12/12/2007 14:02
Cultura
Inaugurazione 14 dicembre ore 16.30 Museo di pittura murale
Presentato il restauro del Polittico di Lorenzo Monaco
Il capolavoro torna a farsi ammirare grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato
Tornerà a farsi ammirare in tutta la sua sontuosità uno dei maggiori capolavori delle collezioni del Museo Civico, il Polittico di Lorenzo Monaco, restaurato grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. L'opera, una 'Madonna col Bambino in trono e due angeli adoranti fra i santi Caterina d'Alessandria, Benedetto, Giovanni Gualberto e Agata' realizzata ai primi del '400 da un pittore che rappresenta il punto di congiunzione fra l'arte gotica e quella rinascimentale, sarà di nuovo esposta al pubblico nel museo di pittura murale di San Domenico. L'inaugurazione del 'Polittico ritrovato' è fissata per venerdì 14 dicembre alle 16.30 nel museo di pittura murale. Il lavoro di restauro è stato presentato questa mattina in Comune dall'assessore alla Cultura, Andrea Mazzoni, e dal segretario generale della Fondazione della Cassa di Risparmio di Prato, Fabrizio Fabbrini. 'E' significativo - ha detto Mazzoni - che il restauro del polittico venga presentato alla città nel momento in cui partono i lavori per restituire ai pratesi Palazzo Pretorio. Fin d'ora possiamo ipotizzare che la prima fase del restauro edilizio del palazzo possa concludersi entro la primavera 2009'. 'L'opera - ha proseguito l'assessore - è profondamente legata ai luoghi fondamentali della storia di Prato: dalla Badia Olivetana delle Sacca al Collegio Cicognini e quindi alla Pinacoteca comunale. E' logico, quindi, che il ritorno a nuova vita del Polittico rappresenti un evento rilevante per la comunità pratese, nella consapevolezza che la valorizzazione di ciò che l'ingegno artsitico del passato ci ha lasciato in eredità costituisce la base preziosa su cui costruire ogni identità, anche la più moderna'. Anche Fabbrini ha posto l'accento sull'ottica di valorizzazione del patrimonio artistico della città in cui si colloca il restauro del capolavoro di Monaco. 'La Fondazione Cassa di Risparmio di Prato- ha detto - è impegnata in un progetto complessivo volto a creare e rafforzare le premesse di uno sviluppo del territorio legato non solo all'aspetto economico e produttivo ma più in generale a quello artistico e culturale'.
Fabbrini ha, infine, auspicato che il recupero del Museo Civico possa avvenire in tempi brevi affinchè i capolavori dell'arte cittadina possano trovare lì dentro la loro degna collocazione.
Alla presentaziome del restauro sono intervenute anche la curatrice del Museo Civico, Maria Pia Mannini, la funzionaria della Soprintendenza al patrimonio artistico per le Province di Firenze, Prato e Pistoia, Cristina Gnoni Mavarelli, la restauratrice, Muriel Vervat.
SCHEDA TECNICA
Polittico di Lorenzo Monaco: Madonna col Bambino in trono e due angeli oranti fra i Santi Caterina d'Alessandria, Benedetto, Giovanni Gualberto e Agata
Databile: circa 1413
Tecnica: tempera e oro su tavola
Dimensioni: totale cm 145 x 208; cm 111x69 (tavola centrale); 139x63 (laterali)
Descrizione: nella parte superiore i due polilobi con l'Annunciata e l'Angelo annunciante.
La cornice trilobata è decorata a racemi in rilievo dorati a pastiglia.
La cornice superiore centrale è frutto di restauro ottocentesco.
In origine doveva essere munito di una predella.
Provenienza: il Polittico, proviene dalla Badia Olivetana di San Bartolomeo alle Sacca di Prato; nel 1775, al tempo delle soppressioni ricciane, viene trasferito al Collegio Cicognini; ai primi dell'Ottocento fu segato nella parte centrale; nel 1850 viene segnalato da Cesare Guasti e da Gaetano Milanesi; il Comune lo acquista nel 1870 per 1.500 lire con la perizia del restauratore Emilio Burci di Pistoia e lo colloca nella Pinacoteca comunale.
Restauro: Muriel Vervat
Restauro supporto ligneo: Relart di Roberto Buda
Indagini diagnostiche con spettroscopia di riflettanza con fibre ottiche (FORS): Susanna Bracci (CNR-ICVBC); Lara Boselli e Marcello Picollo (CNR-IFAC)
L'INTERVENTO DI RESTAURO DI MURIEL VERVAT
Si è in primo luogo proceduto alla pulitura: si è trattato di assottigliare gradualmente gli spessi strati di vernice alterati e di rimuovere completamente tutte le ridipinture fino al raggiungimento di un livello ottimale di lettura della pittura.
Per questa fase del lavoro si è scelto di utilizzare, per la selettività della loro azione e per la loro limitata tossicità, reagenti come i solvent gels e i gel chelanti in base acquosa ad alta viscosità.
Per la pulitura è stato usato un gel denso composto da ammina di cocco (20 ml), acido poliacrilico (1,5 gr), dimetilsolfossido (20%), alcool benzilico (40%), alcool isopropilico (40%) in 25 ml. di acqua. La soluzione, applicata per 2 -3 minuti, ha consentito la rimozione completa delle ridipinture senza intaccare la patina antica, di natura organica e di una colorazione grigiastra.. Il gel è stato rimosso con una miscela di alcool isopropilico e essenza di petrolio (1 : 1).
Dopo la pulitura e l’eliminazione delle stuccature alterate, si sono ristuccate le parti mancanti e i fori di tarli con lo stucco di gesso e colla animale. Con la tecnica della selezione cromatica si è eseguita l’integrazione pittorica con colori ad acquarello e si è quindi proceduto ad una prima verniciatura a pennello con vernice mastice sciolta in trementina. Le rifiniture sono state realizzate con colori a vernice. Una seconda verniciatura è stata effettuata a lavoro concluso con la stessa vernice nebulizzata.
Particolarmente problematica appariva la ricostruzione della cuspide del trono della Madonna: ridipinta nel 1910, nel corso dell’ultimo restauro documentato, era stata realizzata in modo grossolano e approssimativo, imitando con la tempera il colore del trono originale, su uno sfondo di doratura effettuata ad oro falso, ormai alterato.(vedi la documentazione fotografica prima del restauro).
Dopo la rimozione dello sporco superficiale, e delle ridipinture presenti sul trono, la cromia della parte finale della cuspide appariva ancora più scura e cupa, e disturbava l’armonia dell’insieme della composizione.
Insieme alla Direzione dei lavori, è stato deciso di rimuovere la doratura ad oro falso del fondo, e di rimettere delle foglie di oro vero, simile per colore e spessore a quello dell’oro originale. La superficie dorata nuova , si fonde otticamente con l’originale perchè è dello stesso colore ma volutamente non è stata invecchiata la materia, ricreando magari artificialmente il craquelè del gesso o le abrasioni dell’oro presenti sulla superficie originale, perché si è voluto che ad una visione ravvicinata si possa immediatamente individuare la zona rifatta rispetto a quella autentica.
Nello stesso modo, la parte mancante del trono è stata ricostruita con la tempera, usando la tecnica della selezione cromatica che permette un’immediatamente individuazione della zona rifatta rispetto a quella originale.
L'INTERVENTO SUL SUPPORTO LIGNEO DI ROBERTO BUDA
Il supporto dell’opera preparato con tavole in legno di pioppo presentava uno stato di conservazione alquanto precario soprattutto a causa degli importanti interventi del restauratore Fiscali nel primo Novecento di manomissione e di trasformazione che avevano interessato anche il sistema di sostegno originario, con la sostituzione delle traverse originali e l’applicazione di nuove ancoraggi con numerose viti, che limitavano fortemente i naturali movimenti del legno e ne pregiudicavano l’integrità. Quest’ultimo presentava anche un fortissimo degrado dovuto ad un’estesa infestazione di insetti xilofagi Inoltre la superficie lignea ( trattata con permetrina per prevenire ulteriori infestazioni di insetti xilofagi) perché indebolita fortemente dalle numerose mancanze, chiuse nel precedente intervento, con uno spesso strato di gesso e colla animale colorato che ricopriva tutta la superficie. L’intervento è servito per rimuovere tale strato in modo da poter eseguire il consolidamento del legno, lo smontaggio delle traverse di sostegno avvitate, la ricostruzione delle parti lignee degradate o mancanti, il ricollegamento delle numerose fenditure con inserti a sezione triangolare e la costruzione di nuove traverse in legno di castagno applicate con meccanismi che garantiscono i movimenti naturali del tavolato.
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