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Comune di Prato

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01/02/2008 13:14
Consiglio Comunale Caso ex Fedora, il sindaco risponde al capogruppo Roti

«Ci sono situazioni conosciute anche dai proprietari»

Per affrontarle il Comune incontrerà gli imprenditori e il console cinese
«Poniamo una questione di responsabilità generale rispetto all'illegalità. Sappiamo di sollevare una questione delicata, perchè è evidente che i proprietari di immobili non possono essere chiamati in causa se non sono a conoscenza dell'uso che ne viene fatto. Ma è altrettanto evidente che, in alcuni casi, gli stessi proprietari non possono non sapere e non conoscere». E' la risposta che il sindaco Marco Romagnoli ha dato al capogruppo democratico Luca Roti che, nell'ultima seduta del Consiglio comunale, con un “question time”, ha sollevato il problema degli ambienti dove si sono insediate attività economiche «foriere di situazioni di illegalità e di degrado» (la definizione è di Roti), una volta abbandonati dalle originarie produzioni. Roti, nella sua domanda di attualità, ha preso spunto dal «caso dell’ex stabilimento industriale Fedora, di via Gello, frazionato dalla proprietà e affittato a imprese orientali, caratterizzate da una diffusa illegalità e da situazioni di sfruttamento della manodopera clandestina», e dal documento diramato, sul tema, dalla giunta comunale mercoledì scorso. Ed ha chiesto al sindaco «quali iniziative intenda prendere la giunta municipale, al fine di dare impulso alla creazione di comportamenti ed atteggiamenti corretti del mondo imprenditoriale e dei proprietari di immobili», ovvero se la stessa giunta «non debba valutare, sempre che ne esistano le condizioni legali, anche la possibilità di intraprendere azioni verso quei proprietari nei cui immobili si svolgono attività produttive, foriere di situazioni di illegalità e di degrado». La replica del sindaco si è sviluppata lungo le linee di un articolato ragionamento: «Siamo di fronte ad una situazione difficile, nella quale le trasformazioni in corso portano locali produttivi ad essere occupati da imprese straniere, con un brutale sfruttamento della manodopera da parte di imprenditori senza scrupoli. C'è una vasta attività investigativa e di controlli per reprimere simili situazioni, in un contesto tra l'altro di deficit di organici degli uffici pubblici. La repressione però non può far venir meno l'instaurarsi di una diffusa sensibilità civile e sociale per contrastare l'illegalità. Per questo riteniamo di prendere una iniziativa e di incontrare le associazioni degli imprenditori e dei proprietari di immobili, nonchè le rappresentanze diplomatiche della comunità cinese e delle altre comunità straniere. E' vero che non può essere fatto carico ai proprietari il verificarsi di certe conseguenze, ma è sicuro che ci sono situazioni in cui si conosce la destinaione degli immobili. Con le associazioni degli imprenditori e degli stessi proprietari e con le rappresentanze delle comunità straniere, in primis quella cinese, vogliamo affrontare questo nodo, come si possa intervenire in questi casi, al fine di un'assunzione di responsabilità anche da parte di soggetti privati».
92/08

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