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Comune di Prato

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06/03/2009 17:03
Consiglio Comunale Gli interventi dei consiglieri nel Consiglio sulla sicurezza

Opinioni opposte su Esercito in città e ronde

Crisi economica e difficile convivenza con gli immigrati i tratti comuni, ma diverse le soluzioni proposte per la sicurezza
Sul concetto di sicurezza e sull'uso dell'Esercito in città e delle ronde di cittadini i gruppi consiliari hanno espresso posizioni molto lontane tra loro. Comune negli interventi è stata l'analisi della particolarità della situazione di Prato, una città in grave crisi economica interessata da un forte flusso migratorio (30.0000 extracomunitari e 3.500 imprese a conduzione straniera, in massima parte cinesi) e di clandestinità, fonte di illegalità, ma diverse sono state le soluzioni prospettate per aumentare la sicurezza. Dopo il sindaco Marco Romagnoli e il presidente del Consiglio Daniele Mannocci, hanno preso la parola i capigruppo della lista civica Taiti per Prato Massimo Taiti, dell'Italia dei Valori Aurelio Donzella, della Sinistra per Prato viva Mauro Vannoni, del Pd Luca Roti, di Alleanza nazionale verso il Pdl Gianni Cenni. Taiti, dopo aver premesso che la comunità cinese ha prodotto conseguenze negative sul distretto, ma anche positive per molti dal punto di vista del profitto, e che gli stranieri hanno colmato dei vuoti come nel caso delle badanti o in settori che non hanno più attrattiva per gli italiani come quello edile, ha affermato che la sicurezza urbana non è il primo problema di Prato. Il consigliere ritiene necessario rimpinguare gli organici e i mezzi a disposizione delle Forze dell'ordine e puntare su sport e cultura come collanti di tutta la comunità pratese e straniera: «Chi soffia sulla questione sicurezza sono forze politiche che confidano di lucrare consenso a buon mercato drammatizzano problemi che, analizzati correttamente, non porterebbero affatto nè a richiedere l'intervento dell'esercito, nè ad autorizzare le ronde di improbabili volontari dell'ordine pubblico. La sicurezza è una cosa seria e non può essere lasciata a qualche sceriffo di periferia: sia il Prefetto che il Questore hanno escluso con valide motivazioni sia l'utilizzo dei militari che il ricorso alle ronde. Il contributo che l'Amministrazione comunale può dare davvero alla costruzione della sicurezza è quello di fornire servizi efficienti ed operare in modo che le 107 diverse etnie che abitano in città diventino la forza della Prato di domani. Questo può avvenire anche con investimenti lungimiranti sulla cultura e sullo sport. Prato è l'unico capoluogo di provincia ad avere chiuso da 20 anni il Museo civico e poi non è possibile relegare tra le cose impossibili le grandi scoperte archeologiche di Gonfienti». Aurelio Donzella (Idv) nel suo intervento ha osservato che 'mentre il Patto per Prato Sicura prevede un aumento di uomini e mezzi per ampliare il controllo del territorio, il Governo taglia 3 miliardi in 3 anni alle forze dell'ordine' con la conseguenza che a Prato 'mancano i fondi per benzina delle volanti e quotidianamente non possono essere impiegate tutte le auto necessarie'. Donzella ha auspicato che nel Patto possa essere prevista anche la presenza dei mediatori culturali per collaborare con la Guardia di finanza nel reprimere il lavoro nero. Ha, inoltre, sollecitato una maggior attenzione alle aree degradate, in particolare al centro storico, per il quale ritiene necessaria l'istituzione di una commisione speciale che tenga i rapporti con gli esercenti e i proprietari di fondi inutilizzati. 'Ma il crimine - ha puntualizzato Donzella - non potrà essere fronteggiato finchè l'Italia, dato il suo assetto giuridico, si configurerà come il paese della certezza dell'impunità, dove tutte le disposizioni giuridiche vanificano l'espiazione della pena e favoriscono la prescrizione dei processi'. Vannoni (Sinistra per Prato viva) ha esordito affermando che a Prato la sicurezza non è la priorità e che la vera emergenza è il lavoro. 'La profonda crisi che ha colpito il nostro distretto - ha detto - ha contribuito a creare difficoltà morali e materiali contro cui anche il ceto medio oramai si trova a fare i conti'. Sulla 'sicurezza' a Prato la situazione è migliore che in altri luoghi, anche se - ha fatto notare Vannoni - 'a Prato si riflettono le forti responsabilità del Governo, non solo della Lega, a cavalcare la paura'. Ma il senso di insicurezza - ha ribadito 'qui da noi è una conseguenza della gravissima crisi economica sulla quale invitiamo il Governo a intervenire affinchè il lavoro torni ad essere il collante su cui Prato possa ritrovare la propria identità'. anche Roti (Pd) ha sottolineato che a Prato i veri problemi sono l'illegalità economica e l'evasione fiscale, anche per l'inadeguatezza degli organici delle amministrazioni centrali, di Inps, Inail e Ispettorato del lavoro, che «non consente un'azione di controllo costante delle imprese». Per questo ritiene inutili le ronde leghiste o l'impiego di militari e propone invece la creazione di una task force di 'specialisti' che collabori con le Forze dell'ordine per contrastare i reati economici: «Per avere maggiore legalità e sicurezza non serve il 'cattivismo' leghista - ha detto Roti, - ma di leggi giuste per affrontare la grave crisi economica, da cui discendono i problemi di sicurezza. In che cosa scalfirebbero il tessuto di illegalità economica le passeggiate di alcuni cittadini per le nostre strade?Fare della giustizia e dell'uso della forza un affare particolaristico e politicizzato non paga e non aumenta la sicurezza. Per le stesse ragioni non servono a Prato i militari dell'Esercito: qui non abbiamo una questione di 'emergenza di ordine pubblico', almeno non più di altre città, ma abbiamo un serio problema di illegalità economica che mina anche la convivenza civile. Per questo più che di personale in più in senso generico abbiamo bisogno di specialisti che seguano le orme del denaro e svolgano un'azione preventiva. In questo rientra anche lo scarso organico del Tribunale. Il Comune si è già mosso, con gli strumenti a sua disposizione, su questa strada». Una posizione diametralmente opposta è stata espressa da Cenni (An), che ha posto alla base del suo intervento l'equazione più sicurezza = più tolleranza. Oltre a ritenere necessario l'uso dell'Esercito, ha formulato una serie di proposte all'Amministrazione comunale, tra cui la creazione di sportelli sicurezza nel territorio e di Centri di identificazione ed espulsione degli immigrati non in regola con la legge Bossi-Fini, l'istituzione del Vigile di quartiere, l'installazione di telecamere nel centro storico collegate 24 ore su 24 con il Comando della Polizia municipale e l'utilizzo della sicurezza privata nel controllo del territorio per affiancare le Forze dell'Ordine: «Sicurezza ed immigrazione sono tematiche complementari, - ha affermato Cenni - ma fino ad oggi una mal compresa idea di società multietnica, baluardo di una sinistra troppo spesso miope e superficiale, ha rappresentato il primo e più grande ostacolo alla realizzazione concreta di una società interculturale organica e strutturata. Nella lettura del territorio dovrebbero essere coinvolti comitati ed associazioni cittadine che vogliono collaborare alla concreta progettazione e gestione dei possibili interventi nelle numerose aree sensibili della città. Gli sportelli sicurezza che proponiamo sarebbero appunto non solo punti d'ascolto, ma centri di promozione e produzione della legalità in cui lavorano in sinergia il Vigile di quartiere e il difensore civico». Cenni ha criticato il Patto per la sicurezza per la 'scarsa concretezza' e ha aggiunto che «Prtao ha bisogno urgentemente di un serio progetto comune sulla sicurezza, che non si limiti a mere azioni di ascolto, ma che promuova azioni concrete, anche attraverso l'intervento dell'Esercito».
202/09

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