Il diritto delle donne a scegliere il proprio futuro al centro dell'8 marzo in Comune
«Io prima sopravvivevo. Poi mi sono sentita di dover vivere». Con queste parole Roberta, magrebina, ha iniziato a narrare la sua esperienza di giovane donna in lotta per affermare se stessa, contro il pregiudizio e contro chi aveva già stabilito chi dovesse essere e cosa dovesse fare. Il nome è di fantasia, per paura di ritorsioni, ma la testimonianza e le sofferenze quotidiane sono vere. Ha solo 18 anni, ma parla da donna. Roberta ha deciso di non indossare più il velo e di voler fare l'avvocato nella vita, per poter difendere le donne dai soprusi. Ma per realizzare questo sogno ha dovuto lasciare la sua famiglia e oggi è ospite dell'istituto S.Rita. La sua storia e quella di altre ragazze come lei sono state al centro della Festa della donna 2010 organizzata dalla presidenza del Consiglio comunale e dall'assessorato alle Pari opportunità.
Un pubblico quasi tutto al femminile, di ogni età, ha gremito stamani il Salone consiliare: dopo l'introduzione del presidente del Consiglio Maurizio Bettazzi, che ha personalmente invitato Roberta a partecipare alla Giornata, la parola è passata all'assessore alla Cultura Anna Beltrame, che ha letto alcuni dei brani più significativi di "Leggere Lolita a Teheran", della scrittrice iraniana Azar Nafisi. Storie di donne che cercano uno scampolo di libertà in un mondo in bianco e nero, rifugiandosi in un salotto letterario per sfuggire, almeno per qualche ora, allo sguardo del censore cieco. «Ho scelto questo libro - dice l'assessore - perchè la cultura e la solidarietà tra donne sono antidoti essenziali contro l'ignoranza e contro coloro che vogliono usurpare la libertà di essere ciò che vogliamo. come dice Azar Nafisi, è importante che le donne realizzino i propri sogni, non quelli degli altri». L'assessore ha però anche sottolineato che il problema dell'affermazione femminile esiste anche in Occidente, nella nostra società, in cui le donne per imporsi sono spesso obbligate a mostrarsi secondo modelli decisi da altri o diffusi dai mass media. Lo stesso concetto è stato espresso da Marai Grazia Ciambellotti, vice presidente del Consiglio, che ha messo in luce come ancora oggi le donne fatichino ad avere una vera parità, soprattutto professionale ed economica, con gli uomini, anche se più brave o più preparate. Il romanzo di Nafisi ha aperto la strada alle testimonianze di Roberta, che ha commosso tutto il pubblico. Paola Perazzo, coordinatrice pedagogica della Fondazione S.Rita, ha raccontato le storie anche di altre giovani che hanno dovuto fare scelte dolorose per sfuggire ad un futuro di oppressione. Al presidente Bettazzi, che ha sottolineato nel suo intervento il diritto di queste giovani di riprendere in mano la propria vita, è arrivata anche la lettera di congratulazioni per la valenza dell'iniziativa del ministro della Gioventù Giorgia Meloni, invitata a partecipare. Nel suo scritto il ministro Meloni evidenzia l'importanza del diritto delle donne ad essere mogli e madri conciliando queste esigenze con il lavoro e l'affermazione professionale, sempre più ampia, nel mondo dell'imprenditoria, dell'Università, delle professioni e nelle istituzioni, perchè la figura della donna non deve essere "mascolinizzata" per raggiungere questi obiettivi».
Dopo gli applauditissimi intermezzi musicali di Rebecca Innocenti, Alessandra Lozzi e Sara Ruoti, il dibattito è proseguito sul tema "Le istituzioni declinate al femminile", con gli interventi dell'assessore alle Pari opportunità Rita Pieri, dell’assessore all’Organizzazione e al Personale Annalisa Nocentini e delle consigliere comunali Cristina Sanzò e Paola Maria Castellani. Ha fatto da moderatrice Elena Duranti, giornalista de La Nazione.
«Non dimentichiamo - dice l'assessore alle Pari opportunità Rita Pieri - che la data dell'8 marzo rappresenta, più che una festa, una giornata internazionale istituita nel 1909 per ricordare la battaglia del diritto al voto delle donne. Anche la mimosa è un simbolo di quella conquista fondamentale per le donne contro le discriminazioni sessuali, non un omaggio floreale».
Ha concluso la mattinata il sindaco Roberto Cenni, che ha uspicato un ruolo sempre più preponderante delle donne nella società: «Le donne hanno delle grandi risorse e un patrimonio di intelligenza e saperi diversi che devono essere investiti per costruire davvero una società migliore, più pacifica, più responsabile e aperta al rinnovamento e al confronto. Per questo è giusto che arrivino ai vertici in ogni settore: hanno motivazione e capacità. Il mio augurio è quindi quello di vedere una partecipazione femminile sempre più ampia».
Il sipario è calato con la canzone "Quello che le donne non dicono", di Fiorella Mannoia, cantata insieme da tutti i partecipanti, donne e uomini.
cb
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