Alla Lazzerini la storia della martire pagana Ipazia, massacrata per il suo sapere
A pochi giorni dall’uscita del colossal “Agorà” del regista spagnolo Alejandro Amenábar, che ha suscitato grande scalpore all’ultimo festival di Cannes e che arriverà in Italia (dal 23 aprile) solo grazie alla mobilitazione del popolo di internet, anche la biblioteca comunale Lazzerini presenta la leggendaria figura di Ipazia di Alessandria, filosofa e scienziata del 391 dopo Cristo, a cui il film è dedicato. Lunedì prossimo 19 aprile alle 18 presso la Sala Conferenze della Lazzerini (Via Puccetti, 3) sarà infatti presentato il romanzo a cui la pellicola si ispira “Ipazia, vita e sogni di una scienziata del IV secolo”, di Adriano Petta e Antonino Colavito, pubblicato da La Lepre Edizioni. Ad introdurre lo scrittore Petta saranno il direttore della biblioteca Franco Neri e Rossella Foggi dell’Associazione culturale FareArte.
Chi era Ipazia? Donna di scienza e di grande fascino, dal “soffio di Platone e il corpo di Afrodite”, fu astronoma, matematica e filosofa della scuola alessandrina, inventrice dell'astrolabio, dell'idroscopio e dell'aerometro, vissuta nel l IV secolo d.C. Ipazia rappresenta l'ultima erede della cultura antica e forse, in quanto donna, massima espressione di una lunga evoluzione civile e di una libertà di pensiero che non si rivedrà più fino all'epoca moderna. Furono proprio la sua figura carismatica ed il suo sapere a darle insieme la morte e la fama. Venne travolta dalla crisi di un mondo, quello pagano, che non seppe ripensarsi di fronte al dilagare di movimenti religiosi sempre più fanatici e intolleranti. Così Ipazia finì massacrata brutalmente nel 415 d.C. da una folla di fanatici, probabilmente fomentati (è la tesi di Socrate scolastico, accolta dagli autori) dal vescovo Cirillo, per mettere a tacere la sete di sapere e di libertà di pensiero che l’animavano. Le ragioni del terribile massacro di Ipazia restano tutt’oggi, a distanza di secoli, molto controverse e oggetto di forti dispute.
La prima parte del romanzo narra la storia della vita di Ipazia, ricostruendo sia il contesto storico in cui viveva, sia la sua quotidianità. Una vita che assume connotati sempre più drammatici, fino al tremendo epilogo. Nella seconda parte, la voce narrante è quella della stessa Ipazia, che ci parla delle sue ricerche, dei suoi sogni e del sapere andato perduto dopo il crollo del mondo ellenico. Ma il libro è anche la storia di una donna moderna che, invece di sottostare alle consuetudini del suo tempo, non solo dedica la vita alla scienza e alla ragione, ma sfrutta la sua autorità di intellettuale per parlare coraggiosamente ai politici dell’epoca e rifiuta persino le loro sovvenzioni, per essere libera d’indagare sulle origini della vita e sul destino dell’uomo.
Una nuova occasione, dunque, per riflettere ancora sul destino di Ipazia, quell’”Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura” celebrata dal poeta greco Pallada in uno degli elogi più belli a lei dedicati.
Adriano Petta (1945) è studioso di storia della scienza e di storia medievale. Ha pubblicato Eresia pura (Stampa Alternativa/2001), Roghi fatui (Stampa Alternativa/2002), Ipazia, vita e sogni di una scienziata del IV secolo (La Lepre Edizioni/2009), che costituiscono la trilogia sul tema della lotta tra Ragione e Religione. Ha pubblicato, inoltre, Assiotea, la donna che sfidò Platone e l’accademia (Stampa Alternativa/2009).
Antonino Colavito (Roma, 1947) è scomparso nel 2007. Questa è stata la sua unica esperienza di scrittura in cui ha narrato discorsi intorno alla filosofia e alla scienza.
cb
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