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Comune di Prato

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07/02/2008 14:00
Appuntamenti Il prossimo 8 settembre la traslazione della reliquia

Una nuova teca per la Sacra Cintola

«E’ un simbolo della città». Il vescovo mons. Gastone Simoni e il sindaco Marco Romagnoli non hanno dubbi: la Sacra Cintola, la reliquia a cui per cinque volte ogni anno, durante le cerimonie di Ostensione, si rivolge l’attenzione devota «dei cattolici locali», ma anche di chi «non cattolico ma pratese» vi riconosce «l’appartenenza ad una tradizione», rappresenta nelle parole del capo della comunità civile e di quello della comunità ecclesiale «il sentimento di unione di una collettività, sviluppatosi da più di nove secoli». E non a caso Comune e Chiesa pratese, che la custodisce nella Cattedrale, sono i comproprietari di questo oggetto di culto, di cui detengono le tre chiavi dello scrigno che lo racchiude, da quando Michele da Prato, nel XIII secolo, come racconta la storia, la portò dalla Palestina. Ora il Sacro Cingolo avrà una nuova teca, commissionata al maestro padovano Giampaolo Babetto, «uno dei più grandi artisti orafi a livello internazionale», nella presentazione di don Giuseppe Billi, responsabile diocesano per l’arte sacra. Ed anche questo è un avvenimento: perché la reliquia – esposta alla città e ai suoi abitanti in diverse circostanze (cinque per l’appunto), con l’Ostensione dell’8 settembre, giorno dell’antica Fiera di Prato, che sotto il pulpito di Donatello, al termine del Corteggio Storico, riunisce migliaia di persone – da ben quattro secoli, precisamente dal 1638, era contenuta sempre nella medesima teca. Un «gioiello» l’ha definita il professor Claudio Cerretelli, direttore dei musei diocesani. Un gioiello però consunto dall’uso secolare, che ha perso molti dei suoi preziosi ornamenti; lo stato attuale del reliquiario è talmente precario che, a giudizio dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, a cui era stato chiesto una verifica, nemmeno un restauro sarebbe risolutivo. Così Comune e Capitolo della Cattedrale hanno pensato bene di commissionare la realizzazione di un nuovo contenitore. E stamani, nella Sala Giunta del Palazzo comunale, mons. Eligio Francioni, vicario della Diocesi e presidente del Capitolo della Cattedrale, e il maestro Giampaolo Babetto, hanno firmato l’atto, controfirmato dal vescovo e dal sindaco, che commissiona la produzione della nuova teca (presenti anche il vice sindaco Roberto Bencini e l’assessore alla Cultura Andrea Mazzoni). Un’operazione di 81 mila euro, un terzo a carico della Diocesi e due terzi a carico del Comune, che dovrà concludersi obbligatoriamente prima del prossimo 8 settembre. Questa la scadenza fissata dal vescovo Simoni e dal sindaco Romagnoli: «La traslazione della reliquia avverrà, in pubblico, nel giorno della festa di Prato». Che sia un avvenimento lo dice anche la vicenda dei reliquari, che a più riprese hanno contenuto il sacro oggetto: da quattro secoli è sempre dentro la solita teca, realizzata da un orafo milanese di cui non si conosce il nome. Ma prima del 1638 il simbolo mariano fu raccolto in un canestrino di giunchi (il primo reliquario conosciuto della Sacra Cintola), rappresentato nella predella di Bernardo Daddi (1338) e negli affreschi di Agnolo Gaddi, entro il quale, secondo le tradizioni più antiche, giunse a Prato la cintura. Nel canestrino la reliquia vi rimase fino al 1446 quando a Maso di Bartolomeo, collaboratore di Donatello, fu commissionato un nuovo reliquario, tuttora esistente nell’Opera del Duomo. Il prezioso cofanetto fu abbandonato nel 1633 per un altro cofanetto, ma anche questo aveva l’inconveniente che, per ogni ostensione, la reliquia dovesse essere tolta dal suo contenitore. Così si arrivò al 1638 e all’attuale raffinatissima teca, della lunghezza di 90 cm (sostituita fra qualche mese), in cristallo di rocca, argento dorato e smalti trasparenti, completata all’estremità da due ricchi terminali a volute contrapposte e al centro da un elegante cherubino. E 90 cm sarà anche l’opera di Babetto, il cui progetto prevede la realizzazione di una teca in oro bianco, a sostenere un cristallo di rocca, per lasciare intravedere, come ora, l’oggetto di culto. Con l’occasione verrà realizzato anche un contenitore in legno di rosa che sostituirà la «scatola in argento» al cui interno viene custodito l’attuale reliquiario. Dopo circa 400 anni “il simbolo della città” avrà una nuova cornice. * COMUNICATO CONGIUNTO CON UFFICIO STAMPA DIOCESI DI PRATO
124/08

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