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Comune di Prato

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15/04/2010 10:31
Cultura Esposto da domani al 25 aprile per la XII Settimana della cultura ingresso gratuito e aperture straordinarie

Il Cristo in croce di Filippino Lippi si presenta alla sua cittą

Dopo 75 anni in America il Comune ha riportato il capolavoro in cittą acquistandolo all'asta. La mostra sulle note della Camerata

E' tornato a casa, nella sua Prato, il bellissimo Cristo in Croce di Filippino Lippi, che da oggi è esposto presso il Museo di pittura murale di S.Domenico dopo essere stato negli Stati Uniti per oltre 75 anni. A riportarlo in terra pratese è stato l’acquisto da parte del Comune all’asta battuta da Christie’s a New York il 27 gennaio. La tavola, in mostra da domani 16 aprile fino a domenica 25  ad ingresso libero in occasione della XII Settimana della Cultura, è stata presentata stamani in anteprima alla stampa cittadina: erano presenti il sindaco Roberto Cenni, l'assessore alla Cultura Anna Beltrame, la conservatrice del Museo Maria Pia Mannini, la funzionaria della Soprintendenza ai Beni storici ed artistici Cristina Gnoni e il gallerista e consigliere speciale del sindaco Cenni in materia artistica Fabrizio Moretti. Proprio quest'ultimo ha raccontato che è stato appunto il sindaco Cenni ad accorgersi che nel catalogo delle aste di Christie'a a New York figurava il dipinto del pittore pratese. Da lì è partita la staffetta per aggiudicarsi l'opera e riportarla al patrimonio della città: «E' una vera e propria gemma del Rinascimento, - ha detto l'esperto - che incredibilmente si trovava sul mercato e che avrebbe potuto benissimo raggiungere un prezzo di 500.000 dollari. Invece siamo riusciti a "fermare" i tanti galleristi interessati facendo sì che il Comune si aggiudicasse il Filippino per 95mila dollari». «E’ un’emozione vedere qui esposto uno dei capolavori del nostro Rinascimento – ha affermato con soddisfazione il sindaco Cenni – non solo perchè la città ha riacquistato uno dei suoi simboli, ma anche perché l’opera contribuirà a fare di Prato un grande polo di attrazione turistica». Adesso infatti il Cristo in croce è esposto insieme alle predelle di Lorenzo Monaco, Bernardo Daddi e Giovanni da Milano che documentano la “stagione internazionale” dell’arte pratese tra il 1335 e il 1500.

 L’appuntamento di domani 16 aprile alle 17.00  è una preview dedicata a tutti i pratesi,  con la promozione dell'assessorato alla Cultura del Comune in collaborazione con la Curia diocesana e la Soprintendenza ai Beni culturali ed artistici. In occasione della Settimana della Cultura sono poi previste sabato 17 alle 11 la visita guidata con Maria Pia Mannini e le aperture straordinarie del museo anche nei pomeriggi di domenica 18 e 25 aprile dalle 15.00 alle 18.00, accompagnate dalle note immortali del Requiem di Mozart in una stupenda esecuzione della Camerata strumentale Città di Prato, registrata in Duomo nel 2002: «Invito tutti i pratesi a venire ad ammirare questo capolavoro, – ha proseguito l’assessore Beltrame – che si aggiunge ai tesori d’arte del nostro Rinascimento qui custoditi. Si tratta di un patrimonio di inestimabile valore che nella recente mostra di Parigi ha suscitato grande ammirazione. La nostra speranza è di avere nella Settimana della cultura lo stesso grande risultato ottenuto nel Natale scorso, quando i visitatori del Museo di pittura murale sono decuplicati,  grazie anche alla proiezione delle immagini  dei capolavori sulle mura di Palazzo Pretorio». Proprio Palazzo Pretorio, attualmente in restauro, diverrà la sede del Cristo in croce quando saranno terminati i lavori di realizzazione del nuovo Museo Civico. Dopo la Settimana della cultura  sarà sottoposto ad un piccolo intervento di restauro.

Come hanno spiegato Cristina Gnoni e Maria Pia Mannini, Il Cristo crocefisso, raffigurato con gli occhi chiusi nell’attimo in cui cessa di soffrire, è stato riconosciuto come opera autografa dai massimi esperti del settore, come Jonathan Katz Nelson e  Everett Fahy, ed è un prezioso documento della maturità di Filippino, durante la quale l’artista si avvicina al pensiero di Savonarola. La tavola arriva a Prato dopo essere stata esposta al Museum of Art di Denver, al quale era stata donata nel 1955 dal magnate americano Simon Guggenheim. E’ da considerarsi l’unico esempio arrivato ai giorni nostri in eccellente stato di conservazione della figura centrale del perduto Crocefisso e due figure in campo d’oro, commissionato da Niccolò Valori per la cappella di famiglia nella chiesa di San Procolo a Firenze. Durante la soppressione napoleonica dei conventi (1808-1810) la pala fu trasferita all’Accademia, dove si conservano tutt’ora le due tavole laterali con la Maddalena penitente e San Giovanni Battista. La parte centrale con la crocifissione fu acquisita nel 1821 dal Kaiser-Friedrich Museum di Berlino, dove è andata distrutta il 5 maggio 1945.

Come scrisse Vasari, Filippino Lippi nacque già con una colpa da espiare: era infatti  figlio del celebre pittore fiorentino e frate carmelitano Filippo Lippi (1406-1469) e della monaca pratese Lucrezia Buti, fuggita per amore dell'artista dal convento di Santa Margherita di Prato nel 1456. Crebbe nella città tessile e a stretto contatto con la bottega del padre. Infatti a soli dodici anni è già in grado di partecipare al completamento degli affreschi del Duomo di Spoleto, lasciati incompiuti dal padre. Nel 1472 è documentata la sua iscrizione come “dipintore con Sandro di Botticello”. La relazione tra Botticelli e Lippi è singolare: Botticelli svolse infatti il suo discepolato presso Filippo, da cui apprese i primi rudimenti della pittura, e a sua volta Filippino si forma presso la bottega di Botticelli dove assimila anche gli elementi stilistici del padre. Questa compenetrazione stilistica spiega la simbiosi di linguaggi che legano la pittura di Filippino a quella del Botticelli, nonostante le variabili legate alle singole personalità. Giorgio Vasari , ammiratore e collezionista dei disegni di Filippino, lo definì: “bellissimo ingegno e di vaghissime invenzioni” (1568).

Partendo dai comuni modelli del Lippi padre, le Madonne di Filippino Lippi esprimono già le tensioni mistico- religiose dell’ultimo quarto di secolo, dominato dalla figura del Savonarola. Il Crocefisso di nuova acquisizione è un prezioso documento di questo avvicinamento al Savonarola e dello stretto rapporto tra arte e devozione, tipico di pittori come Filippino ed il Botticelli.

Gli orari di apertura del Museo di pittura murale in San Domenico per l’omaggio a Filippino Lippi: venerdì, sabato e domenica dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18; lunedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 13, chiuso il martedì. Per informazioni 0574/1835025-1835031; r.iacopino@comune.prato.it, m.mannini@comune.prato.it.

cb

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