Denunce nascita bambini, Prato esempio di “buona pratica”
La soluzione individuata dal Comune di Prato per scongiurare il rischio dei cosiddetti “bambini fantasma” - ossia rendere possibile la denuncia della nascita di un bambino da parte dei genitori privi di permesso di soggiorno dopo l’entrata in vigore nell’agosto scorso del ”pacchetto sicurezza” - è diventata un’esperienza pilota in Toscana e non solo, e per questo è stata definita “esempio virtuoso di buona pratica” all’interno della pubblica amministrazione.
Il riconoscimento è arrivato nel corso di un Convegno Nazionale che si è svolto nell’aula magna dell’università di Grosseto sul tema “Immigrazione e condizione giuridica degli stranieri alla luce delle novità introdotte dal cosiddetto pacchetto sicurezza (legge 94/2009)”.
Numerosa ed altamente qualificata la platea dei convegnisti: oltre al sindaco e al presidente del Tribunale di Grosseto, erano fra gli altri presenti l’assessore regionale alle Politiche sociali Gianni Salvatori, docenti universitari, avvocati, studiosi e operatori del settore.
A parlare dell’esperienza pratese è stata l’assessore ai Servizi demografici, decentramento, organizzazione e personale, Annalisa Nocentini, accompagnata nell’occasione dal dirigente dei servizi demografici del Comune, Emilio Martuscelli, e dal responsabile dello stato civile Carlo Cambi.
“Al momento dell’entrata in vigore, nel mese di agosto, del nuovo pacchetto sicurezza – ha esordito Nocentini - tutta l’attenzione degli operatori del settore, dei media e delle forze politiche, si è incentrata sulla presunta impossibilità di provvedere alle denunce di nascita dei bambini da parte di genitori privi del permesso di soggiorno”.
“A Prato – ha spiegato l’assessore – la Prefettura in stretto coordinamento con gli operatori dei servizi demografici comunali e dell’Asl locale, ha diramato un’interpretazione che ha risolto il problema in modo positivo e ha di fatto anticipato i contenuti della circolare ministeriale con cui è stato chiarito che per le dichiarazioni di nascita e il riconoscimento dei figli non devono essere esibiti documenti di soggiorno, in quanto tali dichiarazioni sono rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”.
Il Comune di Prato è stato il primo in assoluto a d applicare tale interpretazione e sull’esempio di Prato si sono successivamente mossi anche i comuni di Roma e Milano oltre a numerosi altri.
L’assessore, nel suo intervento, si è soffermata sulla particolarità di Prato dove i numeri del fenomeno immigratorio lasciano presupporre, anche sulla base di un mero calcolo delle probabilità, che i problemi legati agli atti di stato civile (denunce di nascita, iscrizioni anagrafiche e altro) possano presentarsi con maggior frequenza che in altre realtà della regione.
gs
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