salta la barra


Comune di Prato

 indietro
10/12/2009 9:33
Agenda Consiglio comunale

Riforma del sistema idrico integrato, mozione di Baldi

Testo integrale mozione del capogruppo Pdl, Roberto Baldi

Preso atto che

L’acqua è un bene pubblico e non potrà mai essere considerata una merce; è un bene comune e un patrimonio naturale da consegnare integro alle generazioni future; le sorgenti, le fonti, le reti e gli impianti sono di proprietà pubblica e i Comuni ne sono i legittimi proprietari.

Il decreto legge 25/9/2009, n. 135 - Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.
Pubblicato in GU n. 223 del 25-9-2009, cosiddetto Decreto Ronchi, all’art. 15 prevede “Tutte le forme di affidamento della gestione del servizio idrico integrato devono avvenire nel rispetto dei principi di assoluta autonomia gestionale del soggetto gestore e di piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolarità in ordine alla qualità e prezzo del servizio....garantendo il diritto alla universalità ed accessibilità del servizio”.

In Toscana le tariffe sono decise dalle Autorità di Ambito Territoriale Ottimale (A.A.T.O.), enti interamente pubblici, che continuano a sussistere gravi problemi inerenti il reperimento della risorsa idrica a causa della progressiva carenza della piovosità, dello sfruttamento indiscriminato delle falde per usi prevalentemente non civili (industriali e agricoli), la presenza del cuneo salino nelle aree costiere, che è necessario ridurre le perdite di acqua, che ammontano a più del 28% (1/3 della risorsa idrica viene quindi persa),

CONSIDERATO CHE

Le tariffe in Toscana sono tra le più alte d’Italia. Tra le dieci città in cui il Servizio Idrico Integrato (S.I.I.) è il più costoso in Italia ben sette sono toscane: Arezzo, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, Firenze e Grosseto, ma che nonostante questi che sono dati ufficiali, alcuni esponenti politici toscani del Partito Democratico hanno immediatamente annunciato che la Regione Toscana presenterà ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Ronchi perchè “il ricorso alla Corte Costituzionale servirà per confermare la validità del modello gestionale toscano... c'è l'urgenza di strumenti di garanzia di qualità ed efficienza, di tutela dei cittadini e dei lavoratori e di contenimento delle tariffe...”

In Toscana invece di incentivare la nascita di aziende private competitive sul mercato nazionale ed europeo, è stata scelta la strada delle società miste a cui prevalentemente è stato affidato il servizio direttamente dagli enti locali senza gara e senza garanzia sulla qualità.

La tutela della risorsa idrica può essere ottenuta solo grazie alla netta separazione tra l’ente pubblico, proprietario delle reti e degli impianti, dal soggetto gestore del servizio;

PRESO ATTO CHE

Il decreto Ronchi sempre all’art. 15 prevede che il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria: a) a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalità; b) a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione dei compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento.”

A livello nazionale si è aperta una discussione in merito alla soppressione degli enti territoriali intermedi, come le ATO, ed il trasferimento delle loro relative funzioni agli enti locali territoriali al fine di ridurre gli sprechi;

Analizzando i bilanci delle strutture intermedie, in particolare degli ATO, è evidente come circa la metà dei fondi sia destinata alle spese di funzionamento e solo una minima parte sia ridistribuita ai cittadini, sotto forma di servizi e di opere pubbliche.

 

CONSTATATO CHE

L’armonizzazione della normativa nazionale con quella europea impone, per la scelta dei gestori dei servizi pubblici a rilevanza economica, una forte apertura al mercato.

Appaiono insufficienti ed insoddisfacenti le attività di controllo attualmente affidate agli A.A.T.O, considerato il palese conflitto di interessi dei Comuni nel S.I.I. in particolare per la tipologia delle società di gestione, che vede la presenza degli enti pubblici nelle società, e anche negli A.A.T.O. Lo schema istituzionale attuale affida infatti ai Comuni, attraverso l’AATO, il compito di controllare e sanzionare le inadempienze del gestore e, quindi, vi è il concreto rischio che la proprietà pubblica possa o debba tenere comportamenti diversi a seconda che sia dentro la compagine societaria oppure dentro gli organi del soggetto preposto al controllo.

Il rischio di conflitto controllore-controllato viene mitigato grazie alla nuova normativa introdotta dal decreto legge 25/9/2009, n. 135 - Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.

TUTTO CIO’ PREMESSO

 

Esprime il proprio favore verso la scelta di modificare dei sistemi di affidamento dei servizi a rilevanza economica, introdotta dall’attuale Governo, in piena armonia con le direttive europee, e considera il decreto Ronchi una prima modifica cui devono seguire regolamenti attuativi che aumentino i poteri di controllo degli Enti Locali sulla qualità del servizio e delle tariffe;

Invita il  Sindaco e la Giunta a proporre alla Regione e al Parlamento

Alla luce di una significativa apertura al mercato della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica, compreso il servizio idrico, la revisione del ruolo degli A. A.T.O.

L’istituzione di una vera e propria Authority dell’acqua, sul modello di quella nazionale del gas, con ampi poteri di controllo sulla gestione del servizio idrico, attraverso anche la revoca del servizio stesso al gestore privato qualora venissero meno il rispetto delle norme di settore o dei contratti di servizio, e con funzioni di programmazione degli investimenti e di determinazione della tariffa.

Auspica

Qualora venisse recepita dal Parlamento la proposta di istituzione di un Authority dell’acqua, che la sede centrale di questo fondamentale e moderno organismo di controllo e pianificazione nazionale venga ubicata in una città toscana.

1022/09

Condividi su: Condividi su Facebook Condividi su Google Bookmarks Condividi su Twitter
 indietro  inizio pagina