21/12/2007 16:24
Consiglio Comunale
Le cnnclusioni del sindaco alla discussione sul bilancio
Prato ha la più alta spesa sociale fra i Comuni toscani
Le conclusioni del sindaco Marco Romagnoli al dibattitto in Consiglio comunale dedicato al bilancio di previsione 2008 (il documento finanziario è stato approvato con 26 voti a favore, la maggioranza di centrosinistra più il consigliere Massimo Taiti, e 10 contro, i gruppi di centrodestra, i consiglieri di Rifondazione più il consigliere Mauro Vannoni) sono tutte racchiuse nelle cifre contenute nella statistica effettuata dal Comune di Pistoia sulla spesa dei Comuni toscani. Di fronte alle critiche dell'opposizione di «minori risorse per i servizi», il sindaco ha contrapposto una serie di dati ricavati dalla “Indagine comparativa su alcuni comuni toscani attraverso gli indicatori finanziari”, svolta (ormai da molti anni) dalla direzione generale del Comune di Pistoia, sui dati ufficiali dei bilanci di previsione 2007 e dei rendiconti di gestione 2006 dei principali comuni della regione, capoluoghi di provincia e non solo, dove il non solo sta per amministrazioni fra le più importanti della Toscana, come Viareggio, Empoli, Pontedera ed altre ancora.
Il risultato finale è che scomponendo il bilancio Prato non se la passa poi tanto male.
Dal punto di vista delle entrate la pressione finanziaria procapite (la somma delle entrate tributarie ed extratributarie in rapporto alla popolazione) vede Prato al di sotto della media dei capoluoghi toscani: con 566 euro procapite i cittadini pratesi riversano nelle casse comunali meno dei loro conterranei (la media regionale è di 864 euro a testa), e sono ultimi nella graduatoria regionale guidata da Siena con 1414 euro e da Firenze con 1162 euro.
Quanto alle entrate tributarie la media fra i capoluoghi regionali è di 558 euro procapite, con il Comune di Prato che preleva 451 euro dalle tasche dei suoi cittadini; una pressione fiscale solo leggermente superiore ad Arezzo (439 euro), Lucca (434 euro) e Pistoia (430 euro), ma nettamente inferiore a Pisa (813 euro), Firenze (670 euro), Grosseto (665 euro).
Quanto ai proventi Ici, sempre pro capite, Prato con 211 euro si colloca sopra solo ad Arezzo (207 euro) e Lucca (172 euro), ma è al di sotto della media regionale (265 euro) e di altri Comuni come Firenze (396 euro), Siena (357 euro) o Pisa (351 euro), i cui valori quasi raddoppiano quello pratese. Sulla destinazione della legge 10 (gli introiti dagli oneri di urbanizzazione), più volte citata anche dal sindaco perchè destinata interamente agli investimenti, Prato è l'unico Comune fra i capoluoghi toscani che non riserva neppure un euro alla spesa corrente.
Fin qui le entrate. Ma anche in rapporto alla spesa Prato teme pochi rivali: solo Pisa precede l'Amministrazione pratese per il volume degli investimenti procapite, 322 contro 222, tutti gli altri capoluoghi sono al di sotto.
E, guardando la spesa corrente, Prato ha la percentuale più bassa (23,5% del suo bilancio), fra i capoluoghi toscani, di somme destinate al funzionamento della macchina comunale. In compenso Prato spende di più per le singole voci: la spesa sociale di Prato è la più alta fra i Comuni capoluogo, occupando quasi il 22% delle risorse messe a bilancio, rispetto ad una media regionale del 16%; per gli asili nido il Comune di Prato destina l'8% delle sue risorse, in rapporto ad una media regionale del 4,7%, superato solo da Empoli (8,2%); nell'istruzione pubblica Prato spende il 13% del bilancio comunale, ben oltre il 10,6% della media regionale, con solo Pistoia al di sopra (15,5%); nella cultura soltanto il Comune di Siena (9,9%) spende più di quello di Prato (6,6%), comunque sopra alla media regionale del 4,8%; allo sport il bilancio comunale destina il 2,1% della sua spesa globale, rispetto ad una media regionale dell'1,9%, pareggiati soltanto dal Comune di Firenze, ma molto meglio degli altri Comuni capoluogo.
La conclusione del sindaco, che ha citato tutti questi numeri: «Il Bilancio 2008 non prevede aumenti nè di tasse, nè di tariffe, per quest'ultime si recupera l'inflazione. In compenso mantiene e accresce i servizi. Dire che la nostra spesa non si traduce in concrete azioni per soddisfare le aumentate esigenze della città e dei suoi cittadini, è affermare una cosa che si scontra con la realtà».
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