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Comune di Prato

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06/09/2008 13:34
Cerimonie Il sindaco ha ripercorso l'impegno del militante antifascista

In ricordo di Alberto Torricini

«Una vita spesa al servizio della libertà e della democrazia della nostra città. Ringrazio Alberto e gli uomini come lui che hanno permesso a noi di vivere nella libertà e nella democrazia. La loro tutela è il miglior modo per rispettare il loro sacrificio». Con queste parole il sindaco Marco Romagnoli ha concluso la breve ma intensa cerimonia, davanti ai figli Sergio, Bruno e Berta e ad altri familiari (presente anche una delegazione dell'Anpi con bandiera) per l'intitolazione di una strada nei pressi del viale Galilei ad Alberto Torricini. Nel suo intervento il sindaco ha ripercorso la vita di impegno politico e sociale di Alberto Torricini, da quando nel 1924 si iscrisse al Partito comunista italiano. Arrestato e poi chiuso in carcere, riusci a fuggire in Francia, dove diventò responsabile dei rifugiati comunisti italiani presso il Partito comunista francese. Una vita da militante di altri tempi, che lo riportò a Milano nel 1936 per svolgere attività di propaganda antifascista. Di nuovo arrestato fu condannato a 21 anni di prigione dal Tribunale speciale, e rinchiuso nel carcere di Terracina, dove incontrò Umberto Terracini. «Fu quella anche una scuola - ha proseguito il sindaco - dove si formò una generazione di dirigenti politici. Alberto, in virtù di un piccolo fondo, comprava infatti libri». Un gusto per i libri che sfuma in un ricordo personale del sindaco: «Ero un giovane universitario, iscritto a Filosofia. Avevo dato un esame sulla 'Dialettica della natura' di Engels. Alberto lo seppe da mio padre e volle discutere con me quel libro, che lui aveva studiato in carcere». Liberato nel 1943 fu nominato dal prefetto di Prato a capo dei sindacati, «che ancora erano quelli fascisti». E in quella veste, ha ricordato il sindaco, «strinse un acordo con gli industriali pratesi per un premio di 500 lire a tutti i lavoratori». Di nuovo carcerato e poi nuovamente liberato, non perse tempo e riprese immediatamente la sua attività: membro del Comitato di Liberazione nazionale, primo segretario della Camera del Lavoro, socio fondatore della Cap autolinee, fu anche consigliere comunale nelle liste del Pci dal 1951 al 1964 al fianco del sindaco Giovannini. La figlia Berta, a nome dei fratelli e di tutti i familiari, ha ringraziato «l'Amministrazione per l'omaggio reso al padre da questa città che ha amato profondamente».
865/08

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