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Comune di Prato

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10/05/2008 12:48
Sicurezza Il sindaco scrive al neo ministro dell'Interno

Romagnoli a Maroni: «Bene il Patto ma stop ai clandestini»

«Questa città ha da tempo avviato una collaborazione con il governo centrale, che ha portato al riconoscimento di alcune sue specifiche problematiche, fino a giungere alla stipula di un Patto per la sicurezza». E ancora: «Le istituzioni locali, la Prefettura e le forze dell'ordine hanno sviluppato una stretta collaborazione, che ha permesso di contenere il problema sotto il profilo dell'ordine pubblico, che con l'applicazione del Patto per la sicurezza è ulteriormente migliorato registrando una diminuzione dei reati. (...) Sono quindi a chiedere, on. Ministro, di prevedere un rinnovo del Patto, che possa migliorarne quelle parti non pienamente soddisfacenti rispetto agli obiettivi attesi». Sono alcuni dei passi che il sindaco Marco Romagnoli ha indirizzato al neo ministro dell'Interno, on. Roberto Maroni, per chiedere il rinnovo del “Patto per Prato sicura”, sottoscritto con l'esecutivo nazionale il 31 luglio dello scorso anno, definito dal primo cittadino «una grande opportunità per rilanciare e rafforzare l'iniziativa» sui temi della legalità. Il sindaco aveva annunciato già da una decina di giorni questa sua volontà, anche perchè, erano state le sue parole, «occorre una verifica del Patto». Appena costituito il nuovo governo ha scritto al neo ministro. La lettera all'on. Maroni è l'ultimo atto di una iniziativa che ha visto protagonista il sindaco, poco dopo il suo insediamento. Contatti sia coi governi di centrodestra che di centrocisinistra, che avevano portato fra l'altro ad una visita in città di un sottosegretario del precedente esecutivo guidato dall'on. Berlusconi. Il tema sollevato è quello della legalità, soprattutto del contrasto della “illegalità economica” e della “clandestinità”. Iniziative che avevano sollevato anche polemiche, con interrogazioni parlamentari e accuse di “razzismo”, come nel caso di un'eguale lettera indirizzata a Giuliano Amato, predecessore del ministro Maroni al dicastero dell'Interno. Iniziative che avevano portato alla sottoscrizione lo scorso anno del “Patto”, non senza aver sollevato il tema della legalità in più circostanze (è da ricordaare ad esempio un congresso della Cgil, con le parole del sindaco che fecero non poco discutere) e aver contribuito con proprie proposte alla elaborazione di un disegno di legge, fermo in Parlamento, anche a seguito di altre visite a Prato di sottosegretari al ministero dell'Interno e a quello che era il ministero della Solidarietà sociale, con le quali Prato reclamava pene per chi sfrutta la manodopera e il sequestro delle attività in presenza di clandestini. Nella lettera all'on. Maroni il sindaco descrive, ancora una volta, la “specificità” di Prato che ha sul proprio territorio 30 mila stranieri, «con notevoli problemi per la comunità locale e le istituzioni cittadine, assolutamente prive degli strumenti e delle risorse necessarie a far fronte ad un fenomeno così importante». Inoltre le difficoltà del distretto industriale pratese («l'economia locale è ormai da molti anni in uno stato di crisi che ha ridotto l'occupazione e i redditi delle famiglie») aggiungono preoccupazione a preoccupazione e ulteriore disagio anche per «una così forte presenza di stranieri». A Prato poi esiste una «specifica problematica» di legalità economica e di tutela dei lavoratori, di evasione fiscale, contributiva e tariffaria, anche per la presenza di 3500 imprese straniere, in massima parte cinesi: «E' in queste realtà che troppo spesso si riscontrano condizioni di totale illegalità e, spesso, di feroce sfruttamento di lavoratori generalmente clandestini». Il “Patto” ha funzionato, soprattutto sotto il profilo dell'ordine pubblico, ma resta «l'inadeguateza degli organici delle amministrazioni centrali, Inps, Inail, Ispettorato del Lavoro e Banca d'Italia», che non consente «una apprezzabile azione di controllo e monitoraggio di tali imprese». Uomini e dotazioni «generalmente sottodimensionati anche per le forze dell'ordine e la Polizia municipale». Lo sforzo, di istituzioni locali e centrali a governare tali problemi, «è però destinato ad essere vanificato se non si giunge ad una riduzione del numero degli stranieri presenti in città». C'è stata, aggiunge Romagnoli, una inversione nell'ultimo anno nei flussi migratori, «ma è chiaro che il nodo vero è rappresentato dal contrasto all'immigrazione irregolare e alla espulsione dei clandestini». Per questa carenza («l'esperienza ha dimostrato che lo Stato non è in grado di assicurare il rimpatrio dei clandestini»), definita “decennale”, Prato soffre, anche perchè, nel periodo 2001/2006, in Italia e localmente, «gli immigrati sono raddoppiati». Tutto questo pregiudica anche «quelle politiche sociali di prevenzione e accoglienza, che hanno fino ad ora contribuito a contenere il disagio e a migliorare la sicurezza» e, al contempo, non permette «di assicurare tutti i controlli che sarebbero necessari». Nelle ultime frasi della lettera il sindaco rivolge un invito al neo ministro dell'Interno «affinchè siano intensificati l'impegno a contrastare l'immigrazione clandestina e non siano vanificati i risultati che la collaborazione istituzionale ha prodotto».
462/08

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