07/09/2008 12:12
Cerimonie
A Figline il ricordo dei partigiani uccisi dai nazisti
«L'antifascismo è un valore, disponibile per tutti»
«Vittime per la nostra libertà», li ha chiamati il sindaco Marco Romagnoli i 29 martiri di Figline, uccisi quel 6 settembre 1944 quando ormai Prato stava festeggiando la sua ritrovata liberazione. «Eroi, non c'è altro modo di pensare a loro» ha sentenziato l'assessore regionale Paolo Cocchi, che ha svolto l'orazione ufficiale davanti al cippo, nella piccola piazzetta di Figline, che rammenta il sacrificio dei partigiani della brigata Buricchi.
Tradizionale tributo della città e delle sue istituzioni a Figline, col corteo che ha preso le mosse, come da consuetudine, da via VII Marzo per attraversare la frazione, in uno sventolare di bandiere dell'Anpi e delle associazioni combattentestiche e di gonfaloni di tutti i Comuni pratesi, della Regione, della Provincia col presidente Massimo Logli, e delle numerose delegazioni estere gemellate con Prato
Un viaggio, come ogni anno, attraverso la memoria, quella memoria «è questa la novità - ha detto l'assessore regionale - che oggi si presenta divisa. Si sente una voglia di dimenticare, come se si potesse essere più felici, più fiduciosi verso il nostro futuro. Ma se si recide il legame con l'antifascismo si spezza il ramo su cu siamo seduti, su cui è seduto il nostro Paese, la nostra comunità, il senso del suo cammino anche per gli anni a venire».
Cocchi, che nella sua orazione ha ricordato il sacrificio della Toscana per la libertà dal nazifascismo: 4461 vittime di eccidi, 658 condannati dal Tribunale Speciale fascista, 1/10 delle distruzioni e dei danni provocati dalla guerra, ha così chiuso il suo intervento: «La Regione Toscana ha scelto da temmpo di fare della politica della memoria dell'antifascismo un elemento costituitivo delle proprie politiche e della sua stessa identità. L'antifascismo è un valore. Sbaglia chi lo considera un'deologia. E come valore è disponibile per tutti. A partire dalle verità sperimentate dalle nostre genti - verità che non tollerano “revisionismi” o stravolgimenti, prima di tutto per il senso di pietà che debbono ispirarci le vittime innocenti dei massacri nazifascisti - la Toscana si è mossa affinchè fosse promossa dalle istituzioni una più ampia cultura della pace e dei diritti umani».
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