10/09/2007 16:21
Comune
Ad una svolta la controversia con la concessionaria del centro ip
Demoliti i box abusivi per i cavalli all'Ippodromo
Due ordinanze ignorate dalla società di gestione. Non è esclusa la risoluzione del contratto
Tutti demoliti: i 250 box costruiti abusivamente, su un'area di 2325 mq dell'ex Ippodromo comunale, saranno buttati giù. L'operazione di demolizione è cominciata stamani, in esecuzione di un'ordinanza emanata dal Comune nell'ottobre 2006. Di buon ora gli operai del 'Global service', che si occupa della manutenzione degli impianti pubblici, hanno iniziato a smontare le strutture che ospitano i cavalli durante le manifestazioni ippiche, promosse peraltro senza permessi, dalla società Ihrc Italia, che dal 2003 ha in concessione l'area pubblica, dove ancora oggi sorge il maneggio e il campo di gara per concorsi equestri.
Una storia lunga quattro anni quella che divide il Comune e la società concessionaria, con corollario di polemiche e di proteste, anche da parte di numerosi cittadini. E che ora, dopo numerosi tentativi di ristabilire relazioni corrette con la Ihrc, sembra giungere ad una svolta. Con l'assessore Enrico Giardi (Patrimonio), presente stamani e che negli ultimi tempi ha seguito da vicino la vicenda, che non esclude la possibilità di risoluzione del contratto.
A indurre il Comune a dare seguito all'ordinanza la decisione del Tar Toscana, a cui si era appellata la società concessionaria, che non ha concesso la sospensiva richiesta dall'Ihrc avversa all'esecutività dell'atto. Una decisione arrivata sul finire della scorsa settimana. «A questo punto – si fa notare all'Ufficio legale del Comune - non si poteva non eseguire la demolizione. E’ vero che la sospensiva non è il giudizio di merito, ma non essendo stata sospesa si deve dare effettività all’ordinanza». Anche perchè non c'è solo l'abusivismo, peraltro tutt’altro che lieve, ad alimentare la controversia, il concessionario, nel frattempo, ha ignorato altre ordinanze, fra cui una, giunta dopo una lunga serie di contatti, del giugno 2006 “contingibile e urgente”, con la quale si vietava ogni e qualsiasi manifestazione aperta al pubblico, dal momento che le strutture, compresa la tribuna per gli spettatori, non erano agibili, nè collaudate, con tutti i rischi connessi all'incolumità delle persone.
Andiamo con ordine. Fu infatti nel 2003 che il Comune stipulò con la società Ihrc Italia un contratto di concessione e gestione di tutta l’area, all’interno del parco della Liberazione (l’ex ippodromo comunale), occupata dal centro ippico. Il contratto prevedeva anche la possibilità che il concessionario realizzasse opere di ristrutturazione sugli edifici e delle strutture esistenti (in sostanza messa a norma), senza contemplare nuove costruzioni. Altrimenti, come si fa notare dal Comune, non si sarebbe trattato di ristrutturazioni, da eseguirsi comunque previa presentazione di progetti e autorizzazione da parte dell’Amministrazione comunale. Alcuni elaborati sono stati effettivamente presentati, ma non hanno mai superato le verifiche tecniche, perché privi di dettagli e dei requisiti previsti dalla legge Merloni per interventi in aree pubbliche. Nonostante ciò la società di gestione iniziò abusivamente la costruzione di box per i cavalli, e continuò ad organizzare manifestazioni pubbliche, anche queste promosse senza i necessari nulla osta. Nel corso degli anni ci sono stati numerosi tentativi, tutti infruttuosi, di giungere ad una composizione, soprattutto per riportare gli interventi alla natura del contratto. Così non è stato e si è giunti alle due ordinanze del 2006: di divieto di svolgere manifestazioni pubbliche, in giugno; di abbattimento degli abusi edilizi commessi, in ottobre. Entrambe ignorate, compresa l’intimazione a smobilitare i box nei 90 giorni seguenti l’ordinanza. Da qui la decisione da parte del Comune di procedere alle demolizioni, dopo che il Tar Toscana ha negato la sospensiva dei provvedimenti emessi dall’Amministrazione comunale.
Dichiara l’assessore Giardi: «L’ufficio legale sta studiando la possibilità di procedere alla risoluzione del contratto. A quel punto vedremo. E’ indubbio però che bisogna pensare a restituire alla fruibilità pubblica l’intero parco».
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