25/04/2009 13:28
Cerimonie
Inaugurato stamani in piazza dell'Università
Prato festeggia il 25 aprile con il Monumento alla Resistenza
«La Resistenza non può essere messa nell'archivio della storia». Le parole pronunciate dall'assessore regionale Eugenio Baronti, nell'orazione ufficilale per la Festa della Liberazione, hanno costituito il fulcro delle celebrazioni per il 25 Aprile. Parole riecheggiate nei saluti del presidente provinciale dell'Anpi Ennio Saccenti e del sindaco di Prato Marco Romagnoli, che insieme hanno scoperto l'orologio, ricoperto dal tricolore, che da oggi segna gli anni, i giorni, le ore e i secondi che ci separano dalla promulgazione della Costituzione, il 27 dicembre 1947, ad opera del Capo di Stato provvisorio Enrico De Nicola.
Il Monumento alla Resistenza, “Count up”, frutto dell'ingegno artistico di Alessandra Andrini, vincitrice del concorso indetto dal Centro Pecci (tutte le opere partecipanti alla selezione sono in mostra fino al 3 maggio al Museo del viale della Repubblica), occupa un lato di piazza dell'Università, accanto alla targa, timbrata dal Comune di Prato, dall'Anpi, dalla Fondazione Cassa di Risparmio e dal centro per l'arte contemperanea Luigi Pecci, che riporta la famosa frase di Piero Calamendrei, espressa nel 1955 in un discorso ai giovani, per cui le radici della Costituzione si trovano «nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati», in ogni luogo dove «è morto un italiano, per riscattare la libertè e la dignità», chè «lì è nata la nostra Costituzione».
L'inaugurazione del monumento, con la benedizione del vicario della Diocesi don Eligio Francioni, che ha letto un brano del Vangelo che «parla di libertà e di liberazione», è stato il momento culminante di tutte le celebrazioni. «Questo monumento - ha scandito Ennio Saccenti - ci ricorderà i ventinove martiri impiccati a Figline, i 500 antifiscisti pratesi schedati dalla Polizia segreta, i cento e passa nostri concittadini deportati nei lager, i circa 200 combattenti partgiani delle brigate Buricchi e Storai». E in sintonia con Saccenti anche il saluto del sindaco: «La pacificazione c'è già stata, i valori della Costituzione sono valori alti, a fondamento della nostra convivenza».
L'omaggio al 25 aprile, prima dell'inaugurazione del Monumento alla Resistenza, aveva seguito il canone tradizionale: di buon mattino la deposizione delle corone ai momumenti presenti nel territorio comunale, da parte dei presidenti delle Circoscrizioni, poi la cerimonia dell'alzabandiera, ad opera delle associazioni d'arma, con tannto di inno nazionale, quindi la messa in Cattedrale a precedere il corteo per le vie del centro città, aperto dal Corpo dei Valletti comunali e dai gonfaloni di Provincia e Comune di Prato, della Regione, degli altri Comuni pratesi, e dalle bandiere e gagliardetti delle associazioni combattentistiche. In piazza S. Maria delle Carceri il sindaco, il presidente della Provincia Massimo Logli, il vice prefetto Sergio Grandesso e l'assessore regionale Baronti, hanno deposto una corona d'alloro al Monumento ai Caduti, sulle note de “La canzone del Piave” e del “Silenzio” fuori ordinanza eseguite dalla banda “Otello Benelli” di S. Giusto.
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