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Comune di Prato

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30/11/2007 15:50
Consiglio Comunale Il sindaco chiude il confronto sulla “variante Declassata”

«Per l'economia serve un “patto” col governo»

«E' arrivato il momento di aprire un confronto serrato con Regione ed esecutivo nazionale sui temi dell'economia, sullo spazio per le attività delle imprese, sul lavoro precario, sui salari bassi, che colpiscono doppiamente Prato, data la sua crisi. Un confronto serrato che sia il risultato di una volontà convergente di tutti gli attori istituzionali: Provincia, Comune, Camera di commercio, parlamentari pratesi». Con queste parole il sindaco Marco Romagnoli ha chiuso il primo appuntamento in Consiglio comunale, dedicato ai temi dell'urbanistica, e in particolare alla “variante Declassata”, che anticipa quella generale al Piano strutturale. Un discorso articolato, quello del primo cittadino, partito da una considerazione: «Economia, società e territorio devono essere tenuti insieme. Il Comune non ha competenze di politica industriale, il piano strutturale, l'organizzazione degli spazi urbani, è l'unica possibilità che l'Amministraione ha per intervenire a sostegno dell'economia. Ma così come abbiamo già fatto col “patto” per la sicurezza, e come faremo sulla politica sociale e per l'immigrazione, bisogna giungere con Regione, che già finanzia l'operazione polo espositivo, e con il Governo centrale, ad un “patto” che riguardi l'economia». Poco prima il sindaco aveva ripercorso le tappe del lavoro che ha portato a definire i lineamenti della “variante Declassata”: «Dopo l'idea di attivare tre varianti urbanistiche, abbiamo deciso di procedere alla variante del Piano strutturale, sperimentando la nuova legge urbanistica regionale. Una variante, appunto, e non un nuovo piano. Ci muoviamo nell'ordine della filosofia del progetto Secchi, cambiando solo ciò che è da cambiare, ovvero ciò che di quel piano non ha funzionato». All'origine di tutto c'è il piano strategico, poi gli “statuti dei territorio”, il piano strutturale, quindi il regolamento urbanistico: «Bisogna capire bene questi diversi passaggi. Il piano strutturale definisce le grandi quantità, i lineamenti degli interventi, ma non come si usa in concreto il territorio, che è compito del regolamento urbanistico. Il Comune intende giungere all'approvazione del piano strutturale entro la fine della legislatura. Del piano strutturale, non del regolamento urbanistico». Il tempo c'è, dice il sindaco, e in questo percorso protoganista deve essere il Consiglio comunale: «L'urbanistica è troppo importante, e condiziona la vita di tutti i cittadini, per lasciarla solo agli esperti. E' chiaro che bisogna aprire un dibattito con la città, con tutte le sue articolazioni e con i cittadini. Facciamo una grande operazione e ne porteremo tutti la responsabilità. Il Consiglio comunale, in questa operazione, è sovrano e il sindaco sarà garante di questa sovranità. E se serve, o vi è la necessità, sono disposto a presentarmi in Consiglio comunale una volta al mese per affrontare questi argomenti». E' stato a questo punto che Romagnoli ha introdotto il tema della “partecipazione”: «E' chiaro che bisogna instaurare un sistema di partecipazione diffusa, lo prevede anche la legge urbanistica della Regione, per capire quale città vogliamo ma anche per capire le attese dei cittadini. Non c'è niente di prefabbricato o di già deciso. La partecipazione è però un percorso faticoso anche per chi partecipa. Questo significa che i cittadini devono partecipare alla fase decisionale, ma se vogliono anche essere decisori devono candidarsi al Consiglio comunale. Non ci può essere un percorso partecipativo che non approdi ad una decisione, che spetta a chi ha la responsabilità istituzionale di decidere. Così come nella dialettica fra interessi particolari, e il desiderio legittimo di affermarli, e interessi generali, sono quest'ultimi che devono prevalere nel confronto pubblico». E' per questo motivo che i cosiddetti “tempi” non sono indifferenti. «L'anticipazione della variante per la ex Banci - nelle parole del sindaco - corrisponde alla necessità di dare un segnale forte di speranza e di sviluppo alla città. Abbiamo il dovere istituzionale dell'ottimismo. Il processo democratico non può considerare i tempi una variabile indipendente. Il problema italiano sta qui: una democrazia che non decide alla lunga compromette anche la qualità del processo democratico». La conclusione del sindaco: «E' una grande occasione per riflettere sulla città, in una dimensione metropolitana, perchè siamo all'interno di un territorio che condiziona le nostre scelte, a sua volta condizionato dalle nostre iniziative. Non possiamo discutere del futuro di Prato al di fuori di questo contesto. Per la città è anche una grande opportunità in termini di maggiore qualità del vivere e di rilancio delle ragioni del proprio sviluppo».
1209/07

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