanti a 500.000 persone, confermano che la sua musica ha un reale impatto sul piano internazionale e che la giovane rock-star degli anni 70-80 si è affermato come un compositore maturo per il successo internazionale. DISCOGRAFIA Come un ragazzino felice, Goran si sorprende di aver potuto collaborare con alcuni dei più importanti interpreti di culture differenti, ai quali avrebbe sempre chiedere un autografo: Iggy Pop da lui completamente reinventato (Arizona Dream), Ofra Haza (La Regina Margot), Cesaria Evora (Underground), Sezen Aksu in Turchia, Georges Dalaras in Grecia, Kayaha in Polonia. “Le Temps de Gitans” Polygram/Universal “Arizona Dream” Polygram/Universal “Toxic Affair” Polygram/Universal “La Reine Margot” Polygram/Universal “Underground” Polygram/Universal “Ederlezi” (compilation) Polygram/Universal “Bregovic & Kayah” BMG Polonia “Songbook” Polygram/Universal “Music for Films” Polygram/Universal “Tales & Songs from Weddings and Funerals” Polygram/Universal PROGETTI SPECIALI Su richiesta di Giovanni Lindo Ferretti dei CSI, Goran Bregovic si è fatto ambasciatore della musica dei Balcani e ha scelto e proposto tre fanfare (Bulgaria, Romania e Serbia) e un gruppo di voci femminili Russe che, con la sua “Orchestra per Matrimoni e Funerali”, si sono incrociate nelle vie di Bologna il 27/6/2000, per una grande festa musicale dei paesi ortodossi sotto il titolo “Hot Balkan Roots”, ripetuta due giorni dopo a Roma. Per cominciare il tour italiano nell’estate 2000, Goran ha ideato un “Grande Matrimonio a Palermo” per la Festa di S. Rosalia il 14 luglio, di cui ha condiviso la direzione artistica con Roberto De Simone. Per una sola notte, Goran ha riunito gli artisti di quello che lui definisce il suo 'prato musicale' – tra Budapest e Istambul. Alle musiche di Goran, ai video del Belgradese Boris Miljkovic, si sono mescolati danzatori greci e sloveni in una coreografia del rumeno Edward Clug. Sono state nuovamente chiamate le fanfare di Belgrado e di Sofia (un matrimonio senza fanfare non è possibile!) che, partendo da lati opposti di Palermo hanno accompagnato gli uni le spose, gli altri gli sposi, in due festosi cortei che sono confluiti nella grande piazza centrale della città dove li attendeva il coro e l’orchestra di Goran Bregovic per un grande ballo finale. In giugno 2002 Goran presento’ un progetto speciale nella Basilica Di St. Denis (Parigi), nell’ambito di un festival di Musica Sacra, dal titolo “Il mio Cuore è diventato Tollerante”. Intorno al tema della riconciliazione, Bregovic a riunito tre voci femminili, tre star appartenenti a tre religioni, invitandole ad unirsi al suo coro ortodosso, ad un ensemble d’archi marocchino e alla sua Orchestra per i Matrimoni e Funerali. Luciano Berio lo invito’ con questo progetto all’Accademia Santa Cecilia a Roma in luglio, un altro concerto fu presentato al Guggenheim di Bilbao e poi al festival delle Arti Sacre a Fez. Si può dire che un nuovo aspetto quello di compositore di “musica contemporanea” si aggiunge alla carriera di Goran. L’ultima avventura si intitola “Karmen di Bregovic con lieto fine”, la prima Carmen con la K e l’accento balcanico. Una combinazione di teatro naive e opera, “Karmen” debutta in Italia ad aprile 2004. Scritta, composta e diretta da Goran Bregovic (solo qualche accenno alla “Carmen” di Bizet), questa opera zingara è interpretata dai musicisti della sua Orchestra per Matrimoni e Funerali. AL MOMENTO Goran BREGOVIC sta lavorando a due progetti: - uno commissionato dall’ECHO (Concert Hall Organisation) per un tour di dieci concerti nelle più prestigiose sale da concerto europe, interpretato da Goran Bregovic con la sua Wedding and Funeral Band e l’Absolute Ensemble di Kristjan JÄRVI. Il titolo di questo progetto è “Perdona, è questa la strada verso il Futuro?” che debutterà ad Atene il 17 aprile 2007 ed il 18 sarà a Roma all’Accademia di Santa Cecilia. - L’altro, commissionato dal Musikfest di Brema per settembre 2007, è “L’Orfeo” di Monteverdi……preparatevi a un’altra opera gitana! TOURS: Dopo le tournée in Europa e Sud America durante tutto il 2002 e quattro concerti trionfali a Parigi in novembre (due al “Bataclan” e due nel tempio della musica classica, il “Théâtre des Champs Elysées”, nel 2003 Bregovic gira Scandinavia, Francia, Romania, Spagna, e infine due incredibili concerti che hanno registratto il tutto esaurito al leggendario Luna Park Stadium di Buenos Aires (e in più la cittadinanza onoraria!). Dopo di che, i festival estivi di tutta Europa. Un breve periodo di tournée in autunno-inverno 2003/2004 (solo una piccola serie di concerti in Svizzera a marzo 2004), visto che il tempo era dedicato a l’elaborazione di “Karmen con lieto fine”. Da allora, circa novanta concerti da aprile a dicembre, un tour di “Karmen” in Italia ad aprile, e poi concerti in Francia, Germania, il Festival di Bergen in Norvegia in maggio 2004… Poi, ancora concerti in Italia, Germania e Francia nella stagione estiva. In autunno tre concerti in Belgio, nei paesi balcanici, a Vienna e nella Repubblica Ceca (più un concerto a Bratislava in Slovacchia). In novembre ancora Argentina con tre concerti a Buenos Aires e uno a Cordoba, e poi in dicembre 2004 cinque concerti di Karmen al Piccolo Teatro di Milano, alcuni a Cagliari e un altro piccolo tour italiano. Il 2005 porta ancora concerti in Italia, Francia, Spagnia, Germania e Israele. Inoltre, un’apertura al continente asiatico - un tour che include Taipei, Singapore e Seoul a giugno 2005, e poi ancora festival estivi in Italia, Spagna e Francia. Dopo, Bremen in Germania, San Pietroburgo e Mosca e un tour in Francia a novembre, mentre “Karmen di Goran Bregovic con lieto fine” è stata in scena tutto il mese di dicembre a Parigi a “Le Cabaret Sauvage”. In giugno 2005, il vecchio e leggendario gruppo di Bregovic “Bjelo Dugme” (Bottone Bianco) si riunisce per un concerto sold-out nelle capitali delle tre repubbliche slave. Un pubblico di 70.000 persone a Sarajevo e Zagabria, e di 200.000 a Belgrado ha dato prova e rinnovato la speranza che le persone, pur separate dalla guerra, possono almeno condividere e godersi un patrimonio musicale comune. 2006. Dopo un tour in Francia e alcuni concerti in Spagna e Italia, luglio 2006 ha segnato la prima apertura dei peasi del Nord America alla musica di Bregovic. Uno straordinario concerto in piazza a Montreal, all’interno del Montreal Jazz Festival per un pubblico di 150-200.000 persone, un concerto a Chicago nel grandioso Millennium Park (4.000 a sedere e 7.000 in piedi) e un concerto alla Avery Fisher Hall all’interno del Lincoln Center Festival di New York. Montreal e Chicago erano concerti gratuiti, offerti rispettivamente dal Festival e della Città di Chicago, mentre i 2.800 posti della Avery Fisher Hall erano esauriti già due settimane prima del concerto. Un tour di festival estivi in Francia, Ungheria, Italia e Grecia, poi un ritorno in Corea: a Seong Nam – un concerto di “Tales and Songs for Weddings and Funerals” con musicisti locali e la Wedding and Funeral Band di Bregovic il 31agosto, e “Karmen di Goran Bregovic con lieto fine” a Seul il 2 settembre. Un CD (con un breve video) di “Karmen di Goran Bregovic con lieto fine” dovrebbe uscire a novembre. La vita zingara, piena fino al collo, continua per questo eclettico compositore. STAMPA – PRIME CRITICHE E’ finita con centinaia di persone strappate dalle poltroncine dai ritmi irresistibili di “Kalashnikov”, tutte a ballare sotto (e sopra) il palcoscenico: uno spettacolo davvero unico nella paludata sala da concerti del Conservatorio di Milano. Si è così conclusa, in gloria, la prima data europea di Goran Bregovic, nome ancora poco noto ai più ma di cui si sentirà parlare parecchio, almeno a giudicare dall’accoglienza trionfale che gli ha tributato il pubblico milanese più avvertito e “di tendenza”: con centinaia di persone senza biglietto lasciate irrimediabilmente fuori dal Conservatorio, dove il musicista di Sarajevo e la sua orchestra erano ospiti della lungimirante rassegna Suoni & Visioni. Bregovic - che arriva in scena bianco vestito con una chitarra elettrica - riesce nella missione impossibile di fondere Bartòk, Morricone, il jazz, le armonie acide e vellutate della vocalità bulgara, i ritmi del folklore slavo, la polifonia sacra ortodossa e le pulsazioni elettroniche del pop moderno (a volte troppo invadenti). Con una abile costruzione della scaletta, che alterna i “ballabili” di Underground alle sonorità cupe e solenni dei brani per il film La Regina Margot di Chereau, l’artista bosniaco compie il miracolo di creare una ‘musica del mondo’ senza grandi mediazioni intellettuali, viscerale e a suo modo colta”. Aldo La Stella da Repubblica del 17/3/98 “Due ore abbondanti di show hanno letteralmente conquistato il pubblico del teatro ..... Grande e indimenticabile concerto per un artista e musicisti umili e professionisti come pochi, per un teatro del tutto esaurito”. Mauro Quai da il Messaggero Veneto del 18/3/98 “Goran Bregovic e la sua musica hanno letteralmente invaso lo spazio del Teatro Nuovo di Udine..... L’inizio in sordina con “Tango” e “The War” da Underground, l’orchestra d’archi e il coro di voci maschili, l’entrata delle voci bulgare, lasciavano presupporre un concerto intimo e ispirato alla rivisitazione di brani etnici e classici. L’ingresso trionfale della banda di ottoni con “Kalashnikov” ha virato l’atmosfera verso una gioiosa e stralunata festa popolare, mentre brani come “Canto Nero” con dispiegamento dell’intero organico erano a metà fra “Carmina Burana” e Frank Zappa nel periodo orchestrale. Senza dubbio il momento migliore è stata “Ederlezi” dalla splendida colonna sonora de Il Tempo dei Gitani, in una esecuzione da brivido per la voce solista femminile di una delle ‘voci bulgare’. Ma la trascinante allegria ritmica della banda dei matrimoni e funerali ha infine prevalso su tutti con una serrata serie di bis ‘a grande richiesta’ che, se a discrezione del pubblico scatenato, non avrebbe mai avuto fine.” Giorgio Cantoni da Il Piccolo del 18/3/98 “Si è chiusa con una danza entusiasmante la rassegna ‘L’altro Suono’ organizzata dal Teatro Comunale di Modena..... Le sonorità hanno alternato i ritmi circensi delle feste a meravigliose suite. E proprio le suite sono sembrate le gemme migliori del concerto, perché in esse si fondevano a meraviglia i suoni campionati dei sintetizzatori con le voci bulgare, i fiati, gli archi e il solenne coro. I colori avvolgenti delle melodie hanno richiamato l’Oriente portando l’ascoltatore a rivivere le immagini della Jugoslavia dilaniata dalla guerra, mentre nelle note allegre delle wedding song si è vissuta la voglia di dimenticare e divertirsi. Lo Storchi al gran completo ha risposto con calore e il pubblico non si presentava con la compostezza degli habituè : si individuavano infatti parecchi cinefili e molti ‘alternatvi’ che, sin dal primo minuto hanno faticato a rimanere seduti nelle eleganti poltroncine del teatro. E proprio alla fine, sul bis di “Kalashnikov”, il serioso Quadrivium ha trascinato tutti in una danza sfrenata, con un entusiasmo da concerto rock.” Giulio Vannini da Il Resto del Carlino del 19/3/98 “Quando entra, ciuffo ribelle e vestito bianco un po’ sgualcito, Goran Bregovic infila alcune banconote nella bocca di corni, trombe e basso tuba, come avviene nei matrimoni balcanici. E il pubblico nei quattro bis finali si raduna sotto il palco lasciandosi andare a sfrenati balli tzigani che alterano le austere pareti dell’Auditorio di S.Cecilia. Benvenuti al grande circo tzigano, illuminato di luce fulgida e accecante, ma anche piena di malinconia.... E’ un veleno dolce, una musica che conosce il dolore e il piacere. Odore d’incenso, sacralità e paganesimo. C’è lo slancio di un matto che grida alla luna. Nel suo labirinto espressivo risuona una sorta di Requiem di Carnevale forsennato e arroventato, mutevole, scostante, mistico, utopico, grottesco, caloroso. Una musica che conosce dissonanze e riverberi selvatici, melodie sghembe, acide, aspre o piene di miele. Il rock balcanico si rivela un viaggio nelle viscere dell’inferno, uno spaesamento.” Valerio Cappelli da Il Corriere della Sera, (11/2/1999) “Bregovic è maestro nella individuazione di singole atmosfere, ma riesce anche a sviluppare in modo convincente una pagina musicale per un lungo lasso di tempo....l’effetto è incantatorio, con un climax espressiva calcolata in modo infallibile, che non manca però anche di un tratto improvvisativo, almeno negli interventi dello stesso Bregovic. Ovvia l’accoglienza trionfale del pubblico, premiata dalla riproposta di alcuni dei brani più famosi.” Arrigo Quattrocchi da Il Manifesto (12/2/1999) “Se duemila persone danzano felici al ritmo incandescente di una banda d’ottoni gitana, si può parlare di un concerto singolare ma ben riuscito. Se l’evento in questione si compie in un tempio della musica colta come l’Auditorium di Santa Cecilia, allora il fatto assume ben altri contorni e desta emozioni ancora più intense. Il miracolo è riuscito ancora una volta a Goran Bregovic, musicista di Sarajevo..... Sembra incredibile, ma per una qualche magia d’insieme funziona, non sempre perfetto dal punto di vista tecnico, ma con una temperatura emotiva alla quale è difficile resistere..... Anche perché sempre più raramente una proposta musicale riesce a suscitare reazioni così schiette, e non è sostenuta da elementi divistici o di natura extramusicale.” Aldo Lastella, La Repubblica (12/2/1999) “Tuoni e fulmini dentro il palco, gente scatenata sotto che balla furiosamente e sembra morsa da mille serpenti a sonagli. Così si consuma l’evento clou della rassegna “Musica delle radici” di Nogara…..Goran Bregovic e la sua Band non si risparmiano, estraggono dal loro cappello sudore, divertimento e tracce di malinconia….l’esito è un magma incandescente, fatto di arrangiamenti frenetici e sgraziati, di andature sghembe, di violente accelerazioni e di bruschi scambi di tonalità.” Giampaolo Rizzetto L’Arena (22/7/1999) “Per Goran Bregovic, quello di ieri è stato l’ennesimo annunciato trionfo in un’Italia che pare quasi all’improvviso stregata dalle sonorità balcaniche. Una serata che non sarà dimenticata facilmente perché quella proposta da Bregovic è una musica che nasce dall’anima e che colpisce dritta al cuore… Le atmosfere, sia nei pezzi più trascinanti sia in quelli più meditati e malinconici, riescono sempre ad essere coinvolgenti e a fondere in tutto quello sfrenato vitalismo che non sembra nascondersi neppure nelle situazioni più tragiche, nel dolore più intenso.” Fabio De Santi L’Adige (20/10/1999) “Ad infiammare la serata ci ha pensato Goran Bregovic, anzi il fenomeno Bregovic, certamente uno dei musicisti più entusiasmanti che ci siano in circolazione. E’ proprio il suo momento, ogni pezzo è una festa, un trionfo dell’intelligenza musicale, del gusto e della gioia della creatività. Si è presentato con la sua fanfara di ottoni, quattro voci bulgare e il prodigioso cantante-percussionista-fisarmonicista che gli fa da spalla, e il teatro è letteralmente esploso: applausi scroscianti, tutti in piedi a ballare sull’onda della irresistibile e comunicativa gioia che emana dalla sua band.” Gino Castaldo La Repubblica (24/10/1999) “Ma il momento più esaltante è venuto da Goran Bregovic, che ha salvato dal letargo collettivo il pubblico del Premio Tenco. Il musicista di Sarajevo è arrivato a mezzanotte passata con la sua band, e ha subito innescato un lucidissimo delirio di trombe, tube, basso tuba, tamburi, fisarmonica, chitarre e quattro bravissime vocaliste in costume slavo. E la platea, pur così provata, si è lasciata docilmente galvanizzare da quella musica “che nasce dai funerali e dai matrimoni”, come la definisce, schivo, l’autore: mix pirotecnico, invece, di concettualità, grammelot e puri fonemi, ritmi indiavolati, reminiscenze gitane, furori bandistici, echi della steppa e dal Maghreb, scaturito da una Jugoslavia tormentata (“Venderei mia moglie e sua madre/per un nuovo Kalashnikov”, ironizza amarissimo Goran), ma non refrattario al controveleno dell’euforia.” Cesare G. Romana Il Giornale (24/10/1999) “Il viso sorridente di Goran Bregovic racconta di una grande capacità di divertirsi con i propri musicisti, diretti in punta di dito con assoluta rilassatezza. Ancor più cose dice la sua musica: dice che i Balcani non sono solo guerra, sono ballo, virtuosismo, gioia, vita. Ed è bello riascoltare queste canzoni potendo mettere per un momento in secondo piano altre e più pesanti vicende. Il Carlo Felice acclama il bis travolgente di Mesecina e quelli che corrono sotto il palco riescono persino a ballare al ritmo di una lunghissima versione di Kalashnikov….Musica intensa, corposa, quasi sempre trascinante che ritrova la sua funzione primaria di linguaggio emozionale comune e che si può immaginare come ponte per luoghi lontanissimi. Musica che diventa l’opposto della guerra. Perché, e lo abbiamo visto, la prima cosa che una guerra distrugge sono proprio i ponti.” Antonio Vivaldi Musica
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