20/03/2009 13:44
Consiglio Comunale
In aula la discussione della vendita del fondo a Milano
Archivio Malaparte, «scarsa considerazione degli eredi per Prato»
L'assessore Mazzoni puntualizza la vicenda rispondendo a due question time (Taiti e Forza Italia) e agli attacchi di Rositani
«Non sono stati gli eredi di Curzio Malaparte ad offrire l’Archivio dell’artista, ma è stato il Comune ad offrirsi per l’acquisizione, senza però ricevere alcuna risposta per oltre un anno, così come il sindaco Romagnoli non ha avuto risposta dal Ministero dei Beni culturali sulla proposta di acquistare un patrimonio così significativo». Dopo le affermazioni sulla stampa dell’avvocato Niccolò Rositani, legale rappresentante della famiglia dello scrittore pratese, contro l’operato del Comune e sui motivi della vendita del fondo alla biblioteca di via del senato a Milano, l’assessore alla Cultura Andrea Mazzoni ha ricostruito in Consiglio comunale ieri la vicenda della mancata acquisizione. A tornare sul caso sono stati due question time, presentati da Massimo Taiti della Lista civica Taiti e da Rita Pieri e Roberto Baldi di Forza Italia.
Mazzoni è partito dal 2006, quando vennero presi i primi contatti con Rositani, insieme alla Fondazione Cassa di risparmio. Poi nel luglio 2007 ci fu la valutazione del valore dell’archivio da parte del professor Franco Contorbia, consulente per la Regione Toscana dei fondi archivistici, che stabilì la cifra di 450mila euro. Il Comune, come ha spiegato Mazzoni, era disponibile ad aggiungere fino a 100mila euro per il trasferimento dei diritti d’autore sugli inediti in archivio, più un’ampia offerta culturale per la valorizzazione del patrimonio malapartiano, tra cui l’affidamento di due incarchi di alto livello per l’inventariato e la ricognizione bibliografica, la collocazione nelle prestigiosa sede del nuovo Centro culturale Lazzerini che aprirà tra pochi mesi all’ex Campolmi e l’organizzazione di convegni internazionali annuali. «Prato non era fin dall’inizio in cima ai pensieri degli eredi – ha spiegato Mazzoni – anche se lo stesso Rositani conveniva che sarebbe stata la sede naturale dell’archivio, essendo la città natale di Malaparte e quella dov’è sepolto. La risposta che non è mai arrivata è il segno non solo della mancanza di considerazione di due istituzioni della città, ma anche dello sforzo economico e della prospettiva culturale che proponevamo. Che prevalesse una logica puramente legata ai soldi l'abbiamo capito nella primavera dell'anno scorso, quando ci giunse notizia della firma di un contratto di compravendita con un privato per 700mila euro». Alla ridda di polemiche e di interventi in questi ultimi giorni, l'assessore ha così replicato: «Al di là di tutte le reazioni e di questi giorni, rivendico con forza che l'assessorato e la giunta siano stati i primi a porsi l'obiettivo di acquisire l'archivio di Malaparte, pur in un periodo di vacche magre, mentre altri non sapevano che si trovasse da decenni in una villa di Arcetri e non se ne preoccupavano più di tanto».
Massimo Taiti ha invitato la giunta a 'rispondere per le rime all'avvocato Rositani, che ha attaccato la città in modo inaccettabile': «Il Comune, il sindaco e l'assessorato hanno fatto tutto il possibile e anche di più. Ma alla fine di tutto questo Malaparte, con tutto il suo orgoglio di essere pratese e dopo essere nato e morto a Prato, è stato tenuto per 40 anni ad Arcetri e ora viene mandato nella grigia Milano».
Nella sua replica Rita Pieri ha ribadito il rammarico per la perdita del fondo culturale e ha suggerito di intessere rapporti con i nuovi proprietari per eventi e mostre itineranti da organizzare in città: «Probabilmente le Amministrazioni comunali passate dovrebbero fare un mea culpa per non essersi mosse prima, ma bisogna pensare a cosa fare ora che l'archivio è a Milano. Per far conoscre i contenuti delle opere di Curzio Malaparte alle nuove generazioni potrebbero ad esempio essere organizzati eventi temporanei a Prato, con il coinvolgimento della Regione».
cb
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