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Comune di Prato

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14/06/2008 14:06
Cerimonie Il ricordo dei magistrati Falcone e Borsellino

Caselli: «Tutti i giorni il nostro impegno contro l'illegalità»

Una commemorazione dedicata ai morti sul lavoro, «perchè - come ha detto ilo sindaco Marco Romagnoli - non sembri un'altra cosa rispetto al ricordo dei magistrati Falcone e Borsellino, che hanno dato la loro vita per il Paese, per le istituzioni, per la legalità, per la sicurezza dei suoi ciitadini», Come ogni anno le istituzioni pratesi, con tutti i gonfaloni della Provincia e dei Comuni, si sono ritrovate nella piazza amtistante il tribunale, chiamate dal Comune di Prato e dal centro 'Borsellino-Falcone', presieduto da Enzo Picardi, per ricordare i due magistrati, uccisi dalle stragi mafiose (e con loro otto poliziotti della scorta) del 1992. Il sindaco, accompagnato dal vice presidente della Provincia Daniele Panerati, da Enzo Picardi e dal procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli ha deposto una corona d'allora al cippo in omaggio a due alfieri della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata. Una cerimonia semplice, cui hanno preso parte tutti i vertici delle Forze dell'ordine, il vice prefetto Sergio Grandesso, con tutte le associazioni combattentistiche e i picchetti d'onore di Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria e Polizia municipale. E' toccato a Giancarlo Caselli, già procuratore a Palermo e attualmente procuratore generale a Torino, ricordare la figura dei due scomparsi: «C'era un periodo in cui, anche dalle istituzioni, si diceva che la mafia non esisteva. Falcone e Borsellino hanno impresso una svolta nelle indagini contro il crimine organizzato, dimoostrando che la mafia può essere battuta». Caselli, che ha accomunato nel ricordo anche il magistrato Bruno Caccia, procuratore a Torino nel 1983 e ucciso in quello stesso anno dalla criminalità organizzata calabrese, ha sottolineato «che il problema delle mafie non è scomparso, anche se oggi tendono a non far parlare di sè, ad abbassare la statistica dei fatti di sangue, ad operare nell'ombra». «Troppo spesso - ha proseguito il magistrato torinese - noi, a differenza di Falcone e Borsollino, siamo indifferenti, troppo spesso ci voltiamo dall'altra parte. Ricordare Falcone e Borsellino significa assumersi l'impegno di essere vivi». Caselli, che ha fatto cenno anche le misure del governo sulle intercettazioni («è in pericolo l'informazione, l'indipendenza della magistratura, c'è il rischio di non sapere più niente»), ha poi citato Piero Calamendrei: «Il grande giurista diceva che la Costituzione, di per sè, è un foglio di carta. Perchè viva bisogna operare per affermare i suoi valori quotidianamente. E ciò che hanno fatto Falcone e Borsellino, morti per la libertà, per far valere i principi della Costituzione».
616/08

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