19/07/2008 13:09
Comune
Un lunga nota del direttore generale dell'Amministrazione
Concorsi. Forzieri: «Crinale stretto ma obbligato»
«L’evoluzione del quadro normativo da un lato e, dall’altro, il progressivo venir meno degli elementi di straordinarietà che, inizialmente, potevano aver giustificato il ricorso a forme di lavoro non stabile ha imposto un superamento di tale tipo di rapporti». Si eprime così il direttore generale del Comune di Prato, il dottor Roberto Forzieri, che con una sua nota fa il “punto” sullo stato «di alcuni concorsi banditi dal Comune» e sui loro «primi esiti».
La premessa fa riferimento alla “peculiarità” del Comune di Prato: «questa Amministrazione - scrive Fozieri - ha un numero di dipendenti di gran lunga inferiore a quello di altri Comuni di analoga consistenza demografica e di caratteristiche socioeconomiche analoghe». Un risultato prodotto da
«politiche che hanno puntato sull’efficienza e la flessibilità della struttura», e, in parte, per «l’effetto di vincoli normativi che, specialmente negli ultimi anni, hanno ostacolato l’incremento del personale di ruolo».
Al dunque «il ricorso a personale a tempo determinato si è reso di conseguenza necessario per far fronte a particolari picchi di domanda o per mettere in opera nuove politiche che richiedevano uno sforzo organizzativo in fase d’avvio più accentuato». Sennonchè le norme intervenute e il venir meno di certe ragioni di “straordinarietà” hanno imposto il «superamento» di rapporti di lavoro precari.
Il processo, continua il direttore, «è stato avviato da tempo». Alcuni numeri: tra il 2006 e il 2007 sono stati “stabilizzati” 22 precari con contratti di formazione e lavoro: con una selezione pubblica, situazioni “atipiche” sono state trasformate in “provvisorie” e si sono creati i presupposti per asunzioni definitive. Sempre nel 2007, a seguito di novità contenute nella Legge Finanziaria, la “sanatoria” ha riguardato i precari della scuola (entro il 2008, 31 educatrici degli asili nido). Per la rimanente quota, aggiunge Forzieri, «è stato definito un piano biennale di assunzioni con l’obiettivo, entro il 2009, di limitare questi rapporti ai soli casi che hanno un carattere fisiologico, come le supplenze scolastiche, o connesse a prestazioni specialistiche con orari ridotti, come i docenti della scuola di musica e gli interpreti».
Forzieri poi entra direttamente nel merito dei concorsi in corso. «Il problema che stiamo affrontando della cosiddetta stabilizzazione consiste, in primo luogo, nella presa d’atto che una determinata prestazione di lavoro non ha più carattere “straordinario”, ma risponde ad esigenze permanenti della pubblica amministrazione. Tale presa d’atto deve peraltro conciliarsi con il principio fissato dall’articolo 97 della Costituzione (“Agli impieghi nella pubblica amministrazione si accede mediante concorso”)».
«Il crinale è stretto», ammette il direttore generale, «perché si tratta di contemperare tale principio con le aspettative, assolutamente ragionevoli, di veder stabilizzato il proprio rapporto di lavoro dopo che questo, sia pure motivato con la straordinarietà delle esigenze, si è protratto per anni». Ma «nessun sconto, ovviamente, è possibile sul rigore delle procedure concorsuali. Non sembri una questione banale: in pochi mesi stiamo portando a termine con grande efficienza, prove selettive che vedono la partecipazione di migliaia di concorrenti. Sicuramente è un risultato dovuto, niente di eccezionale».
I concorsi, realizzati «in stretta intesa con le organizzazioni sindacali», da un lato «garantiscono pubblicità e trasparenza», dall'altro «“premiano” in qualche modo la specifica esperienza lavorativa maturata all’interno dell’amministrazione comunale (in pratica riconoscendo un significativo punteggio aggiuntivo, decisivo ai fini della graduatoria finale, qualora le prove approdino ad un giudizio di idoneità)».
«Ciò ha portato - continua il dottor Forzieri - anche a prevedere modalità di selezione che presuppongono una conoscenza abbastanza diretta e specifica dell’ente locale, tenuto conto che il personale da assumere non è tanto destinato a compiti di elaborazione quanto a compiti operativi. Gli oggetti delle prove hanno fatto prevalente riferimento alle conoscenze di base che un dipendente del Comune deve possedere; tali oggetti, alla luce delle materie previste dai bandi di concorso (molto circoscritte) erano abbastanza prevedibili e ricollegabili all’esperienza pratica non meno che ad una preparazione teorica».
La conclusione: sempre «di concorsi si è trattato», gestiti «nella convinzione che comunque l’interesse pubblico sia di far emergere i migliori, pur premiando le competenze specifiche acquisite da chi ha già operato per l’amministrazione pubblica. Ed avendo ben presente che, all’interesse di chi giustamente vuol veder riconosciute tali competenze, si contrappone l’interesse, altrettanto legittimo, di chi, a termine di un ciclo di studi, di una lunga disoccupazione e di una dura preparazione si aspetta che tale preparazione venga riconosciuta».
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